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  • Categoria: Interviste
  • Scritto da Gianluca

Willie Peyote ci racconta il suo nuovo EP, la passione per il Torino e non solo

Willie_Peyote

Willie Peyote è senza dubbio uno degli artisti italiani più interessanti ed è da poco uscito con un nuovo EP "Quattro San Simoni e un funerale". Ce ne parla in questa nuova intervista dove tocca anche altri argomenti come il suo rapporto con la scena rap italiana o il problema della violenza negli stadi di calcio.

1. Com’è stato il percorso che ti ha portato da “Non è il mio genere, il genere umano”, al disco con i Funk Shui Project a questo nuovo EP?

Naturale e casuale, come quello che mi ha portato a lavorare al call center dopo la laurea. C’è da dire che “non è il mio genere” e il disco funk shui sono stati praticamente composti e registrati quasi contemporaneamente. Il nuovo ep invece è venuto fuori nella composizione del disco nuovo, così, per fare un regalo nell’attesa e per chiarire che a prescindere dalle influenze musicali che subisco il rap lo so ancora fare.

2. “Dico ma vi siete mai guardati tutti bene, quando fate quelle foto tutti insieme? tutti presi bene!” Com’è essere un “alieno” in ambiente Hip Hop così ipocrita?

Più piacevole di quanto possa sembrare. Mi sono sempre sentito alieno in qualsiasi contesto, fin da piccolo vivo l’esclusione dai grandi gruppi un po’ per scelta mia un po’ per scelta altrui, e questo vale anche per la scena hip hop. Che sia cittadina o nazionale. Ma questa sensazione la vivo a prescindere da quanto sia ipocrita la scena, è una sensazione che mi porto appresso in qualunque contesto da circa 30 anni. La deriva del rap italiano degli ultimi anni sicuramente mi ha fatto sentire ancora meno partecipe ovviamente, tra sonorità pop e strofe sulla cocaina, sarà per quello che paradossalmente sotto il palco mi trovo più ragazzi provenienti dalla scena indie rock che da quella hip hop spesso.

3. Underground/commerciale, l’impressione che abbiamo è che, nonostante le infinite lotte, in Italia ormai tutti facciano la stessa roba. Tu invece, con i Funk Shui Project, hai creato qualcosa di nuovo in questa scena. Secondo te qual è la via d’uscita per l’Hiphop italiano?

La via d’uscita è sempre cercare l’originalità nella maniera più personale possibile senza farsi influenzare troppo dalle mode e dalle scelte che sembrano pagare per gli altri. Rielaborare a proprio modo ciò che c’è in giro, studiare, ascoltare, e mettersi alla prova per cercare di dare qualcosa di unico alla musica che si fa. L’unico modo per farsi notare è senza dubbio essere unici.

4. La prima parte del video di “Io non sono uguale” riprende la famosa scena di Kubrick in Arancia Meccanica. Noti delle analogie tra il capolavoro di Kubrick e “il paese alla deriva con noi dentro”?

Beh la citazione di “arancia meccanica” voleva proprio significare che in qualche modo negli ultimi 20 anni ci hanno fatto il lavaggio del cervello tra tv generaliste, politiche populiste e media collusi con chi detiene il potere. Il filo conduttore dell’ep è proprio il pensiero che questi 20 anni di “berlusconismo” ci abbiano influenzati tutti, anche chi ha cercato di opporsi, da tangentopoli in poi, dalla seconda repubblica, tutto è stato diverso. Ed è un percorso che ha portato oggi alla comparsa dei Renzi e dei Salvini che se possibile hanno raggiunto un livello ancora peggiore di chi questo percorso l’ha iniziato.

5. Torino, la black city. Com’è stato venir fuori da una città che trasuda l’hiphop da tutti i pori? Quanto è stato importante per la tua formazione hiphop crescere a Torino?

È stato fondamentale crescere a Torino per la mia formazione umana, non solo hip hop. So che il contesto e la cultura, nel senso degli usi e delle abitudini tipicamente torinesi, mi hanno pesantemente influenzato a tal punto che non sarei la stessa persona fossi nato da un'altra parte. Il mio rapporto con l’hip hop però è un po’ inusuale rispetto a quanto ci si può aspettare. Ho frequentato diverse scene musicali avendo suonato in gruppi che facevano generi molto diversi tra loro e quindi preferisco pensare a Torino come la Motown italiana più che la “black city”.

6. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Come detto il mio nuovo disco ufficiale è già in cantiere, senza dimenticarci del nuovo disco Funk Shui Project che a breve inizieremo a comporre. Poi ovviamente il mio progetto è suonare il più possibile.

7.  Cosa ascolti in questo momento? Consiglia ai nostri lettori un po’ di buona musica!

“To pimp a butterfly” ovviamente, un disco inaspettato e che ad ogni ascolto mi regala un pezzo in più, poi i testi sono sublimi e Lui è un fottuto genio, in tutto. Oltre al buon Kendrick in questo momento alterno Joey Bada$$ all’ultimo di Damon Albarn e al disco di Chet Faker.

8. Da tifoso del Torino. Cosa ne pensi dell’andamento della squadra e dei brutti fatti post derby con la Juventus?

Innanzi tutto per parlare di quanto accaduto nel derby sarebbe il caso di sapere veramente quali sono stati i fatti. Io ero in curva primavera aka le bombe carta me le hanno lanciate a un metro, oltre alle monete, le bottiglie, i fumogeni e tutte le altre simpatiche cianfrusaglie che mi sono piovute addosso. Ma bazzico gli stadi da più di 15 anni e il qualunquismo becero col quale si parla di violenza negli stadi mi fa più schifo di quanto ho appena descritto. Detto ciò sono fiero e soddisfatto della squadra e soprattutto del nostro capitano, quel mio amico polacco che risponde al nome di Kamil Glik e che quest’anno si è dimostrato uno dei migliori difensori della serie A. la rivincita dei buoni.

9. Info, contatti e saluti

Mi trovate su facebook ovviamente, sul tubo e perché no anche su twitter, il nome è sempre lo stesso.

Ciao né.

 

Gianluca
Author: Gianluca
"Money never made me, money never played me!" (M.O.P).