- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Gabriele
C'è un italiano dietro l'ultima cover art di Young Thug
Da venerdì 26 Agosto è ufficialmente fuori l'atteso mixtape di Young Thug "No, My Name Is JEFFERY". Tra un ritardo ed un repentino cambio di nome, è arrivato così il terzo progetto dell'anno del rapper di Atlanta che è immediatamente diventato il topic del momento, soprattutto per via di una cover art che ha fatto chiacchierare molto fan, e detrattori dell'iperproduttivo artista.
La discussa copertina di "No, My Name Is JEFFERY" raffigura Young Thug con un abito ed un copricapo tradizionalmente femminile, su uno sfondo bianco e azzurro. L'immagine ha ottenuto l'effetto voluto ed ha attirato decisamente l'attenzione della maggioranza del pubblico a cui era indirizzata, ritirando fuori per l'ennesima volta le discussioni sul presunto sessismo nella comunità Hip Hop.
Probabilmente chi non conosce Young Thug è stato preso totalmente alla sprovvista da questa cover art. Mentre per chi ha seguito il percorso artistico di JEFFREY negli ultimi anni, sarà stato tutto sicuramente sorprendente, ma fino a un certo punto, visto che non è di certo la prima volta che Thugga esprime la sua idea anti-machista, specialmente con il suo vestiario. Il rapper ha per l'appunto sempre sostenuto l'inesistenza dei ruoli sessuali in ambito di abbigliamento, mostrandosi in più occasioni con abiti tipicamente femminili, come fece per l'altrettanto chiacchierata cover story del giornale di moda Dazed.
Young Thug for Dazed Magazine pic.twitter.com/VEfm8J28BQ
— ketamine kardashian (@WyattNeIson) 26 agosto 2016
Una visione dei generi che è diventata anche il segno distintivo di Young Thug a livello estetico e che l'ha anche aiutato a diventare un personaggio senza precedenti nella storia della cultura Hip Hop. Un personaggio secondo tanti perfetto per questo periodo storico, perchè in grado di poter incarnare quel desiderio di rottura dei confini di genere prestabiliti, che travolge una buona parte delle nuove menti artistiche occidentali. Motivo per cui il rapper è subito riuscito a entrare nei cuori dei designer di moda, come dimostrano gli endorsement con Calvin Klein e Puma siglati nell'ultimo anno.
Proprio dallo spot per Calvin Klein arriva il video perfetto, dove possiamo vedere Thugga davanti ad una telecamera che ci spiega il Thugga-pensiero. Un pensiero perfettamente sintetizzato nella frase "You can be a gangsta in a dress".
Proprio dal mondo del design è arrivata infatti l'ancora del successo della cover di "No, My Name Is JEFFERY", visto che l'immagine di cui oggi tutti parlano, è stata scelta da Young Thug insieme alla creatrice del sito VFiles Julie Anne Quay, sfogliando una serie di lookbook di designer a loro disposizione. In particolare il rapper è stato colpito dai lavori del napoletano Alessandro Trincone, in cui ha immediatamente riconosciuto la medesima voglia di rottura dei generi che tanto gli sta a cuore. Superfluo aggiungere che vedendo i lavori di Trincone, la cover dell'artista di Atlanta pare quasi più un adattamento della sua opera, piùttosto che un semplice sampling, il che rende ancora più giustizia al lavoro dell'artista italiano.
Alessandro Trincone ha studiato alla Sapienza di Roma dove si è laureato, per poi continuare a studiare all'estero in posti come San Francisco e il Giappone, dove oltre ad aver subito una pesante influenza artistica, come si può vedere nell'opera tanto apprezzata da Young Thug, è probabile che il giovane designer abbia avuto la possibilità di creare la rete di conoscenze che l'ha portato ad essere dove è oggi. Non siamo esperti di design, ma vedendo come va di questi tempi, essere parte della creazione di un progetto come "No, My Name Is JEFFERY" è sicuramente una bella soddisfazione personale e un ottimo punto di arrivo professionale.
Clicca qui per dare un occhiata a qualche opera di Alessandro Trincone dal suo Instagram e ascolta qua sotto "No, My Name Is JEFFERY" di Young Thug.