- Categoria: Hip Hop Pillars
- Scritto da Marco
Notorious B.I.G. - King of New York
“I’ll make you a billionaire” è in soldoni la promessa che viene fatta a Christopher Wallace. E lui non vuole altro se non la fama e le dead presidents. E’ sicuramente per questo che continuerà con i giri di droga e armi anche dopo essere diventato un cantante affermato.
“Just listen man, your mother giving you money nigga? My moms don't give me shit nigga, it's time to get paid nigga. Is you with me? *gun clicks* Motherfuck is you with me?”
(Intro)
La svolta è datata 1994. In due mesi sposa la cantante R’n’B Faith Evans (dopo averla conosciuta solamente 9 giorni prima) e pubblica il suo primo album: Ready to die. La sua intro, sopra riportata, che simula una rapina serve già a mostrare lo stampo di buona parte dell’intero lavoro. L’uso della violenza è giustificato se la causa è la mancanza di denaro e la fame. Un po’ tutte le skit riportate tra una traccia e l’ altra spiegano la mentalità del suo protagonista: si può trovare anche il rumore di un fellatio o di un rapporto carnale in un cigolante letto per esempio. Il tratto distintivo del B.I.G. ventiduenne è che parla in ogni traccia di sesso (“One more chance” su tutte) e spaccio. C’è chi potrebbe identificare ciò con autocelebrazionismo puro e semplice ma sarebbe troppo banale fermarsi a questa interpretazione. Raggiungerà i 4 dischi di platino perchè ogni singola rima è incentrata su quello che i suoi occhi, e quelli di migliaia di adolescenti di colore hanno visto in quegli anni: il mondo afroamericano della Grande Mela.
“Don't love no hoe that's my principle”
“Non amare nessuna puttana è il mio principio”
(Friend of mine)
Il suo stile è in pratica un continuo storytelling. I racconti si susseguono, cambiano protagonisti e ambienti, ma mai temi. Ogni giovane nero che ascolta una canzone potrebbe immedesimarsi e scambiarsi di posto con chi l’ha scritta. Viene spiegato come da ragazzi si diventa uomini, ma non “senza rendersene conto” come nella famosa frase fatta. I segni ci sono, indelebili sulla pelle e nella memoria. La strada ha agito da catalizzatore, noi oggi cominciamo a prendere maggiormente le nostre responsabilità e a lavorare intorno ai 20 anni, mentre in questa realtà uomini lo si è già prima dei 15. Anche se non si è pronti, vedasi le tantissime gravidanze fortuite in età precoce e il consumo smisurato di droga nei minorenni, una volta sbattuti nelle strade di New York bisogna in qualche modo sopravvivere. Anche se sei solo un bambino devi essere pronto a sopravvivere e nel caso anche “Pronto a morire”... e questo è esattamente il senso dell’album.
“You better grab your guns, cause I’ m ready, ready. I’ m ready to die!”
“Fai meglio a prendere le tue pistole, perchè io sono a pronto, pronto, sono pronto a morire!”
(Ready to die)
Così per la prima volta anche la visione dei ghetti della East Coast viene resa nota a tutto il mondo. E’ anche vero che solamente cinque mesi prima era uscito Illimatic, storico album di Nas, il quale però sarebbe stato pienamente apprezzato solo diversi anni più tardi. Quindi, di fatto Biggie Smalls è stato presto proclamato come Re di New York. Questo ha un impatto dirompente sulle classifiche musicali: dopo anni di dominio assoluto dell’opposta West Coast le cose si riequilibrano.
Esiste però anche una parte più cupa e maggiormente introspettiva in questo progetto. Lo stress dovuto ai mesi in prigione e la notizia del cancro al seno della madre fanno emergere alcune sue paure e rammarichi.
“She don't even love me like she did when I was younger, suckin' on her chest just to stop my fuckin' hunger, I wonder if I died, would tears come to her eyes? Forgive me for my disrespect, forgive me for my lies”
“Lei non mi ama più come mi amava quando ero più piccolo, succhiando dal suo petto solo per fermare la mia fottuta fame, e chissà se io morissi, scenderebbero lacrime dai suoi occhi? Perdonare la mia mancanza di rispetto, perdonare le mie menzogne”
Questo stralcio della canzone “Suicidal Thoughts”, insieme ad altri delle canzoni “Respect” o “Thing done changed” possono descrivere la zona più ombrosa del tutto e servono per darne un senso di completezza e introspezione. Senza di essi forse saremo qui a parlare di un signor album, ma non di un album che ha fatto la storia.