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  • Categoria: Interviste
  • Scritto da Klaus Bundy

Quattro chiacchiere con Mondo Marcio, presto fuori con il nuovo album

MondoMARCIO

Abbandonato su una sedia della sala conferenze della Universal Music Group, Mondo Marcio si presenta lucido ma palesemente esausto: le oltre sette ore passate oggi a rilasciare interviste hanno di sicuro minato il suo entusiasmo, ma l’accoglienza che ci riserva è cordiale. Il prossimo 11 marzo uscirà il nuovo album del rapper di Milano, dal titolo “La Freschezza del Marcio”, e noi siamo qui per saperne di più. Il suo ufficio stampa ci comunica che non abbiamo molto tempo, motivo per cui, subito dopo i saluti, ci accomodiamo e partiamo con le nostre domande.

1. Stai per uscire con il tuo nuovo album ufficiale a distanza di due anni dall’ultimo. Qual è il percorso che da “Nella Bocca della Tigre”, un concept album ispirato dai brani di Mina, ti ha portato a “La Freschezza del Marcio”?

Con questo disco, ho cercato di tornare alle radici, scavare nel mio background e portare alla luce la musica che più mi ha influenzato: il rock, il soul, la Motown degli anni ’60. Quando lavori con la musica per tanti anni, arrivi ad un punto in cui può facilmente subentrare la noia, quindi è fondamentale avere sempre nuovi stimoli, tornare a certi ricordi e situazioni passate che possano caricarti di nuova ispirazione. E’ così che ho trovato la strada.

2. I singoli che hai utilizzato per promuovere il disco hanno un sound decisamente diverso da quello che ormai caratterizza gran parte del rap mainstream. Come mai questa scelta?

Non saprei dare una risposta precisa, la musica è uscita molto spontaneamente. Certo, c’è stata una grande selezione, ma ho sempre e solo voluto fare qualcosa che venisse dalla mia anima, senza prefissarmi obiettivi sul lungo termine o aspettative. Le influenze di cui parlavo prima hanno certamente giocato un ruolo centrale. Se guardiamo anche a ciò che sta accadendo oltreoceano, dove personaggi così opposti tra loro come Kendrick Lamar e Future stanno avendo uno straordinario successo, ormai è difficile trovare un suono mainstream distintivo. Future fa musica elettronica, Lamar è molto più autoriale, eppure il pubblico adora entrambi. Sono diversi punti di vista che il pubblico riesce ad apprezzare ugualmente, e penso che qui possa valere la stessa cosa.

3. Sempre a proposito delle produzioni del disco, oltre ad essere tutte di alto livello, sono da un lato diverse, da un altro accomunate da sonorità molto “fresh”: hai fatto una grande scrematura dei beat che ti mandavano i produttori per dar vita ad un prodotto così omogeneo?

Per questo album ho scritto più di 140 pezzi. Ho ascoltato tutto ciò che poteva essere fonte d’ispirazione e ci sono saltato sopra, però c’è stata una grande ricerca, senza dubbio. Ho lavorato per circa un anno e mezzo e mi sento di dire che si tratta del mio lavoro più maturo, per cui sono molto soddisfatto.

4. Sul fronte featuring, è un prodotto pieno di grandi nomi. Partendo dal presupposto che ognuno è unico nel suo stile, qual è la collaborazione della quale sei più contento?

E’ stata una grande soddisfazione ritrovare Fibra. Sono passati tanti anni dal nostro ultimo incontro, e quando abbiamo capito di essere sulla stessa lunghezza d’onda, lavorare insieme è stato quasi un obbligo. Sono anche orgoglioso di Nico Flash, che è sotto contratto con noi (per la Mondo Records, ndr): è giovane ed è molto affamato. Se continua così, potrà andare lontano. E’ stata proprio la sua fame a convincerci di dargli una chance: ci ha sommerso di e-mail finché non lo abbiamo chiamato in studio. Lo abbiamo messo alla prova e si è dimostrato capace, e così è finito anche sul mio disco.

5. Quanto ha influito liricamente e musicalmente il periodo nel quale sei stato a New York, la “culla” dell’hip-hop? 

Moltissimo. New York è una città davvero incredibile: ti circonda, ti abbraccia, ma ti può anche anche far sentire molto solo. Una specie di caos organizzato. Ti prende a calci e ti costringe ad emergere, andare oltre i limiti che ti eri imposto, finché non riesci ad avere qualche idea originale. Poi c’è un ritmo forsennato, un’energia folle che si respira nell’aria, e questo è l’ambiente ideale per un artista. E’ stato grande.

6. Oramai sei quasi trentenne: alla tua età, il rap comincia a starti stretto o, al contrario, lo senti ancora tuo, nonché un mezzo per esprimere nuovi capitoli della tua vita?

Non sono solito fare piani sul lungo termine. Quand’ero giovane, ai tempi delle battaglie, non c’era nulla di preparato, e quelli sono ancora oggi i tempi che ricordo con maggior affetto. Ora sono cresciuto, ma quella peculiarità non è cambiata, quindi odio programmare i miei prossimi passi. Soltanto cinque anni fa, non avrei pensato di fare un disco come questo, ma ciò che importa è l’esser rimasto onesto con me stesso e nei confronti di chi mi ascolta. Penso che l’arte debba sempre venire dalla pancia, mai dalla testa.

 

Klaus Bundy
Author: Klaus Bundy
"I came to overcome before I'm gone, by showing and proving and letting knowledge be born" (Eric B. & Rakim).