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Hube (Brokenspeakers) - Intervista
Il Cuore Matto di Hube.
In occasione dell'uscita del suo album da solista intitolato Cuore Matto, abbiamo intervistato Hube, membro del collettivo rap romano Brokenspeakers.
1. Il tuo album Cuore Matto è uscito l'11 Marzo; per quale motivo hai scelto questo titolo? Come procedono le vendite?
Allora, Cuore Matto: (beh,) probabilmente tutti penseranno immediatamente a Little Tony e al celebre giro di basso che accompagnava la sua famosa hit nella fine degli anni Sessanta.
Quella però era una canzone d’amore, mentre la mia idea di Cuore Matto è più legata alla forza delle emozioni e della sofferenza che nella vita ci porta tante volte a sentirci o a comportarci come “dei pazzi”. Il limite fra la “normalità” e la “follia” è visto spesso come qualcosa di puramente razionale, mentale. Nel mio caso, invece, è stato quello che ho vissuto e la sua forza emotiva a fare da ago della bilancia. Sono stati prima “Quel passato da non raccontare”, ed ora “Quel passato che racconto”, due fasi della mia storia spinte da una forza altrettanto dirompente. Ma che adesso va’ (nella direzione opposta..)in una direzione nuova e diversa.
Per quello che riguarda le vendite, la serata di presentazione è andata oltre le mie migliori aspettative, e stanno anche arrivando parecchi ordini on-line. Ovviamente, però, il disco è già su internet, e le cose cambieranno..
L’idea di fare un bel packaging è venuta anche per questo: potete sentire il disco su you-tube quanto volete, ma se vi piace compratelo, è fatto davvero bene!!
2. Cosa ha significato per te questo album da solista?
E’ stato un modo più personale per rivivere e raccontare la mia vita, accompagnato comunque da persone che ne hanno fatto parte. Senza il mio gruppo questo non sarebbe stato possibile, ma allo stesso tempo alcune parti più mie non potevano essere affrontate in un lavoro collettivo.
3. "Cambiare per trovare un futuro diverso." Il rap ti ha aiutato a cambiare? Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta tutt'ora l'hip hop nella tua vita?
E’ strano, perché a volte scrivendo un testo riesci ad tirare fuori qualcosa che è dentro di te, nel profondo, e facendolo ne prendi coscienza. Poi, una volta che il pezzo è registrato, lo puoi risentire e lì hai la misura di quanto quello che hai tirato fuori ti appartenga veramente.
Non sempre però è così, a volte non ci riesci, altre volte ancora fai dei pezzi solo per divertirti o misurarti con un beat.
Se senti “ Andare su” ci trovi tutto me stesso, ma se senti “Gira male” capisci che volevo solo cazzeggiare un po’ con uno dei miei migliori amici.
In questo sicuramente il rap è fondamentale, in tutti i suoi aspetti.
Per quello che riguarda l’hip hop nella mia vita, nelle fasi primordiali (e quasi animalesche) della mia crescita ero molto più legato al writing. Quello era uno sfogo più diretto, immediato, senza bisogno di parole, (svuotavi un negozio) uscivi dal (o il) primo ferramenta e cominciava il bombing notturno.. Da lì il pezzo “Savage Boys 1996”…. In quegli anni era così!
4. Nel brano Fa' La Cosa Giusta parli di chi ascoltavi da giovane e di come è andata avanti la tua vita. Quale è stato quindi il tuo background culturale e musicale?
Guarda, io vengo dal mondo del basket, e da piccolo passavo i pomeriggi nei campetti a giocare d’estate e d’inverno, col sole e con la pioggia… Da lì l’amore per le Jordan, i primissimi film di Spike Lee e ,ovviamente, il Rap. Amo il Cinema, e a casa mia puoi trovare Cronenberg come i Monty Python, David Lynch come Oliver Stone, Tarantino come Mel Brooks, ma se metti “ Chi non salta bianco è” o “ Ritorno al Futuro” ti recito tutte le battute a memoria!
Per quello che riguarda il rap sono legato molto alla Golden Era, alle bombe della East Coast degli anni Novanta, ma se dovessi farti una lista non ne uscirei piu’!
5. Non E' Vero dimostra la tua lotta contro la situazione che c'è in Italia nel nuovo millennio. Cosa bisognerebbe fare affinché il sistema cambi?
Alla fine io nel pezzo faccio una cosa abbastanza facile, ovvero dire tante cose che non stanno andando bene e che non sono come ci vengono raccontate. Il fatto che quasi nessuno lo faccia più, poi, è un altro discorso…
La cosa che quasi nessuno sa è che il pezzo, anche se riadattato, io l’ho scritto intorno al 2001,nel periodo di Genova e del G8, e pensavo che le cose stessero andando davvero oltre, ma ora, se possibile, va anche peggio. Da lì la scelta di ri-registrarla ed usarla come singolo.
Cambiare il sistema è un’impresa troppo grande, forse impossibile, ma il problema è che molte persone ormai si stanno adeguando, non ragionano più, si fanno raccontare falsi problemi ed accettano questa mentalità del “ Perché, se potessi non lo faresti anche tu?” .. Beh, a me tutto questo fa schifo.
6. E' ancora difficile ai giorni nostri dire con la musica la verità su ciò che ci circonda?
E’ difficile capirla la verità, ma questo è un altro problema. Io ci provo, e non sono l’unico, ma ormai non va’ più molto di moda. Questa è l’era della Dance e del Varietà Soft Porno, e anche una parte del rap ci sta finendo dentro. Non ci dimentichiamo che in Italia sono vent’ anni che è in atto una rivoluzione culturale guidata dalla Tv, e che non punta certo ad aprire le nostre menti.
Sicuramente nell’ Underground le cose sono ancora diverse, e spero restino così.
7. Fai parte di una delle crew più importanti di Roma e d'Italia: i Brokenspeakers. Come è nato questo gruppo e qual è il principale messaggio che vuole trasmettere?
Allora, parecchi anni fa io, Sine, Ford e Lucci ci incontriamo in diverse serate alle quali ognuno di noi partecipava da solo o col suo gruppo, e cominciamo a collaborare. Poi comincia ad avvicinarsi a noi il Circolo Vizioso, gruppo di Coez, Franz e Nicco, e col tempo nasce l’idea di formare un collettivo. Inizialmente ognuno produce i suoi dischi, poi si arriva nel 2007 a Brokenspeakers L’ album e i due Secret Mixtape, più varie collaborazioni e show dal vivo.
Credo che per quello che riguarda il messaggio che vogliamo trasmettere, la cosa migliore da fare sia ascoltare i nostri prodotti. Ognuno di noi ci mette dentro se stesso, la sua vita, credo sia questo che ci contraddistingue.
8. Negli ultimi anni la scena hip hop romana sta riscuotendo ampio consenso in tutta Italia anche grazie al vostro contributo e a quello tanti altri rapper di grande rilievo presenti anche in Cuore Matto. Cosa rappresenta per te la capitale di cui parli spesso nei tuoi brani?
Cuore Matto è un viaggio attraverso la mia vita, e Roma è sempre presente. E’ qui che sono nato e cresciuto, e credo di aver vissuto a fondo questa città. La conosco e la amo, e in ogni sua strada c’è una parte di me. A volte mi basta svoltare in una via che non faccio da tempo e mi trovo catapultato in un mare di ricordi…. è un po’ difficile da spiegare. Per qualche tempo è stata anche la mia unica casa, ( senza scendere troppo in particolari)…
9. Cosa ne pensi della scena hip hop romana della quale tu fai parte?
Sicuramente è una delle più attive al momento, e vanta tante realtà diverse fra loro ma molto importanti a livello di Underground. Se poi volete sapere chi resta al numero uno, per me senza dubbio Il Colle.
10. Una frase che vuoi dedicare ai lettori di HIPHOPREC.com a chiusura di questa intervista.
Se vi piace quello che facciamo, supportateci sempre, nei nostri prodotti ci mettiamo il sangue!!