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  • Categoria: Back In The Dayz
  • Scritto da Klaus Bundy

La storia di Kelvin Martin, il ''vero'' 50 Cent

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Osannato oggi dai fans di tutto il mondo, autore di brani che sono entrati nella storia della musica rap ed impostosi come la prima grande “star” della generazione del duemila, 50 Cent ha ormai ben poco da dimostrare.

L’ex drug dealer del Queens, passato attraverso una rinascita dai tratti hollywoodiani – dopo aver rischiato seriamente di passare all’altro mondo, alla giovane età di ventitré anni, colpito dai celeberrimi nove colpi di pistola che hanno stimolato l’interesse di addetti ai lavori e non -, ha sempre mantenuto uno stretto contatto con le sue radici, nonostante il suo attuale status da imprenditore l’abbia ormai portato lontano dalle torbide strade del Southside Jamaica.

La vicinanza del rapper – almeno spirituale – alle sue origini è d’altronde impressa a fuoco nel suo stesso nome d’arte, 50 Cent, sulla cui origine non molti si sono presi la briga di approfondire, credendo di trovarsi di fronte all’ennesimo riferimento gratuito a quella grana che piace tanto ai performers afroamericani.

50 Cent, però, è un nome che Curtis Jackson ha soltanto preso in prestito, poiché l’originale, il “vero” 50 Cent, non ha mai conosciuto le luci della ribalta, o almeno non le ha conosciute al di fuori del luogo in cui visse, Brooklyn, fino al giorno della sua tragica scomparsa, quasi ventinove anni fa.

Kelvin Darnell Martin, dal Bronx a Fort Greene, era per tutti “50 Cent”. Questo soprannome, apparentemente privo di elaborazioni retoriche, è il risultato di un paio di leggende, sulle quali non si è mai fatta davvero chiarezza: alcuni sostengono provenga dal fatto che Martin fosse talmente dedito alle rapine da togliere dalle tasche delle sue vittime qualsiasi somma (“anche 50 centesimi”), mentre altri sostengono che nacque da un banale dice game, il famoso gioco da strada dei dadi, al quale il giovane prese parte puntando soltanto 50 centesimi e ne uscì vincitore, portandosi a casa la nobile somma di 500 dollari.

Qualunque sia la realtà, ciò che è certo è che Kelvin “50 Cent” Martin, negli anni ’80, fosse la personalità più rispettata e al contempo temuta di tutta Brooklyn, quartiere nel quale si trasferì dal già non accogliente Bronx, dove nacque il 24 luglio 1964.

Inizialmente membro della gang CC, il piccolo Martin (non solo anagraficamente, ma anche di statura, dal momento che era alto 1.57 cm e pesava solo 54 kg) si mise presto in proprio, diventando uno dei tantissimi stick-up kids che affollavano le strade più malfamate della Grande Mela nel periodo della cosiddetta crack epidemic, che consumò migliaia di persone e ne uccise altrettante quando il prezzo della cocaina – calato di oltre l’80%, per eccesso di offerta – sembrava non poter più permettere agli spacciatori d’incassare sufficienti introiti.

Più che uno spacciatore, tuttavia, 50 Cent era un rapinatore, un “Billy the Kid del ghetto”, e ciò che lo differenziava da tutti gli altri era la sua innata ferocia, quella che non si può sfoggiare a comando, ma che è invece insita nella natura propria dell’uomo. Senza alcuna paura per il prossimo, Martin bazzicava le strade di Brooklyn armato fino ai denti: sistemate alla meglio nei pantaloni, il ragazzo portava con sé non una, bensì due pistole – una pesantissima .357 Magnum ed un’agile .45 Colt -, con le quali era solito seminare il terrore, ovunque andasse.

Alcuni testimoni oculari hanno raccontato di averlo visto saccheggiare, alla luce del sole (anche se mascherato) ed uno dopo l’altro, tutti i negozi e i passanti della lunga Myrtle Avenue, tra Fort Greene e Clinton Hill, con una determinazione ed un sangue freddo da vero professionista; c’è anche chi racconta che LL Cool J, DJ Scratch degli EPMD e Rakim, all’epoca artisti di prim’ordine della scena hip-hop, fossero stati privati da Martin delle loro vistose catene d’oro, nonostante la sua fotografia, insieme ad altre personalità losche di Brooklyn, sia ben visibile sul retro dell’album “Paid in Full”, il capolavoro senza tempo di Eric B. & Rakim, datato 1987; un amico di 50, tale The Homie, ha anche raccontato, forse esagerando un po’, di averlo visto al Meadowlands, capiente palazzetto situato nel New Jersey, intento a derubare tutti gli spettatori di un concerto di Rick James, senza alcun timore di poter essere fermato.

L’anormale grado di fiducia nei propri mezzi, probabilmente, veniva da una malriposta consapevolezza di essere “immortale”: appena maggiorenne, infatti, Martin era già sopravvissuto a 24 colpi di pistola e ad una decina di accoltellamenti, conseguenza quasi ovvia dell’esser dedito a rapine ed omicidi (si dice abbia ucciso un totale di 30 persone).

Purtroppo per lui, comunque, lo stile di vita selvaggio e senza remore non tardò a presentargli il conto. Resosi conto di essersi fatto troppi nemici, Martin cercò nell’ultimo anno della sua vita di arruolarsi nell’esercito per cambiare aria, e venne effettivamente mandato in un campo di addestramento della Georgia, ma fu rispedito presto a casa per un processo pendente a suo carico.

Sentendosi braccato nella stessa Brooklyn che l’aveva reso leggendario, 50 cercò dunque rifugio presso la fidanzata, ma fu proprio sulle scale dell’appartamento di questa che, il 20 ottobre 1987, lo stick-up kid più famoso degli anni ’80 trovò la morte, per mano di Julio “Wemo” Acevedo, un delinquente di origine latina che dichiarò successivamente di aver commesso l’omicidio sotto minaccia di non meglio specificati cospiratori.

Trasportato al Kings County Hospital in condizioni disperate, Kelvin Martin si spense pochi giorni più tardi, il 24 ottobre, ed è oggi sepolto al Silver Mount Cemetery.

A differenza di un personaggio come Rick Ross, che prese il nome del trafficante “Freeway” Ricky Ross negandogliene la paternità, il rapper 50 Cent non ha mai smentito di aver scelto il suo moniker come forma di tributo nei confronti di Martin, sottolineando anzi il suo spirito di sopravvivenza attraverso ogni mezzo, piuttosto che la violenza in sé, come grande fonte d’ispirazione: “Sono lo stesso tipo di persona che era lui”, ha raccontato 50 in una vecchia intervista. “Mi guadagno da solo ciò di cui ho bisogno. Se mi fossi chiamato Capone o Gotti, non penso avrei ricevuto il medesimo rispetto. Un sacco di artisti dicono di essere dei gangster, ma emulano soltanto ciò di cui hanno paura. Il vero 50 Cent ha una storia, ed è qualcosa che io ho vissuto in prima persona, non che sto emulando”.

Forte anche dell’approvazione di Rakim (“L’ho accettato perché la sua musica era buona e mantiene il nome ad un alto livello”), 50 Cent ha cercato di mostrare rispetto anche nei confronti della famiglia di Kelvin Martin, facendo ciò che fece anche con sua madre, una volta raggiunto il successo: dove prima si trovava soltanto un’anonima lastra di pietra, oggi la lapide di Kelvin “50 Cent” Martin è tra le più sfarzose di tutto il sepolcreto, fatta di marmo rosa e recante, in oro, il nome con cui tutti lo ricorderanno per sempre: 50 Cent.

 

 

Klaus Bundy
Author: Klaus Bundy
"I came to overcome before I'm gone, by showing and proving and letting knowledge be born" (Eric B. & Rakim).