- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gianluca
Fabri Fibra - Tradimento 10 Anni (recensione)
2006. Definirlo come l’anno zero del “nuovo” rap italiano sarebbe sicuramente errato, in quanto gia dal 2003 in poi si possono contare sulle dita di una mano i lavori di grande qualità all’interno della scena hiphop italiana: pensiamo ad Inoki ed al suo “Fabiano detto Inoki”, al ri-esordio dei Club Dogo con “Mi Fist”, La Crème e “L’alba”, oppure le continue perle tirate fuori da quel monumento chiamato Bassi Maestro. Tuttavia, anche se si parla di rap di pregevole fattura, questi lavori non ottennero l’attenzione mediatica che sicuramente meritavano, per diversi motivi: un calo vistoso dell’attenzione del pubblico verso il prodotto rap italiano, mancati investimenti produttivi da parte delle varie major, e in generale una credibilità tutta da ricostruire dopo i fasti di fine anni ’90. C’è un momento preciso in cui man mano viene a ricostruirsi quel filo spezzatosi bruscamente, e tale “riconciliazione” è dovuta ad una figura che sarà negli anni fondamentale per riportare il rap italiano a determinati livelli: Fabri Fibra.
Fabri Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci, nasce a Senigallia a metà degli anni settanta, in un periodo sicuramente complicato e pieno di cambiamenti per il nostro paese. Ed è proprio da Senigallia che Fibra, dopo un’adolescenza complicata, riesce a trovare la chiave per uscire dal vortice in cui si trovava. Le rime sono lo strumento per esprimere tutto il suo disappunto verso il mondo che lo circonda, tramutando le sue debolezze in cardini fondamentali della sua musica. Le prime figure fondamentali che lo aiuteranno a muoversi nel mondo del rap sono Dj Lato, anch’egli di Senigallia, e Shezan il Ragio, e da qui partiranno anche i primi progetti che lo vedono concretamente coinvolto: Qustodi del Tempo e Uomini Di Mare. Ed è proprio con quest’ultima formazione che il nome di Fabri Fibra (all’epoca Fabri Fil) comincia a girare all’interno della scena, con la consapevolezza che “Sindrome di Fine Millennio” ha tutto per lasciare un segno indelebile nel rap italiano. Dopo questo momento iniziale in cui sembra che le cose stiano per andare per il meglio, due avvenimenti segnano questa prima parte del percorso di Fibra all’interno del rap italiano: il flop del progetto “Basley Click” con Fritz Da Cat e Fede (Lyricalz) e l’abbandono definitivo di Neffa al rap italiano . E’ questo il primo momento di svolta per Fabrizio; Neffa infatti, prima di prendere la decisione di abbandonare il rap per passare a tonalità più soft, aveva buttato giù delle basi per il suo nuovo disco (rap, ovviamente) ed aveva iniziato a scrivere delle rime. Tuttavia il buon Pellino, nel momento in cui decide di accantonare questo progetto, vede in Fabri Fibra il successore ideale per quel progetto che aveva in mente. Basta una chiamata, ed è proprio da quella chiamata che nasce “Turbe Giovanili”, album in cui si sente ancora pieno l’influsso di Neffa, e forse l’ultima occasione per sentire un certo tipo di rap da parte del Fibroga. Da questo momento in poi, nulla sarà più uguale a prima: Fibra lascia il suo vecchio lavoro, capisce che non può passare la vita a marcire in un ufficio, la sua strada è il rap e per capirlo deve andare in Inghilterra. Quest’anno della sua vita, il 2003, sarà fondamentale per quello che sarà l’apripista dell’incredibile successo che di li a poco vedrà protagonista il rapper di Senigallia: stiamo parlando di “Mr.Simpatia”, 2004, album che probabilmente cambia la storia del rap italiano. Fabri passa ad un tipo di rap diverso rispetto ad i suoi album precedenti, è un rap dissacrante quello di Mr.Simpatia, un rap che prende forza dalle debolezze e dagli stereotipi del nostro paese, ed è proprio su quest’immaginario che Fibra pone le basi della sua futura popolarità. Fabrizio è ad un passo dal successo tanto atteso, dopo anni di sofferenza può finalmente arrivare l’occasione per cambiare la sua vita. E il cambiamento in questione non può che passare da un “Tradimento”.
2006, l’anno del grande “Tradimento” del rap italiano. La Universal, una delle più grandi major discografiche mondiali, si convince che in Italia è ancora possibile puntare concretamente sull’Hip Hop, e il nome di punta di questa “rinascita” è proprio Fabri Fibra. Sarebbe riduttivo dire che questa scelta del rapper di Senigallia non è stata accettata dalla scena rap dell’epoca, a partire proprio dai suoi vecchi amici, che non comprendono il perché di questa scelta. Eppure, proprio da questa scelta, parte un lungo processo che riporterà negli anni il rap italiano in cima agli indici di gradimento del grande pubblico. “Tradimento” esce il 26 Maggio del 2006, ed è un’autentica bomba ad orologeria lanciata contro l’intera nazione. In quest’album vi è l’estremizzazione di tutti i concetti introdotti in Mr.Simpatia, ed è paradossale che una major così importante sponsorizzi un album in cui è presente un certo tipo di linguaggio e in cui si trattano determinati argomenti (vedi il caso di Erika e Omar in “Cuore di Latta”, o il sessismo dilagante in “Ogni Donna”, oppure l’esplicitamento del tema delle droghe leggere). Fatto sta che finalmente il rap riesce a tornare in determinati ambienti, e non nego che anche per me “Tradimento” è stato il primo approccio concreto con questi suoni. Ero un ragazzino, forse nemmeno arrivavo ai tredici, e ricordo esplicitamente di questo personaggio che diceva cose strane, rappando su uno sfondo arancione con una maglietta emblematica, “Io odio Fabri Fibra”. Non coglievo il collegamento tra il titolo del brano che in quel periodo passava in rotazione fissa su MTV (all’epoca vero discriminante su chi “contava” e chi no a livello musicale) e quella dissacrante in cui il rapper di Senigallia affermava di odiare se stesso. Fibra in quel periodo è riuscito a creare un immaginario unico ed irripetibile, partendo dalla suddetta maglietta, passando per i vari TRL in cui passava dalla maschera in stile Rey Mysterio ai painting da clown, finendo con le interviste surreali di cui si rendeva protagonista. E a me quel tipo, cosi strano, cosi fuori dal mondo, mi incuriosì talmente tanto da spingermi sempre più oltre nella conoscenza della sua musica prima, e del rap italiano in seguito. Eppure quest’album cosi importante, così decisivo, all’epoca non fu minimamente compreso dalla scena. Anzi, Fabri Fibra è stato definito per anni come “il grande male del rap italiano”, come colui che aveva infettato nuovamente questo ambiente con il virus delle major. Eppure Fabrizio in più interviste si prese la briga di sponsorizzare gruppi come i Colle Der Fomento (non propriamente legati ad ambienti major), o come il Truceklan. Ci sono voluti dieci anni per riconoscere al Fibroga (ora Sfiber) il merito essenziale di aver dato visibilità all’hip hop italiano e di aver fatto conoscere personaggi che altrimenti sarebbero stati sconosciuti al grande pubblico. Ed è proprio per celebrare quell’uscita storica che il 10 Giugno 2016, a poco più di dieci anni dall’uscita del disco, Fabri Fibra ha tirato fuori “Tradimento dieci anni”.
“Tradimento dieci anni”, oltre a rivistare determinati pezzi con sonorità più attuali, mette luce su quello che pensavano i principali rapper italiani, all’epoca (a parte i Club Dogo) quasi tutti sconosciuti, di “Tradimento”. Molto interessante il pensiero di Noyz Narcos e l’accostamento della figura di Fabri Fibra con quella di Eminem. Il rapper romano, e tutta la sua crew, ha sempre supportato i lavori del rapper di Senigallia, trovando tantissime analogie con il suo stile dissacrante. Tra l’altro, anche se questo non viene detto nello skit di Noyz, anche il suo primo “Non Dormire” contiene diversi rimandi a Fabri Fibra. Anche per Salmo la figura di Fabri Fibra è stata fondamentale nei primi anni di approcci alla musica (prima ancora del rap). Infatti, come ricorderanno i fan del rapper sardo, uno dei suoi primi demo prende il nome di “Mr. Antipatia”, ispirato liberamente da quel “Mr. Simpatia” cosi importante per l’hip hop italiano. Molto diversa è invece la posizione dei rapper “milanesi”, in particolare quel Guè Pequeno autore della maglietta “Io amo Guè Pequeno” che casualmente uscì nel periodo di “Tradimento”. La posizione del rapper milanese all’epoca era quella di chi vuole sfidare quello “che cè l’ha fatta” e che vuole dimostrare a tutti i costi che anche lui merita quella posizione. Non c’era del reale astio verso il Fibroga, era semplicemente una cosa “molto hip hop” all’epoca. Anche Marracash nella sua skit spiega questo concetto, aggiungendo che, una volta che tutti riescono ad arrivare ad un determinato livello, è molto più semplice conoscere la persona che risiede dietro il personaggio, ed è più facile instaurare rapporti di amicizia (cosa che poi è realmente successa). Per quanto riguarda i vari remix, l’obiettivo è stato pienamente raggiunto: cercare di lasciare intatti i temi dell’epoca (che risultano tutt’ora attuali) aggiornando però i suoni originari dell’album. Cosi abbiamo la presenza di Gemitaiz, perfetto nel remix di “La pula busso”, dove il rapper romano racconta in modo preciso la famosa avventura di quel fantomatico arresto. Il “neomelodico” Nitro aggiorna perfettamente “Vaffanculo scemo”, autentica hit nel 2006, mentre Madman aggiunge ancora più follia a “Rompiti il collo”. Menzione d’onore per Claver Gold in “Idee Stupide”, dove con il suo flow intimo si aggiunge perfettamente a quel mood malinconico/intenso che caratterizzò il pezzo all’epoca in cui uscì. Autentica sorpresa per quanto riguarda invece Tolu in “Su le mani” (pezzo che all’epoca mi fece letteralmente impazzire). Azzeccatissimi infine le collaborazioni di Jake la Furia in “Rap in guerra” ed Emis Killa in “Mal di stomaco”, perfettamente idonei ai temi trattati nei pezzi in questione. I vari remix sono stati affidati ad alcune delle mani più importanti dell’hip hop italiano odierno: Yazee, Don Joe, Deleterio, Takagi & Ketra, Fuzzy (Quadraro Basement), Big Fish, Aquadrop, Dopesquad.
In conclusione, questa nuova versione di “Tradimento” non fa che ribadire ancora una volta un elemento fondamentale: senza Fabrizio Tarducci probabilmente oggi il rap italiano non starebbe vivendo questa nuova “Età dell’oro”. Il suo contributo negli anni, anche nel far conoscere altri artisti sconosciuti, è stato semplicemente fondamentale, e con questa nuova edizione il Fibroga si sta riprendendo un po’ di quella considerazione da parte delle molteplici teste raffinate dell’hip hop italiano che dopo quello strano 2006 era venuta un po’ a mancare…