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- Scritto da Giuseppe
Joey Bada$$ - B4.DA.$$ (recensione)
Rilasciare il primo disco, nel giorno del proprio ventesimo compleanno, non deve essere facile. C'è il rischio di non essere apprezzati dal pubblico, il rischio di non riuscire a rientrare nelle spese che, necessariamente, sono dietro il progetto, il rischio di non riuscire a coronare il proprio sogno, per il quale tanto lavoro è stato fatto. Ancora maggiori devono essere i rischi se ti chiami Joey Bada$$ e se nel 2013, quando avevi 17 anni, rilasciavi un mixtape universalmente acclamato (1999) e venivi paragonato al miglior Nas, quello di Illmatic. In pratica il mondo decide che sei destinato o a diventare uno dei più grandi o a fallire. Immaginate quanto sia difficile sopportare tante aspettative e tanta pressione.
Sarà riuscito Joey Bada$$ a compiere il proprio destino?
Nel parlare del disco voglio partire da una traccia in particolare. La traccia numero 3, "Paper Traile$". Il pezzo è prodotto dal leggendario Dj Premier che intesse, come suo solito, una base che riesce ad esaltare al meglio le caratteristiche dell'MC chiamato a rapparci, ovviamente Joey in questo caso. L'intera traccia assume un sapere totalmente Old School, non solo grazie alla base di Premier, ma anche grazie al testo fatto di continui rimandi ai grandi classici del passato (in questo caso vi sono continui riferimenti al celebre prezzo "C.R.E.A.M." del Wu-Tang). Ecco. Queste sono le caratteristiche non solo di questa canzone, ma dell'intero disco. Nell'arco delle 15 tracce che lo compongono, il disco suona come un'opera di un altro decennio. Il rap di Joey è molto lontano da quello dei suoi colleghi, è un rap di un'altra epoca, è un rap che è nato prima del ragazzo stesso e che, piange il cuore a dirlo, è oggi moribondo.
Joey sputa fuoco e fiamme dipingendo un nostalgico affresco di quello che un tempo è stato l'hip hop, e lo fa maledettamente bene. Accompagnato da un tappeto sonoro di primo livello, cui hanno lavorato produttori come Statik Selektah, il già citato Dj Premier, J Dilla, The Roots e altri ancora, il giovane rapper di Brooklyn, armato di un flow eccezionale, incastra decine e decine di rime divorando la base a suon di metafore e giochi di parole. C'è di tutto nel disco. Tanta autocelebrazione (Big Dusty), impegno politico e analisi sociali (Like Me, nel quale vi sono anche degli attualissimi riferimenti alla violenza della polizia nei confronti delle comunità afro-americane) e, sopratutto nella parte finale dell'opera, tanta introspezione. E' proprio qui, quando il disco volge al termine, che troviamo i racconti più intimi di Joey, alcuni tanto ben raccontati da essere quasi commoventi (Escape 120). Ben gestiti sono i vari featuring, mai invasivi, non rubano mai la scena all'attore principale. Tra coloro che hanno partecipato troviamo: BJ the Chicago Kid, il giamaicano Chronixx, Raury, Maverick Sabre e Dyemond Lewis.
La risposta alla domanda iniziale, dunque, non può essere che un si. Il debutto di Joey Bada$$ è di altissimo livello, un disco che rivolge più di uno sguardo al passato, ricco di sostanza e qualità, preferito, almeno stavolta, a basi glitterate e ritornelli a base di autotune.
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