- Categoria: Recensioni
- Scritto da Giuseppe
Father - I'm a Piece of Shit (recensione)
Siamo qui oggi per portarvi la recensione di un'artista di Atlanta di cui, probabilmente, non avete sentito parlare poi così tanto. Vi vogliamo introdurre Father, MC/produttore nonchè fondatore della label Awful Records che è stata definita, da numerosi critici e ascoltatori americani, come una delle future e principali forze trainanti del Southern Hip Hop e, più in generale, della scena rap della A-Town. L'artista, dopo i primi lavori "Young Hot Ebony" e "Who's Gonna Get F***** First ?" rilasciati nel 2014 e 2015 ha da poco pubblicato il suo terzo disco, anch' esso presentatoci con un titolo alquanto particolare: "I'm a Piece of Shit".
Nonstante la storia di Father sia appena agli inizi, così come quella della sua label e dei dieci artisti sotto contratto (basti pensare che l'etichetta non paga ancora nessuno e che non esiste nemmeno un calendario programmato delle pubblicazioni), possiamo già dirvi che questo lavoro mostra una buona potenzialità sia del padrone di casa sia dei suoi colleghi di etichetta che occupano quasi tutti i featuring del disco. "I'm a Piece of Shit" si apre con il brano "Why Don't U" che su una base che ci ricorda in parte la musica trap che tanto va di moda oggi ci introduce, grazie alla sensualissima intro dell'artista r&b Abra (del roster della Awful Records), il tema portante del disco: la sensualità e l'erotismo. L'intero disco gira, sostanzialmente, intorno alla tematica sessuale senza divagazioni degne di nota (e relegate al classico ambito della droga in quantità eccessive) e, fortunatamente, senza sfociare nella monotonia grazie ad un numero di tracce equilibrato e alla notevole varietà musicale del progetto. Nei 12 brani che compongono il lavoro si alternano sonorità appunto vicine alla trap, altre che sono dalla trap quanto di più lontano immaginabile e altre ancora caratterizzate da suoni che, in parte, ci hanno ricordato qualcosa del disco "Bush" di Snoop Dogg. Insomma la varietà del disco è tanta ma i brani sono studiati con l'esperienza di un veterano e, insieme, danno vita ad un album con un'atmosfera ricercatissima e particolarmente rilassante. A ciò contribuisce anche il peculiarissimo stile di Father che alterna rappate lente e compassate a vere e proprie chiacchierate per arrivare a sezioni molto più melodiche e cantate. La tecnica dell'MC non è nulla di eccezionale (a dire il vero non raggiunge proprio vette particolamente alte) ma risulta funzionale al risultato e contribuisce a creare l'atmosfera "sognante" dell'intero progetto. Tra le collaborazioni citiamo Abra, Archibald Slim, Stalin Majesty, Ethereal e altri membri del roster della Awful Records, tutti danno una buona prova di sè. Ci risulta difficile trovare difetti particolari in questo lavoro, non perchè sia un album perfetto o un classico, ma perchè è un disco difficile da spiegare e il cui apprezzamento è, forse più di altri lavori che sono stati pubblicati di recente, profondamente legato ai gusti e al mood di chi lo ascolterà potendo risultare veramente noioso per uno e un trip irrinunciabile per l' altro. Il nostro consiglio è comunque quello di ascoltare il disco, a meno che non cerchiate lavori più focalizzati da un punto di vista lirico o se preferite un rap molto più classico e hardcore.
In definitiva "I'm a Piece of Shit" è sicuramente un buon disco che ci sentiamo di consigliare, fermo restando le precisazioni sopra. Siamo a questo punto cuoriosi di ascoltari i prossimi lavori di Father e, in generale, della sua label in attesa che spicchi il volo diventando una vera e propria etichetta di professionisti a tutti gli effetti.