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- Scritto da Giuseppe
Big Sean - Dark Sky Paradise (recensione)
Se decidessimo di andare in giro a chiedere quali MCs possono essere considerati i massimi esponenti della new school del rap americano, probabilmente le risposte graviterebbero intorno a 3 nomi principali: Drake, Kendrick Lamar e Big Sean. Tutti artisti che ancora non hanno 30 anni, eppure il loro nome, già dagli inizi delle loro carriere, gode di una forza e di un richiamo che è riscontrabile solo nei grandi veterani del Rap Game. Non vi è dubbio che tra i 3 rapper appena nominati, la figura più debole sia quella di Big Sean, MC della GOOD Music, che, nonostante la partecipazione a numerosi singoli di platino e nonostante le grandi collaborazioni, si è rivelato incapace di raggiungere il successo commerciale che travolge ogni lavoro di Drake (basti pensare all'ultimo mixtape, per altro pubblicato a sorpresa) o a pubblicare lavori tanto acclamati come quelli di Kendrick Lamar. Se tutto ciò è vero considerando la storie dei primi due dischi di Big Sean (Finally Famous e Hall of Fame), le cose potrebbero cambiare proprio con questa terza uscita... scopriamo insieme il perchè.
Dark Sky Paradise è un disco abbastanza diverso dai precedenti lavori dell'MC di Detroit. Sean riesce, per la prima volta, a connotare efficacemente un suo lavoro di una dimensione umana che permette a questo suo terzo progetto di liberarsi di quell'aria di "disco ultra-patinato confezionato a puntino" che caratterizzava le precedenti uscite. Sean si confessa nel corso del disco, combatte i propri demoni e affronta gli ostacoli che ha incontrato sul proprio percorso per diventare "finalmente famoso", senza ridurre la sua scalata al successo ad una sequenza di pezzi ambientati in ville, piscine e club. L'onestà con l'ascoltatore è la direttrice del disco. Questo nuovo atteggiamento di Sean nell'affrontare se stesso e la propria storia emerge già dalla prima traccia, "Dark Sky", dove vengono introdotti i temi che saranno affrontati nel corso dell'opera. Le conquiste e le perdite dovute al successo sono affrontate nel pezzo "Win Some, Lose Some", l'esame del proprio status nel rap game permea l'intero disco e si manifesta sopratutto nell'ultima traccia "Outro". Dato l'approccio serioso scelto da Sean nel disco, anche le produzioni (tra i produttori spiccano Kanye West, Key Wayne, Dj Mustard, Mike WILL Made-It e altri) diventano molto meno glitterate di quelle presenti nei dischi precedenti. Interamente supervisionate da Sean e Kanye West, il tappeto sonoro crea un atmosfera decadente che si piega al flow del rapper, come sempre abile ad alternare flow lenti ad accellerazioni notevoli caratterizzate dal notevole complicarsi delle metriche con relativa esaltazione delle skills dell' MC. Va comunque sottolineato che, sebbene siano in minoranza, non sono scomparse le canzoni di "puro intrattenimento", molto curate come da tradizione e tra le quali citiamo "I Don't Fuck With You" (traccia con la partecipazione di E-40) e "Play No Games" con Chris Brown e Ty Dolla $ign. Tra gli altri featuring del disco troviamo Kanye West, Drake in "Blessing", un ottimo Lil Wayne in "Deep" e Jhenè Aiko in "I Know".
In conclusione, "Dark Sky Paradise" è, ad oggi, il miglior lavoro pubblicato da Big Sean. Dotato finalmente di una dimensione umana, pur senza rinunciare a dei momenti più radio friendly, il disco è la storia di un ragazzo che è consapevole del suo status nel Rap Game e di ciò che ha ottenuto e perso per raggiungere questa posizione. E' la storia di Big Sean e del paradiso che è riuscito a trovare, circondato da un cielo buio, a ricordare i scarifici fatti per raggiungerlo.