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- Scritto da BBoy
Kid Cudi - Man on the moon
Kid Cudi – Man on the moon: the end of day
Strano artista, Kid Cudi: comincia così questa recensione, perchè è la prima cosa che ha pensato l'autore di questa recensione ascoltando il suo album di debutto "Man on the moon: the end of day".Certo, è un'affermazione che vuol dire tutto e niente, ma a pensarci bene è proprio ciò che rappresenta il disco in questione: tutto e niente.Tutto perché è ricco di idee e buone intenzioni (che a volte sfociano in ottimi risultati), e niente perchè se si perde il filo di questo complesso discorso si rischia di rimanere, appunto, senza nulla in mano.
Senza dubbio uno degli album più attesi della stagione, nonostante Kid Cudi sia solo una giovane promessa, aleggiava molta suspance intorno a questo progetto. E in qualche modo non siamo stati delusi. Cudi segue le orme di Kanye West, questo è chiaro: e come lui è raffinato nello stile, progetta ogni dettaglio, si affida alle atmosfere acquarellate del crepuscolo e dell'alba ma non fanno per lui i colori netti del giorno e della notte. Come West, infine, è "cervellotico" e a volte incompreso: l'aspetto del lavoro che più dimostra questa sua caratteristica un po' complessa è rappresentato dalla suddivisione del disco in ben cinque atti.
Quindici brani divisi in gruppi da due, da tre o al massimo quattro canzoni.
C'è il primo atto, che si intitola "The end of the day", la fine del giorno: i tre brani che lo compongono ("In my dreams", "Soundtrack 2 my life" e l'ipnotica "Simple as...") hanno il compito di astrarre l'ascoltatore dalla realtà circostante, o almeno così sembra.
Una volta "scollati" dai nostri futili pensieri, comincia il viaggio.
Il secondo atto, "Rise of the night terrors" (l'ascesa dei terrori notturni), è inaugurata da un "incubo": "Mr. Solo Dolo (nightmare)", una canzone dall'atmosfera vagamente sinistra, alla quale segue la validissima "Heart of a lion". Chiude il capitolo notturno "My world", in cui Kid Cudi duetta con Billy Cravens, e su questa collaborazione va detto qualcosa di più: innanzitutto Billy Cravens non esiste. Cudi ha fatto sapere che l'artista che si nasconde dietro questo pseudonimo ha scelto di rimanere ai margini della produzione come un'ombra misteriosa. Questo curioso dettaglio si sposa perfettamente con lo spirito trasognante dell'intero disco.
Arrivati al terzo atto, "Takig a trip", incontriamo una vecchia conoscenza: il capitolo è inaugurato dal singolo che ha portato Kid Cudi al grande successo. "Day'n'nite", uno dei brani più ascoltati del 2007 (prodotta nella versione originale da Dot Da Genius), venne inizialmente pubblicata sul mixtape "A kid named Cudi". L'apprezzamento del pubblico fu immediato, ma per trasformarla in un successo planetario è stato di fondamentale importanza il ruolo dei Crookers; il duo (italianissimo) composto da Phra e Bot ha confezionato una versione elettronica del singolo che è subito balzata in cima alle classifiche. La versione che troviamo in "Man on the moon" è molto meno esasperata rispetto al remix, assolutamente in linea con il resto del lavoro: questo particolare potrebbe deludere molti potenziali fan che, attirati dal ritmo incalzante della versione dei Crookers, potrebbero ritrovarsi invece tra le mani un album completamente differente.
Il terzo atto di "Man on the moon" è completato da "Sky might fall" (e qui lo "zampino" di Kanye West è evidente) e dall'elegante "Enter galactic", uno degli episodi più interessanti del disco. In "Stuck", il quarto atto, la situazione si fa spettrale: bellissima la prima canzone, "Alive", in cui Cudi è accompagnato da Ratatat. Di questo capitolo fa parte anche "Make her say", con Kanye West e Common: secondo singolo estratto, il brano è costruito su un campione di "Poker face", la hit di Lady Gaga. Niente a che fare con l'universo di frustini e vinile nero in cui sguazza la cantante, questa canzone è molto più ironica e discreta. Nel testo i tre artisti scambiano battute sull'universo femminile; il clima è decisamente poco impegnato.
Potremmo dire che il quarto atto è il meglio riuscito, e lo conferma anche la presenza di "Pursuit of happiness" (con MGMT e Ratatat).
Si chiude infine con uno spiraglio di luce, proprio come lo spicchio di sole che illumina il cuscino dopo una lunga notte, il disco d'esordio di Kid Cudi: "A new beginning", il quinto atto, funge da contenitore per due canzoni di ampio respiro. L'aria è leggera e pulita in "Hyyerr" (con Chip tha Ripper), e spunta addirittura un sorriso in "Up up & away", definita "la canzone del risveglio". Bella e necessaria, dopo un viaggio dantesco davvero intenso.
In conclusione, quindi, ecco cosa si può dire di "Man on the moon": molte idee ben organizzate, a discapito però dell'immediatezza. E' un disco da studiare, più che da ascoltare, e il rischio di annoiarsi è dietro l'angolo. Cudi è senza dubbio un discepolo di Kanye West, speriamo solo che riesca a costruirsi una strada tutta sua da seguire. Possibilmente dritta e senza svincoli, così saremo certi di non perderci nella sua "selva oscura".
Tracklist:
"In my dreams"
"Soundtrack 2 my life"
"Simple as..."
"Solo Dolo"
"Heart of a lion"
"My world" con Billy Cravens
"Day n nite"
"Sky might fall"
"Enter galactic"
"Alive" con Ratatat
"Cudi Zone"
"Make her say" con Kanye West e Common
"Pursuit of happiness" con MGMT e Ratatat
"Hyyerr" con Chip Tha Ripper
"Up up & away (the wake & bake song)"
Zè-Bos