- Categoria: Recensioni
- Scritto da Matteo Da Fermo
Brain - Leocadia (recensione)
L'8 marzo è uscito "Leocadia", il nuovo album di Brain. Il disco arriva dopo un anno e mezzo dall'Ep "Pace nella confusione", ultima fatica discografica dell'artista bolognese. La data di uscita probabilmente non è casuale: il titolo dell'album è il nome di battesimo della moglie di Brain, nonchè componente come lui del gruppo Fuoco Negli Occhi, la cantante Micha Soul. Far uscire quindi questo lavoro nel giorno della festa della donna è probabilmente un ulteriore omaggio alla sua compagna di vita.
Già nell'Ep succitato si percepiva, specialmente in alcuni brani, un cambio di rotta musicale. Nessun stravolgimento sia chiaro, ma a livello musicale e soprattutto a livello lirico, mi è sembrato di percepire un maggiore bisogno di esprimere le proprie emozioni più recondite. Questo bisogno è poi stato palesato nel corso del 2015 dallo stesso Brain nei suoi canali social, mentre scriveva le tracce del disco.
Ora, dopo aver ascoltato il disco a fondo e aver lasciato parlare la musica, quegli spunti lanciati su Facebook hanno acquistato un senso univoco e chiaro. Già con un ascolto frettoloso si possono notare due gruppi di brani nell'album: il primo -composto da brani come "Ancora in volo", "Roulette russa", "Scelti a caso" con Kahiro e Franketti, "SCS" con Brenno e Lord Madness- ha uno stampo più classico o quantomeno più simile allo stile cucito addosso, nel corso degli anni, al rapper bolognese.
Tuttavia nella sua carriera Brain ha dimostrato più volte di essere capace di scrivere liriche di ogni sorta. Infatti nel secondo gruppo il minimo comune denominatore sembrerebbe essere la tendenza a voler creare tracce più profonde, andando oltre gli standard musicali e lirici. Eppure all'interno di questa stessa classificazione troviamo produzioni molto diverse, dalla freschissima "Il tempo di un caffè" prodotta da Tysha, a "Punti di vista" (feat. Michasoul) prodotta da Godblesscomputers, che suonerebbe piacevolmente anche senza un testo rappato.
Probabilmente è proprio il ruolo delle produzioni ad essere cruciale è in questo album : Anagogia, Godblesscomputers, DoubleJay, Yazee, Grabe,Tysha,Giò Lama hanno creato dei tappeti musicali diversi tra loro ma altrettanto omogenei nel loro insieme. Continuando, se in "Vuoto", il primo singolo estratto, Brain ci ha dato dimostrazione delle sue abilità di storyteller, in "Icaro", traccia prodotta da Grabe, l'artista bolognese ha chiamato in causa due tra le più abili penne dello stivale, Dutch Nazari e Claver Gold, dando vita ad uno splendido brano.
Un altro featuring è quello di Stephkill, che ha confezionato uno stupendo ritornello - caratteristica non sempre comune nelle tracce rap - ne "La notte arriva tardi", brano particolarmente profondo. La profondità è anche caratteristica di "Leocadia", la traccia omonima del disco, che non ha bisogno di descrizioni ma solo di essere ascoltata.
Ascoltando "31 Luglio", la settima traccia del disco di Brain, nella mia testa è subito partito un collegamento. Questo brano, che è una bellissima dichiarazione d'amore alla propria figlia, mi ha fatto infatti pensare a Bassi Maestro. L'artista milanese nel 2012 scrisse uno dei suoi pezzi più belli,"V come...", una canzone dedicata a sua figlia, per certi versi simile a "31 Luglio".
Lo stesso Bassi nel lontano 1998, in "Cosa resterà" cantava "[...]Metà rapper, metà uomo" : curiosamente, alla fine della canzone succitata Brain dice: "Vorrei che almeno tu sapessi chi sono e vedessi la differenza tra il vero mc e il vero uomo".
Le analogie sono quindi evidenti e per quanto mi riguarda, stupende: trovo bellissimo che due persone, nate a distanza di dieci anni l'una dall'altra, accomunate dalla passione per l'hip hop, usino lo strumento del rap per esprimere l'amore per la propria figlia ed esprimano altresì lo stesso bisogno di distunguere l'uomo dall'artista.
Bisogno puntualizzato da Brain anche nella bellissima traccia con Inoki, "Pescatore di sogni", dove rappa "Prima di Brain chiedi chi è Francesco...".
"Leocadia" è quindi la fotografia della vita di un uomo maturo, arrivato alla soglia dei trentadue anni, un'età nella quale si comincia inevitabilmente a fare i conti con la vera vita, nel bene e nel male. D'altronde stiamo non stiamo parlando più di un ragazzo ma bensì di un adulto - non ce ne voglia Brain - oltre che di un marito e di un padre: il rap vive di sentimenti ed emozioni, che per forza di cose cambiano con l'evolvere della nostra vita, queste finiscono quindi per influenzare necessariamente il modo di scrivere dell'artista.
In questo caso per fortuna, lo hanno influenzato positivamente.