- Categoria: Back In The Dayz
- Scritto da Klaus Bundy
La genesi dei Crips e dei Bloods (2° parte)
Il progetto originario di Raymond Washington per i suoi Crips era ben diverso rispetto a quello che il mondo avrebbe imparato a conoscere: nella fertile mente del giovane afroamericano di South Central, i Crips avrebbero dovuto rappresentare ciò che il Black Panther Party non fu in grado di fare, un fronte per la difesa dei ghetti californiani da uno Stato repressivo, segregazionista e, il più delle volte, colpevolmente assente.
Tuttavia, quei tratti caratteristici che avrebbero trasformato i Crips in una gang con tutti i dogmi sarebbero arrivati soltanto in un secondo momento; Washington, infatti, credeva che i suoi uomini avrebbero sì combattuto le ingiustizie provenienti dall’esterno con la forza, ma senza sfociare in fenomeni d’incontrollata violenza fine a se stessa.
Le prime Pantere Nere di Huey P. Newton, d’altronde, avevano un’impostazione ideologica molto simile ai primi Crips: Newton e i suoi compari giravano armati per i quartieri neri di Oakland e non esitavano a fermarsi per affrontare i poliziotti, qualora questi ultimi fossero stati sorpresi ad importunare ingiustamente un inerme cittadino afroamericano.
Il giovane Raymond fu testimone del tramonto di quel sogno sociale, ed ebbe l’intuizione di ricreare, sulle ceneri dell’esperienza delle Pantere, un’organizzazione che, se non poteva pensare d’impensierire le istituzioni governative, potesse almeno attivarsi per la difesa del proprio territorio.
Con il grande successo ottenuto dalla sua iniziativa, la fondazione dei Bloods e la perdita di leadership all’interno della banda, però, Washington non fu più in grado di mantenere un effettivo controllo su ciò che avevo creato e, complice una condanna a cinque anni di reclusione nel 1974 per rapina, i Crips assunsero una condotta autonoma, lontani dai crismi imposti dal loro leader.
La prima e più evidente evoluzione fu quella relativa all’introduzione delle armi da fuoco: Washington odiava l’idea di utilizzare pistole e fucili per far valere la sua supremazia sul prossimo, considerandoli mezzi “codardi” per farsi strada e preferendogli una sana scazzottata. Era proprio attraverso i pugni che, d’altronde, il ragazzo si era guadagnato il rispetto dei suoi sottoposti: di strada in strada, Washington aveva fatto a botte con i boss di tutte le principali gang di South Central e, uscendone vincitore, era riuscito ad assoggettarle al suo volere. I giovani Bloods, invece, trovarono fin da subito più facile confrontarsi a suon di proiettili, e fu così che i Crips – per una mera questione di sopravvivenza – furono costretti ad adattarsi e dotarsi di mitragliette Uzi.
Un altro problema, già accennato, fu l’espansione della gang: i Crips non erano più una semplice banda di poche decine di uomini attiva nel solo Eastside, ma tante altre divisioni stavano nascendo e crescendo per tutta South Central, arrivando fino a Long Beach e Compton, dove fioccarono i vari Southside Crips, Corner Pocket Crips, Santana Blocc Crips, Poccet Hood Compton Crips e tanti altri. Il vero problema sorse quando queste fazioni, teoricamente raggruppate sotto l’ombrello a tinte blu di Washington, cominciarono a farsi guerra tra di loro, scatenando sanguinosissime diatribe che ancora oggi, purtroppo, lasciano sul torrido asfalto losangelino un gran numero di morti.
Credere che le faide scaturiscano solo tra fazioni di Bloods e Crips, infatti, è decisamente errato, o per lo meno limitativo: controllando zone cittadine spesso ristrette e limitrofe, ogni più piccolo pretesto può essere utilizzato per dare inizio alla danza mortale dei Kalashnikov, nel nome dell’espansione territoriale per lo spaccio di droga ed il racket di ogni genere.
Alla sua uscita dal carcere, nel 1979, Raymond Washington non poté far altro che prendere le distanze dalla creatura che aveva creato, resosi conto che questa si era soltanto trasformata in una valvola di sfogo per la frustrazione della povera gente di colore del suo ghetto (che, nella nota Compton, raggiungeva all’epoca la soglia del 90% sui quasi 100 mila residenti).
Il 9 agosto 1979, verso le 10 di sera, Washington fu ucciso all’angolo tra la 64esima e San Pedro Street, un incrocio piuttosto pericoloso ad Ovest di Compton. Come al solito, nessun assassino fu assicurato alla giustizia, ma le strade parlano di una beffarda imboscata ad opera degli Hoover Crips, riconoscibili per l’abitudine di abbinare l’arancione al tradizionale blu. Ciò che è certo, è che Washington conoscesse i suoi aguzzini: tra le prime istruzioni che era solito dare ai suoi soldati, c’era quella di non avvicinarsi ad una macchina con all’interno persone sconosciute, esigendo invece che fossero gli occupanti dell’abitacolo ad uscire dal veicolo, in modo tale da identificarsi. Ebbene, Washington fu ucciso con alcuni colpi all’addome proprio dopo essersi avvicinato ad un’auto ferma sul marciapiede, lasciando intendere che conoscesse benissimo coloro che l’avrebbero tolto di mezzo.
Qualcuno dice addirittura che, a commissionare l’omicidio, fosse stato lo stesso Stanley “Tookie” Williams, il potentissimo capo dei Westside Crips, ma giustificare un gesto del genere con il rinforzo della sua leadership sembra poco probabile, considerando che già all’epoca, come detto, ogni set dei Crips aveva sostanzialmente una condotta propria.
Washington fu tolto di mezzo probabilmente perché troppo legato ad un’idea arcaica di gestione criminale, un personaggio dal background ingombrante e, ormai, piuttosto scomodo.
Oggi, Crips e Bloods possono contare su alcune decine di migliaia di membri. La crescita esponenziale di questi due gruppi è rallentata soltanto verso la fine degli anni ’90, quando le spietate bande latinoamericane hanno iniziato a muoversi con destrezza per le strade della California, arrivando quasi - nel giro di una decina d’anni - a pareggiare il numero di membri delle due formazioni storiche. Le gang latine non sono un fenomeno nuovo nell’ecosistema della West Coast: fin dagli anni ’70, infatti, alcuni gruppi (come i salvadoregni della MS13) popolavano già le vie di Compton, ma il rimpatrio forzato e la disorganizzazione di fondo – a causa della mancanza di un vero ponte di connessione con la madrepatria – non ne aveva permesso una dilatazione ingente e costante. E’ con questi ultimi soggetti, quindi, che Crips e Bloods stanno attualmente combattendo le loro battaglie più efferate: una continua lotta, priva di valori ed obiettivi, che non avrà fine finché un vero leader riuscirà ad ispirare i giovani neri del ghetto a combattere nuovamente nel nome dell’emancipazione razziale, come fecero - a loro tempo - illustri uomini come Malcolm X e Huey Newton.