- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gianluca
MezzoSangue - Soul Of A Supertramp (recensione)
Avevamo smesso di aspettarlo ormai e invece, come un raggio di sole in mezzo alla tempesta, finalmente è uscito “Soul of a Supertramp”, il nuovo album di MezzoSangue. La data di uscita dell’album era prevista per il 23 Settembre ma, in seguito a tutta una serie di vicissitudini, questo progetto ha visto la luce solo il 23 Gennaio. C’era moltissimo hype per questo lavoro e, a posteriori, possiamo dire che la lunga attesa è stata ben ripagata.
“Il nuovo schiavismo non è carnale, non fisico, è solidamente mentale”.
Mezzo ripercorre le vie delle prigioni mentali a noi tanto care, una personalissima Via Crucis affrontata con rime mai banali e con una serietà, una pienezza di contenuti che ormai scarseggia nello scenario italiano. Non è un esercizio di stile, non è l’ennesimo mero tentativo di “innovazione”(innovazione cosa?), è il tentativo disilluso di un ragazzo maturo di comprendere ciò che lo circonda, di distaccarsene spezzando le catene che lo imprigionano al suolo. Violenza dei contenuti.
“Bro fare l’hardcore non è essere snob, non è essere un flop/E’ sentire il sangue che scorre di vero ogni cazzo di giorno che c’ho!”
Il concept del disco prosegue con una presa di posizione molto netta da parte dell’artista: non puoi definirti Hardcore se profani questa cultura per un mero tornaconto personale, non puoi definirti Hardcore per giustificare i tuoi fallimenti. Essere Hardcore (nella vita prima che nell’Hip Hop) è essere veri con se stessi, è prestare fede ai propri valori, è “sentire il sangue che scorre di vero ogni cazzo di giorno!”. In questa parte del disco abbiamo un’immagine di un MezzoSangue fighter (Fedor Emelianenko) che lotta in una scena di fenomeni da baraccone messi li per vendere e stravendere stornelli orecchiabili che tanto confortano l’italico pubblico (John Cena).
“Rumore in cerca di un silenzio eterno/se vuoi chiamarlo Dio per me è lo stesso/ma sta attento a non confondere l’anima con l’esterno/il silenzio non è un fatto di suoni, è di fuori o di dentro”.
L’ultima parte del disco eviscera in modo completo il confronto con se stessi, il momento in cui ognuno di noi si trova a fare i conti con la parte più recondita della nostra mente. E’ un confronto dal quale ne usciamo sempre perdenti, ma l’artista con “Verità” lascia questo match ancora in sospeso, non è il momento di fermarsi o di smettere di lottare, è il momento di ricominciare il viaggio. Proprio come farebbe un “Supertramp”!
L’album nella sua complessità è straordinario, è ricco di contenuti e le rime (cucite a meraviglia sui beat prodotti da Squarta, Grabe, Ill Grosso e Mess Too) non sono mai banali! (Altro che monoflow!) Il campo delle citazioni è vasto, si parte da Baudelaire e i suoi fiori del male, continuando con Orwell in Circus (in un ambito di citazioni che nessuno ha compreso) e si finisce con il campionamento di uno dei pezzi più famosi di Lou X, senza dimenticare i continui riferimenti all’universo buddista. Se “Musica Cicatrene Mixtape” fu un lampo nell’oscurità, “Soul of a Supertramp”, ha rispettato tutte le aspettative e, anzi, è riuscito addirittura ad andare oltre!