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Nas e Damian Marley Live (reportage)

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Sono precisamente le 20, quando Tormento e Esa meglio conosciuti come i Siamesi Brothers danno vita all'opening act della serata, supportati alla consolle da DJ China: intanto il Palasharp si riempie di gente, con un sottofondo di canzoni prevalentemente raggae. Per gli amanti del genere hip hop ci pensano allora i due fratelli Cellamaro, alternandosi al microfono con classici delle loro carriere, come "Pura Algebra", "Ce n'è", e "Se non fumassi".

L'esibizione degli italiani dura circa una ventina di minuti: ormai è quasi arrivato il momento che tutti aspettiamo. Mentre i due rappers lasciano il palco, vediamo accomodarsi ai piatti Semtex, il disk jockey ufficiale del tour: è grazie alla sua selecta fatta da alcuni classici hip hop come "Ante Up" degli M.O.P. giusto per citarne uno, che l'atmosfera incomincia ad infuocarsi, e grazie anche al fatto che è bravo ad intrattenere ed incitare il pubblico dalla sua postazione.

E' quando le luci si spengono che inizia il vero e proprio showcase: i suoni di tromba sono inconfondibili, infatti è con "As we enter" che Nas & Damian Marley fanno il loro ingresso sul palco, e il pubblico esplode in un boato unico.

Con loro, oltre alla band, è presente anche il "famoso sbandieratore" che agiterà per tutta la durata del concerto la bandiera dell'impero d'Etiopia, simbolo del movimento Rastafari.

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In ordine, la canzone succesiva, come nel disco "Distant Relatives" è "Tribal War": ormai l'entusiasmo è alle stelle, tanto che Damian, il più giovane dei figli di Bob Marley decide che è il momento di potersi concedere un piccolo break, lasciando così il palco ad un mostro sacro della musica rap come Nasir Jones, in arte Nas.

L'americano comincia subito con un pezzo forte del suo repertorio, "Nas is Like", seguita da "Represent" e "Hip Hop is dead". Il newyorkese tiene in modo superbo la scena, fino al rientro del suo compagno, e la canzone con cui riprendono lo spettacolo assieme è la splendida "Count your blessing."

Seguono "Dispear", "Land of promised": adesso è il momento del forte rapper di Queensbridge di prendersi una pausa. Il live solista Damian è un insieme di emozioni che inizia con "The mission" per poi passare a "Love and Inity". Finita la canzone il cantante giamaicano rivolgendosi agli spettatori, chiede se ci sono dei fans del Re del Raggae, ovvero suo padre: a questa domanda si crea subito il delirio generale ed ecco il pubblico accontentato con "War" legata a "No more trouble".

La serata ha ancora tante emozioni da offrire, e infatti adesso è di nuovo il turno di Nas riaccendere l'entusiasmo del pubblico hip hop, e lo fa con le potentissime "Made you look", "Got yourself a gun" che anticipano la straordinaria "One mic", che vede l'MC accanto ad un ottimo percussionista.

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Verso la fine, per chiudere in bellezza il live arrivano brani come "Friends", "Patience" e "Africa must wake up", ma più di tutte, è stato davvero memorabile vedere (ma sopratutto sentire) tutti quanti cantare "Could you be loved" come una sola ed unica voce.

Personalmente, il momento il più bello, e allo stesso tempo il più commovente della serata è stato quando Nas e Damian hanno cantato "Road to Zion" circondati da un mare di accendini: vedere queste piccole fiamme, illuminare questo palazzetto dello sport è stato davvero coinvolgente. Credo che tutti i presenti, ovvero migliaia di persone siano stati toccati al cuore da quella sensazione di unione, legata ad una sorta di malinconica pace, che solo la Musica di due grandi artisti come loro riesce a dare.

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Francesco Theak

Foto by: Valeria Guglielmi