- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Gabriele Correnti
Mecna suona le corde della nostra vita, come quelle di un pianoforte
E’ appena passata la mezzanotte di una serata fredda, come tante, come questo periodo ci ha abituato. C’è tanta attesa per le nuove uscite musicali, per la sessione di esami, per le riserve sul futuro di ognuno di noi. Col senno di poi una parola che potrebbe riassumere un periodo simile sarebbe Lungomare Paranoia, poi esce il nuovo disco di Mecna e l’ipotesi paradossale diventa realtà materiale, spontanea, inaspettata, improvvisa, come le forme dei pensieri che si annidano nella nostra mente senza mai prendere voce.
Chi segue Mecna reputa quasi superfluo il dettarsi dalle aspettative da lui, piuttosto teme quanto questa volta le sue parole riusciranno ad entrare a fondo dentro di sé. Perché quella di Mecna è stata un’evoluzione, musicale e umana costante, sviluppata attraverso gli anni tra la descrizione di freddi scenari, metafora delle nostre paure, popolati costantemente dalla passione per il sentimento, poco importa se per la musica, se per una donna, ed un talento musicale che è ben lungi dall’esser accostato a qualsiasi altro tipo di artista/genere di nostra conoscenza.
Dove arriva Mecna, o meglio, Corrado, è dove non arriviamo noi, perché non può esistere qualcuno che lo detesta, piuttosto qualcuno che preferisce non ascoltarlo. Quando la musica riesce ad arrivare dove la banalità ci distoglie, siamo ad un bivio che ci tocca sceglier di percorrere, quando ci pone davanti se scegliere la verità o la menzogna, arriva questo tizio alto, smostrato, con uno zaino sulle spalle e dei concetti forti che ci chiede “Resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro senza chiederti come mai? Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?”. Che la citazione di Dè Andrè venga compresa appieno, perché la musica è ciò che conta, non chi la fa. Perché chi decide di ascoltare il cuore è sempre dalla parte giusta, sempre dalla parte di chi sceglie, nel bene e nel male.