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- Scritto da Giuseppe
J. Cole - 2014 Forest Hills Drive (recensione)
Cole World. Il Mondo di Cole, ecco il titolo del primo disco di J. Cole, giovane MC che si affacciava sulla scena Mainstream americana nel 2011. Il debutto del ragazzo, per quanto non brillante e, per certi versi, deludente, fu un successo commerciale e sparò il giovane rapper di Francoforte, pupillo di un certo Jay-Z, dritto tra le stelle del rap. Oggi siamo qui, dopo 3 anni e un' ottima seconda apparizione (Born Sinner, pubblicato nel 2013), per parlare del terzo disco di Jermaine Lamarr Cole e per scoprire se l'ascesa è finalmente completa.
Partiamo subito da una premessa. Cole si è sempre caratterizzato per uno stile del tutto estraneo all'odierna scena americana. Nei suoi dischi non c'è spazio per armi e violenza, non c'è spazio per basi opulente e club bangers. Chi cerca questo capita male. Il terzo lavoro di Cole non fa eccezione, anzi accentua ancor di più questi aspetti. L'MC sviluppa la sua opera attraverso 13 pezzi che si innestano, sostanzialmente, in 2 direttrici principali che indirizzano la narrativa del disco: da un lato troviamo i racconti del passato, le memorie del rapper, e dall'altro troviamo la celebrazione del presente, il reclamo dello status di Star. Questi due aspetti dell'opera, presente e futuro, si fondono nel titolo stesso del disco, 2014 Forest Hills Drive, che altro non è che l'indirizzo della casa dove Cole abitava da ragazzino con la famiglia. Casa che dovette abbandonare e che solo nel 2014 ha potuto ricomprare, con lo scopo dichiarato di potervi fondare una nuova famiglia. Le premesse ora esposte si sviluppano in un disco intimo, sincero e personale, dove non c'è spazio nemmeno per un featuring. Cole basta a se stesso e agli ascoltatori, intesse, grazie al proprio collaudatissimo flow, storie che catturano l'ascoltatore dalla prima all'ultima traccia, che si tratti di ricordare la propria adolescenza e le proprie esperienze di gioventù (03' Adoloscence, Wet Dreamz) o di reclamare il proprio, legittimo, posto tra le stelle del Rap (Fire Squad). Il tappeto sonoro è funzionale a questo scopo e quasi tutte le produzioni sono opera dello stesso Cole, salvo la partecipazione di Cardiak e Illmind nel pezzo "Love Yours" e la presenza di Vinylz. Le basi sono, per la maggior parte dei casi, caratterizzate da ritmi lenti e trascinanti, volte ad esaltare le storie di Cole. Un'eccezione la si può ritrovare nel traccia n 5, " A Tale of Two Citiez", prodotta esclusivamente da Vinylz (che compare, in altri pezzi, solo come co-producer). Proprio questa traccia suscita particolare interesse, essendo la base caratterizzata da suoni particolarmente profondi e duri (tipici del rap odierno, e in contrasto col resto delle produzioni) ed essendo anche il testo particolarmente lontano dagli argomenti dominanti nel resto del disco. Qui Cole si muove nell'ambito di una dimensione piü materialistica che, unita alla produzione, estranea un pò il pezzo, comunque buono, dall'atmosfera generale del disco.
In definitiva il terzo lavoro di Cole si attesta su ottimi livelli. L'MC è tecnicamente in forma, le produzioni, per quanto semplici, sono efficaci nel trasportare l'ascoltatore nelle storie di Cole che si conferma come un eccellente story-teller. Non potrete ascoltare questo disco mentre guidate o fate la spesa, sarà richiesta tutta la vostra attenzione. Se siete disposti a questo impegno, allora stavolta possiamo dirlo: Benvenuti nel mondo di Cole.