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HIPHOPREC.com - TOP 10 USA 2016

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Con il 2016 agli sgoccioli, noi di HIPHOPREC.com abbiamo provato a tirarne le somme stilando la classifica di quelli che per noi sono stati i dischi (album, mixtape, ep) migliori, consapevoli del fatto che negli States escono giornalmente un sacco di progetti meritevoli, ma sfortunatamente anche un sacco di spazzatura. Come al solito, ognuno di noi ha dato le proprie votazioni e successivamente abbiamo calcolato le medie, dovendo così escludere album degni di nota come "The Cornerstone of the Corner Store" di Vinnie Paz, "The Easy Truth" di Apollo Brown & Skyzoo, "Untitled" di Kendrick Lamar e "I Told You" di Tory Lanez. Niente, questa è la nostra personale top10, fateci sapere nei commenti la vostra!

Kanye West - The Life Of Pablo

Se dovessimo contare i fiumi di parole che sono state spese per quest’album dovremmo prenderci più di una giornata di ferie. Non c’è nulla da dire, TLOP è il disco del 2016, ed è stato per più mesi nella bocca di tutti. D’altronde Kanye ci ha sempre abituati a sorprese ed enigmi. Il grande successo del disco infatti si deve anche alla pubblicizzazione che ha fatto Kanye stesso: il suo cambiare titolo continuamente (So Help Me, Swish, Waves, TLOP) e il coinvolgimento del pubblico hanno creato una grossissima audience intorno a lui, questo perché ha mostrato al mondo il processo creativo che sta dietro al completamento di un album e tutto ciò infatti ha portato al boom di ascolti. L’ispirazione ufficiale del titolo dovrebbe essere la figura di San Paolo apostolo, uno dei più importanti messaggeri di Cristo. Il disco infatti parla di Kanye stesso e delle difficili relazioni che ha con la gente, sottolineando le sue difficoltà ad avere rapporti con le persone indifferentemente dal sesso.  Nelle 18 tracce dell’album Yeezy viaggia tra suoni malinconici a elementi più sperimentali, dall’ elettronico al blues; insomma un grande, confuso, frullato con vari tipi di frutti, ma è una confusione che funziona.Insomma un Kanye inedito che, tralasciando le sue faccende personali che hanno fatto parlare molto di lui in questo periodo, è riuscito a sorprenderci a tutti, un altra volta. Quando dice, “You was the best of all time at the time though/Yeah, but you wasn’t mine though”, sta parlando alla sua immagine nello specchio. Ecco perché il freestyle di "I Love Kanye" colpisce nel segno, soprattutto nella barra “I love you like Kanye loves Kanye”. Perché Ye è consapevole che raggira sempre le persone a cui vuole bene. Anche quella che ama di più, se stesso.

 

SCHOOLBOY Q - BLANK FACE LP

Questa volta ScHoolboy Q ha giocato una carta un po’ particolare, alternando tracce più underground e cupe mischiate ad un’altra parte del disco che verte su un mood più pop/classico, una fusione sicuramente ben riuscita. Questo per lui era come si dice “l’album della conferma” avendo alzato l’asticella con il suo precedente lavoro “Oxymoron” e mantenendola ad un livello notevole anche con Blank Face LP. Abbiamo strumenti registrati in studio che danno un tocco in più specialmente se poi il tutto viene accompagnato da featuring del calibro di Kanye West, E-40, Anderson Paak & CO.

ANDERSON.PAAK - MALIBÙ

Per quanto riguarda “Malibù”, secondo album di Anderson.Paak, probabilmente stiamo parlando della più grossa sorpresa del 2016. Il nome del rapper americano di origini coreane inizia a rimbalzare pesantemente dopo l’uscita di “Compton”, ultimo album di Dr.Dre in cui Paak da un contributo molto importante. “Malibù” esplora il mondo musicale “black” nella sua interezza, dai cori gospel di “Heart don’t stand a chance” al funk di “Am I wrong”, passando per la sensualità lirica degna del miglior D’Angelo. Probabilmente, quest’anno sarà ricordato come quello della nascita della stella di Anderson.Paak.

J. Cole - 4 Your Eyez Only

E’ uscito il 9 Dicembre il quarto disco per il rapper statunitense J. Cole ottenendo un responso già nella prima settimana ottimo (511mila copie vendute). L’album segue una linea ben definita per tutte e 10 le tracce, senza featuring, si parla di amore, droga, problematiche della vita di strada legate anche ad esperienze vissute in prima persona dall'artista. Il sound rimanda a uno stile che si avvicina a delle sonorità quasi pop, con batterie, chitarre e cori registrati in studio. Un lavoro ben fatto che ha ricevuto un hype positivo per molti.

 

A TRIBE CALLED QUEST – WE GOT IT FROM HERE… THANK YOU 4 YOUR SERVICE

Si riprende da dove si era lasciato: sepolto (ma non dimenticato) l’amatissimo Phife Dawg, i restanti membri degli A Tribe Called Quest fanno la coraggiosa scelta di ributtarsi nella mischia e pubblicano una perla che brilla di luce propria, tanto perfetta quanto necessaria, considerato lo stato in cui versa attualmente il panorama hip-hop in termini di perspicacia artistica. “We Got It from Here… Thank You 4 Your Service” è il ritorno in grande stile dei veterani, di coloro che possono anche mancare dal palcoscenico per decenni ma che, al momento di riprendere in mano il microfono, sono ancora in grado di catturare l’attenzione di tutti gli studenti del gioco e – molto semplicemente – di insegnar loro il mestiere. I fans, da parte loro, possono solo ringraziare.

THE GAME – 1992

Risucchiato dalla necessità di scendere in campo in prima persona per risollevare il solito, vecchio problema dello squilibrio razziale in terra d’America, The Game ci prende per mano e ci porta in quello che era il suo paese nel lontano 1992, quando il Dr. Dre di “The Day the Niggaz Took Over” fotografava (ed incitava, in maniera neanche troppo nascosta) la rivolta del popolo nero nei confronti dell’autorità bianca, dopo il vergognoso verdetto sul caso Rodney King, la goccia che nella primavera di ventiquattro anni fa fece traboccare – ancora – il fatidico vaso. Prendendo in prestito un termine già caro al rapper di Compton, “1992” non è altro che un documentario, un manuale pensato per la nuova generazione, affinché questa possa ricordarsi quali conflitti pulsino nelle vene di chi dedica la propria vita all’hip-hop.

50 Cent – The Kanan Tape

Ha da poco annunciato il suo addio alla musica, eppure eccoci qua, puntualmente pronti a parlare del realizzatore della serie Power che si è meritatamente preso un posto in questa speciale classifica. "The Kanan Tape" è, come dice il nome, un mixtape; quindi già in partenza non ci si aspettava nulla di esaltante. Eppure Curtis James è riuscito a stupirci un’ altra volta. In questo disco troviamo un 50 Cent che torna con pezzi hard e beat duri, ed è forse questo ritorno al passato che ha esaltato i fan e la critica; in certe canzoni sorprende, mentre in altre non esalta particolarmente.  Le tracce sono solamente sette ma sono tutte ben ragionate e contenenti significato. Le migliori canzoni da un punto di vista tecnico sono senza dubbio "Too Rich", flow come una volta, voce cattiva e affamata; insieme a "I’m the man" che con i suoi toni malinconici ha esaltato il pubblico. Nonostante (a quanto sembra) non lo vedremo più con le vesti di cantante, 50 Cent ci lascia comunque un ottimo album che è piaciuto e merita di entrare nella nostra top ten. E a questo punto, visto l’egregio lavoro, chissà che il nostro amico Kanan non possa ripensarci e tornare, un giorno, davanti ad un microfono.

ELZHI – LEAD POISON

Acclamato negli Stati Uniti anche da chi di solito si aggrappa alle ultime pubblicazioni propinate dalle major, “Lead Poison” di Elzhi (ex Slum Village) è il trionfo dell’underground sulla banalità del mainstream: condensato nello spazio di sedici tracce, il conflittuale e autentico stato d’animo del rapper di Detroit viene fuori in tutta la sua purezza, facendoci sentire a lui vicino e perfettamente in grado di capire quanto terribili e difficili da domare siano i suoi demoni, invece di dover assistere per l’ennesima volta alla pantomima del nero arricchito, privo di profondità di pensiero, che sa solo parlare della sua nuova Maserati. Una boccata d’aria fresca per l’hip-hop.

CHILDISH GAMBINO - Awaken, my love!

Il buon vecchio Donald Glover l’ha fatta veramente grossa: “Awaken, my love!” è senza dubbio uno degli album più interessanti dell’intero 2016. Si tratta di un disco brillante, pieno di colore, un immenso viaggio del funk di vecchia e nuova generazione. L’Hip Hop descritto in quest’album può peccare nella potenza del messaggio, ma porta vagonate di freschezza e stile nella scena, tanto che nel paese a stelle e strisce più di qualcuno inizia a paragonarlo al compianto Prince…

Travis Scott - Birds in the Trap Sing McKnight

Dopo essersi presentato al mondo lo scorso anno con "Rodeo", un disco che aveva mandato in tilt una grossa fetta degli ascoltatori rap di tutto il mondo, ecco Travis Scott ripresentarsi in questo 2016 con un nuovo album "Birds in a Trap Sing McKnight". L’album viene rilasciato ufficialmente rilasciato il 2 Settembre. Lungo 14 tracce, la prima cosa che salta all’occhio sono gli 11 featuring, collaborazioni con svariati artisti tra i quali ci sono alcuni nomi inaspettati come Kendrick Lamar e Andrè 3000 degli Outkast e Swizz Beatz; altri più vicini alle sue sonorità come Bryson Tiller,21 Savage e Youngsta; e infine alcune conferme come Young Thug, Quavo e The Weeknd. A questi bisogna aggiungere la presenza di Kid Cudi, da sempre considerato da Travis come uno dei suoi idoli nonché uno dei rapper più sottovalutati della scena. Il disco si distende su sonorità abbastanza tipiche per quanto riguarda la trap, non ci sono cose particolarmente innovative, il che non sarebbe un punto a favore per l’album, tuttavia il tutto è amalgamato con molta intelligenza e perizia che lo rendono molto fluido e piacevole. Travis Scott non inventa niente in questo album, ma comprende ciò che lo circonda, lo fa proprio e riesce a ricontestualizzarlo a suo modo, ottenendo in questo modo qualcosa di unico e proprio in questa sua unicità l’album funziona. "Birds in a Trap Sing McKnight" merita di entrare nella nostra classifica di fine anno, in attesa che La Flame ci sorprenda con nuove hit. 

(lo staff)

 

Matteo
Author: Matteo
"è l'Hip Hop che sta ingoiando la mia vita dal di dentro" (Madbuddy)".