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  • Categoria: Recensioni
  • Scritto da Gabriele

Drake - Views (recensione #2)

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Valutazione attuale: 4 / 5

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“Views From The 6”, diventato semplicemente “VIEWS” a pochi giorni dall’uscita, è il quarto album ufficiale di Drake, uscito il 29 Aprile in esclusiva Apple Music ed arriva nel periodo più importante della carriera del canadese. “VIEWS” è un disco su cui c’è senz’altro moltissimo da dire. Per prima cosa è un progetto annunciato due anni fa, e che è riuscito a guadagnarsi uno smodato hype in questo lasso di tempo, grazie soprattutto ai mixtape “If You’re Reading This It’s Too Late” e “What a Time To Be Alive”, più un singolo dilagante come “Hotline Bling”, i quali inoltre hanno fatto in modo che quella fame di nuova musica da parte del pubblico, non diventasse una voglia disperata e insaziabile. “Detox” di Dr Dre (non) ne sa qualcosa

Oltre a ciò, l’album è stato promosso in maniera magistrale. I cartelloni in giro per Toronto e le apparizioni del “6” sulle facciate degli edifici a Londra sono stati qualcosa di veramente grosso e sensazionale per un’epoca dove ogni giorno appaiono nuovi album in rete senza preavviso. E a tal proposito, ha stupito anche la scelta di tornare alla release date preannunciata per il lancio di un album, cosa che molto probabilmente sarà piaciuta agli ascoltatori più nostalgici.

Ciononostante, arriva per qualsiasi disco, come per ogni battuta a sfondo sessuale alle scuole medie, il momento di uscire. In quel momento puoi aver fatto anche ballare la Macarena a dei Jihadisti sull’Empire State Building per pubblicizzarlo, ma se le tue tracce non fanno alzare nessuno dalla sedia al momento dell’ascolto, non hai fatto nulla. Quindi, che disco è effettivamente “VIEWS”?

Il progetto è composto da venti tracce, più di qualsiasi altro album di Drake mai uscito. Senz’altro una scelta coraggiosa visto la durata della concentrazione dell’ascoltatore medio nel 2016, e ad esser sinceri è stato uno dei pochi lati negativi che ho trovato in questo disco. Non per pigrizia, ma semplicemente essendovi numerose “slow jam” all’interno, l’ascolto delle venti canzoni tutte di fila, devo ammettere che è risultato abbastanza pesante. Tuttavia non dovreste fare l’errore di fermarvi a questo giudizio, perché ascoltato un po’ alla volta e con più pazienza, potrete notare che “VIEWS” è tutt’altro che un cattivo disco.

Innanzitutto colpisce senza dubbio la varietà di sound e generi. Non fraintendete, ci sono casi in cui questo potrebbe essere un lato negativo, e spesso forse lo è, ma la facilità con cui Drake di passa da pezzi dance hall/soca “One Dance”, a banger come “Still Here”, fino a brani chill-r&b come “Fire & Desire” o “Redemption”, è assolutamente unica nella storia del rap a mio avviso. Se non altro per la straordinaria abilità di non perdere mai, la propria identità nel farlo. Riuscendo in qualche modo ad essere sempre ed esattamente Drake su qualunque base.

A proposito di sound e generi poi, occorre sicuramente sottolineare l’eccellente qualità delle basi di questo disco, forse seconde solo a quelle di “The Life Of Pablo” di Kanye in questo 2016. Alle macchine Maneesh, Boi-1-Da, Southside, Nineteen85, Kanye West con una partecipazione ed altri, trovano il loro momento di gloria, ma il grande applauso va a Noah “40” Shebib, socio storico di Drake, e produttore di dodici brani su venti. Di 40 si parla veramente troppo poco rispetto a quello che è il suo valore, ed ha dimostrato ancora una volta di essere un signor producer con uno sound figo e originale, magari musicalmente non così appariscente, niente synth e suoni altisonanti o invasivi, ma in grado di fornire con costanza semplicemente l’accompagnamento perfetto con tutto ciò che è realmente essenziale. Una batteria da guerra , un basso da far svenire e campioni rilevati con accuratezza. Non siamo tutti qui per questo? Di certo se “VIEWS” è un disco che merita, tanto è per merito di questo signore.

Passando agli argomenti trattati in questo quarto lavoro di Drake, abbiamo qui tutti quelle tematiche che l’hanno portato ad essere fino a dov’è ora. Vale a dire una sola: Drake. Dalle sue esperienze amorose, ai suoi amici al suo amore per Toronto. Il tutto condito ovviamente da migliaia di quotes in tutto l’album che anche se ve le siete perse, le ritroverete sulla maggior parte dei profili Instagram fino alla fine dell’anno. A molti questo forse non piacerà, ma personalmente credo che non sarebbe coerente chiedere a Drake una scrittura troppo ricercata in un album, come non lo sia chiedere i ritornelli in falsetto a Nas. Dal momento che il canadese non è arrivato fin qui certo per questa dote in particolare. Tuttavia, se cercate un flow originale, fresco e sul pezzo, molto probabilmente troverete pane per i vostri denti in bangerz come “Still Here”, “Hype”, “Grammys” con lo strofone di Future e “Faithful” col gran contributo del rimpianto Pimp C e il gran cantato di una metà del duo della OVO,Dvsn.

Drake ha dichiarato in un’intervista a Zane Lowe su Beats1 di come quest’album sia stato pensato per rappresentare le stagioni della sua Toronto. Le prime sette tracce in questo senso paiono essere sostanzialmente unvaiggio all’interno delle stagioni più fredde. Qui si possono trovare perle come la cantilenata “9”, con un campione di “Dying” di Mavado che non vi si toglierà più dalla testa, un campione di DMX in attacco di strofa in “U With Me” (che è il genere di cose che generalmente mi fa alzare dalla sedia) e soprattutto la fantastica “Weston Road Flows” che vede Drizzy cavalcare il campione di “Mary’s Joint” di Mary J Blige, mentre ci racconta della sua infanzia in quel di Toronto.

A questo lato si contrappone poi quello più danzereccio e isolano del rapper, che ho apprezzato particolarmente, in brani come “With You” con PARTYNEXTDOOR e Jeremih, “Controlla”, nonostante abbia una strofa di Popcaan in meno rispetto alla versione leakata in rete, “One Dance” che non ha bisogno di presentazioni e “Too Good” con Rihanna che sarà quasi sicuramente in heavy rotation radiofonica fra non troppo tempo. Ciò che spacca di questi pezzi oltre al ritmo afrodisiaco, in forte ritorno nel pop occidentale, è il contrasto fra il mood allegro e festaiolo delle basi e le strofe di Drizzy, sempre un po’ a metà tra la paranoia e la sociopatia, che rendono il risultato molto più originale di quanto sarebbe potuto essere con una strofa auto celebrativa o una da party hard.

Nonostante tutto questo bel parlare però un grosso neo in “Views” c’è eccome e si chiama “Pop Style”. Si perché sinceramente se ti chiami Aubrey Graham in arte Drake, e hai la possibilità di fare un pezzo con Jay e Kanye a.k.a. The Throne, significa che hai tra le mani la possibilità di una potenziale “Niggas In Paris 2”. Gestirla in questo modo, tra mini strofe o non-strofe prima e addirittura niente featuring dopo, è assolutamente una grande occasione sprecata sia per il signor Graham che per la storia di questo genere.

In sostanza, se avete iniziato ascoltare Drake da “If You’re Reading This It’s Too Late” probabilmente rimarrete un po’ a bocca asciutta, in quanto il lato più cattivo e auto celebrativo del rapper tanto ostentato in quel mixtape, è qui un po’ venuto meno per lasciare spazio al suo lato più personale e sentimentale, similmente a quanto accaduto con i suoi progetti pre-2015. Per chi invece ha seguito con più attenzione la parabola artistica del rapper negli anni, potrà accorgersi della completezza musicale raggiunta dal rapper con questo disco. Più che aver fatto l’album del cambio di direzione artistica che qualcuno aveva pronosticato, il buon Aubrey ha semplicemente preso le sue radici per piantarle nell’orto dell’olimpo musicale, fissando suoni e concetti presenti già a sprazzi nella sua carriera, ma forse mai al posto giusto e al momento giusto come in questo caso. Sicuramente Drake non è e non sarà il tipo di rapper da album interi che diventano classici alla Kendrick Lamar, ma non escludo affatto che possa farlo con alcune delle tracce presenti in esso. Senza contare che quasi certamente “VIEWS” sarà un progetto di cui comunque vada si sentirà parlare ancora tanto negli anni a venire, e che verrà ricordato come il disco che ha fissato il nome di Drake sul trono dei rapper di questa generazione, e che ha segnato con un pennarello gigante il nome di Toronto sulla mappa del rap mondiale. Se non è storia questa?!

 

Gabriele
Author: Gabriele
"This is my canvas, I’ma paint it how i want it baby” (J. Cole).

Drake - Views (recensione #2) - 4.0 su 5 basato su 4 reviews