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- Scritto da Giuseppe
Kendrick Lamar - To Pimp A Butterfly (recensione)
Al giorno d'oggi sono pochi gli MC che, in qualche modo, riescono a pubblicare dischi capaci di eguagliare il livello dei grandi classici che hanno fatto la storia del rap e che hanno fatto innamorare tutti noi della cultura hip hop. Tra questi spicca un nome, quello di un vero e proprio "bambino prodigio": Kendrick Lamar, giovane MC di Compton, re della West Coast, protetto di Dr. Dre... e non è poco. Acclamato da critica e pubblico sin dal suo primo lavoro "Section.80", Kendrick ha catalizzato intorno a "To Pimp A Butterfly", suo terzo disco, un'attenzione enorme alla quale si è accompagnata un'attesa spasmodica, esplosa in un successo commerciale enorme nonostante la pubblicazione senza minimo preavviso del disco (Record su Spotify, #1 su Itunes e nelle classifiche dei dischi più venduti sugli store Amazon di tutto il mondo), circa 10 giorni prima della data d'uscita ufficiale data dallo stesso Lamar. Tutto questo successo sarà meritato ?
In genere quando si fa una recensione di un album, questa segue di qualche giorno i primi ascolti, in modo da metabolizzare e comprendere al meglio la qualità del prodotto. Stavolta però ho fatto un'eccezione e ho scritto quanto ora leggete poco dopo aver ascoltato il disco: "To Pimp A Butterfly" è un maledetto classico. Il disco conferma il trend super positivo delle uscite di questo 2015, ma si pone molte spanne al di sopra di qualsiasi lavoro pubblicato fino ad oggi. Kendrick pubblica un album di qualità eccezionale sotto tutti i punti di vista. Non c'è un singolo dettaglio fuori posto, una singola imperfezione nella sua tecnica o in una produzione. Niente di niente, il disco è ineccepibile sotto ogni punto di vista. Un'opera ricca di riflessioni personali e analisi sociali, a partire dal titolo " To Pimp A Butterfly" che altro non è che una metafora sull'immagine data all'uomo di colore nella cultura popolare americana, molto spesso quale gangster o pimp, immagine creata ad hoc (molto spesso anche dai rapper stessi) e data in pasto alle masse con esiti disastrosi. E' proprio la figura dell'afro-americano la figura centrale del disco, analizzata a partire dal rapporto tra gli MC e il rap game in "Wesley's Theory" o analizzata rispetto alla violenza istituzionalizzata che affoga le comunità afro-americane (ma non solo) nei ghetti in "Istituzionalized". Da questo centrismo della cultura afro-americana si passa ad analisi e riflessioni molto più universali, ci si spinge a considerazioni sulla malvagia indole umana in "These Walls" e al valore della ricchezza in "How Much A Dollar Cost", attraverso canzoni e storie che restano impresse come se fossero marchiate a fuoco sulla pelle. Trovano un loro spazio anche le considerazioni più intime di Kendrick che disprezza se stesso nella straziante "u", forse la miglior traccia del disco, e nella diametricalmente opposta "i" dove il giovane MC mostra il suo lato più radioso. Poco avrebbe senso soffermarsi su altre singole tracce, impossibili da analizzare se non considerate come un tutt'uno nel corpus del disco e poco avrebbe senso soffermarsi sui featuring, velocissime apparizioni su un palco che appartiene totalmente a Kendrick Lamar.
"To Pimp A Butterfly" è un disco superlativo, emozionante nei suoi momenti più intimi, di denuncia totale nei suoi momenti di analisi sociale, quasi filosofico quando Kendrick Lamar si lascia andare all'analisi dell'uomo e della sua psiche. Con tutta probabilità il miglior disco dell'anno è già qui, lasciarselo scappare sarebbe un peccato imperdonabile.