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- Scritto da Emanuele
Dargen D'Amico - D'iO (recensione)
Recensire D'iO di Dargen è stato davvero un bel lavoro. Soprattutto perché ha, ovviamente, implicato la necessità di sentire il disco. Cinquantasei minuti di goduria per le orecchie e l'umore.
Io non sono particolarmente suo fan o, meglio, non lo seguo con così tanta attenzione come seguo, magari, altri artisti. Tuttavia, ogni volta che esce un suo disco lo ascolto per giorni interi perché credo sia uno dei migliori writers e pensatori italiani. Dargen è sinonimo di incastri metrici danteschi.
Compro il disco e lo metto subito in modalità shuffle: la prima traccia che ascolto è “Amo Milano” e penso «bene, già solo questa traccia merita l'acquisto del disco. Sarei giá a posto così». Il mood che trasmette JD'Amic in questo disco è eccezionale. Le strumentali, diversissime tra loro, sono ORO. Ritmo incalzate, metrica senza sbavature e un cantato (rigorosamente senza autotune —o comunque senza l'utilizzo palese—) conferiscono al disco un che di internazionale.
Lo sviluppo del disco è coerente con lo stile di Dargen: cioè che salti, da una traccia all’altra, saltando quasi da un genere all’altro. Per esempio, una delle tracce che più mi ha preso, è “La mia generazione” e, sinceramente, non saprei inquadrare con assoluta puntualità il genere. Ok, ci sono le rime ed è rap. Ma non è il rap tout court che siamo abituati ad ascoltare. Quando ascolti, invece, tracce come “La lobby dei semafori” realizzi che le contaminazioni electro fanno parte della cifra stilistica dell’ex Mc di Sacre Scuole, e da lì non si prescinde. Si può dire che in tracce come “l’Universo non muore mai” si sfiora la psichedelia? Me ne frego, recensione mia dico la mia: secondo me sì… e, senza scomodare la metafisica o concetti presi in prestito dai massimi sistemi: è davvero tanta roba.
Amore, umore, riflessione e sarcasmo. C’è tutto. Assolutamente da ascoltare.