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  • Categoria: Recensioni
  • Scritto da Gabriele

Marracash e Guè Pequeno - Santeria (recensione)

Santeria

Valutazione attuale: 4 / 5

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A volte nella vita accadono cose talmente belle e inaspettate che i tempi necessari a realizzare il tutto possono essere più lunghi di quelli che avete impiegato per capire che “colluttorio” ha in realtà una “t” sola. Questo sarà successo ad esempio quando hai finito gli esami di maturità, o quando ti stavi rendendo conto che Sturaro, Giaccherini e Parolo si stavano giocando l’accesso ad una semifinale di un europeo. A me è capitato e l'ho notato ogni qualvolta accedessi alla sezione musica del telefono ricordandomi che Marracash e Guè Pequeno avevano fatto un album insieme. Sì perché per chi segue i due artisti da tempo probabilmente è troppo bella per essere vera l’esistenza di un loro album collaborativo, e come tante volte accade, questa voglia disperata generale di sentire un progetto, può essere sia quello che lo lancia verso vette inesplorate, che quello che rischia di alzare eccessivamente l’aspettativa generale a livelli concretamente irraggiungibili per qualsiasi artista. “Santeria” di Marra e Guè è sicuramente uno dei dischi di rap italiano più attesi degli ultimi anni, cosa tutt’altro che impronosticabile quando due pesi massimi del genere decidono di unire le forze per diventare una sorta di Avengers della scena rap.

Iniziare a parlare di “Santeria” senza citare il fantastico lavoro di promozione fatto per il disco, sia sui social network dei due artisti, tra post criptici e messaggi subliminali, che a livello di iniziative, con la originale idea della “mappa interattiva” della città di Milano, sarebbe senz’altro irrispettoso verso tutto il team di lavoro dietro i due rapper. Già, “originale”, un aggettivo che troppo poco spesso ci si trova ad usare quando si parla di promozione o lancio di un album in Italia, ma che grazie a Marracash e Guè Pequeno, ma anche a Fabri Fibra con “Squallor”, sembra non essere così inutilizzabile anche in questo paese, e andrebbe gridato per le strade quanto ancora una volta sia il rap a portare novità su un piano assolutamente non trascurabile per l’industria musicale nel 2016.

Il miglior modo per partire ad analizzare il disco è senza dubbio iniziare chiarendo il significato del titolo, e nonostante abbia pensato per un attimo di fingere che fosse tutto frutto della mia immensa cultura generale, ammetto qui di aver cercato il significato su Google non appena saputo il titolo dell’album e vi riporto ciò che ho appreso dalla definizione di Wikipedia.

La santeria nasce dal mix di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba, praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba, in Brasile, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Panamá e anche in luoghi con molti immigrati latinoamericani negli Stati Uniti. Il termine "santeria" è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un'eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che andavano in questo modo a non comprendere il ruolo principale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste, portate con loro dall'Africa occidentale, li costrinse a trovare una soluzione per aggirare questo divieto e cioè di celare, nel vero senso della parola, dietro l'iconografia cattolica i loro Dei, così da essere liberi di adorarli senza incorrere nella crudeltà dell'oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi, quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali.

Ora, credo non sia difficile immaginare le analogie tra quello che era la santeria per gli schiavi e quello che è il rap e l’approccio alla musica per Marracash e Guè Pequeno. La musica corrisponde ai “santi” degli schiavi. Se qualcuno quindi crede che in superficie la loro musica possa somigliare a quella del resto della musica in Italia si sbaglia, questa è santeria e sotto quella superficie si nasconde un culto e un origine diametralmente opposta a quella della maggior parte degli artisti in Italia. La santeria era lo strumento di contrapposizione al cattolicesimo, il rap è il loro strumento di contrapposizione al resto del mondo che li circonda.

Inoltre la santeria, che è popolarmente molto legata anche a tutto l’immaginario della magia nera ha quindi un’altra chiave di lettura che è quella impersonata dalla fantastica cover art dell’artista colombiano Armando Mesias, ossia una sorta di maledizione, che qui incombe sui due artisti, poi interpretata in spagnolo nella title track e intro dell’album da un’inquietante voce femminile su uno splendido tappeto musicale di Shablo. “Il potere li distruggerà, i soldi li tradiranno, la fama gli distruggerà l'anima” recita l’intro, ed infatti la seconda traccia dell’album è “Money”, dove su un gran beat filo west-coast di Don Joe e Mark Hiroshima, Marra e Guè celebrano i risultati raggiunti durante la loro carriera a livello materiale e non, confermando gli effetti della maledizione appena ricevuta, che si manifesta perfettamente nelle parole di GuèIl denaro è la radice del male che ho nel mio orto”. “Money” è in assoluto una delle migliori tracce del disco, ed è forse anche il miglior brano che potesse essere messo all’inizio della tracklist. Una doccia di verità, ironia e rap nel senso più crudo del termine che rappresenta solo il primo dei possibili street anthem del disco.

Già perché ancor più di “Money” brani come “Salvador Dali” con Charlie Charles, “Scooteroni” prodotta da Pherro e “Tony” con i 2ndRoof sembrano essere delle bombe ad orologeria pronte a esplodere e diventare i pezzi più popolari dell’album, sia per l’appeal molto street, ma soprattutto perché ricalcano molto lo stile dominante sulla scena rap italiana del momento a livello di sound, anche se quello che sentirete sopra quelle basi è probabilmente meglio di qualsiasi altra cosa uscita fin’ora.

Tuttavia “Santeria” sembra un po’ voler mettere il piede in più scarpe a livello di sound e atmosfere, ed ecco quindi che magari a un pezzo più conscious e orecchiabile come il singolo “Nulla Accade” segue “Senza Dio”, uno dei momenti di più alto livello dell’album, dove si ritrova forse meglio il concetto iniziale di “santeria” inteso come culto. Un brano coinvolgente e anche piuttosto club friendly, ma che ha in realtà qualcosa di più di quanto non si creda in apparenza, visto che soprattutto nella strofa di Marra, viene esplorato anche il tema della spiritualità dell’artista e di come questa faccia fatica ad equilibrarsi con il lato più mondano della vita di un personaggio famoso. E’ molto rappresentativa in questo senso la rima “Sto tra poveri diavoli e ricchi miracoli/ Il giocatore esperto gioca sempre su più tavoli”.

Oltre a ciò il disco non manca assolutamente anche di qualche frecciatina che sicuramente farà discutere da qui ai prossimi mesi. Impossibile non citare “Cantante Italiana”, dove sul beat del fedelissimo di Marra, Del, i due rapper "sfottono" buona parte del panorama musicale melodico italiano, femminile e non, includendo ironiche preferenze sessuali più o meno condivisibili. L’ispirazione per questo brano arriva da “Just Playin” di Biggie come dichiarato dai due rapper in una recente intervista, ma il name droppin non finisce qui, perché dopo sfottò più impliciti arriva in “Cosa Mia”, il primo riferimento esplicito di Marracash a Fedez (“Bambolotti come Benji e Fedez”), che è seguito da altri sicuramente meno espliciti, ma altrettanto forti in “Purdi”, che oltre ad avere un altro strepitoso beat di Don Joe, sembra essere un vero e proprio dissing a Fedez e/o J- Ax.

Santeria” è un disco piacevole anche per un ascolto tutto di un fiato, soprattutto per l’alternanza di sound e mood sopracitata che permette di sconfiggere un po’ la distrazione e l’annoiarsi facile dell’ascoltatore medio dei nostri giorni. Inoltre un po’ a sorpresa per quello che mi aspettavo, l’album dimostra di avere anche un paio di buone cartucce da giocarsi nel panorama mainstream con pezzi come “Insta Lova”, che sarà il prossimo singolo, ed “Erba e Wifi”, che oltre a rendere il disco un po’ più summer-friendly, permetteranno probabilmente al progetto di avere lunga vita anche nelle rotation radiofoniche e televisive, si spera. Impossibile poi non parlare di “Film Senza Volume”, dove compare la base migliore del disco a mani basse, realizzata da Charlie Charles e Shablo e “rubata” dal brano “In Your Mind” dell’album di ShabloMate Y Espiritu”.

Nonostante ciò, qualche traccia durante l’ascolto sembra suonare un po’ di troppo. “Maledetto Me” e “Quasi Amici” sono forse i brani meno originali del progetto. Il primo è una Dj Mustardata che forse non ho apprezzato perché inizio ad essere stufo in generale del suono alla Dj Mustard dopo due anni e passa dove i suoi beat e i suoi cloni sono comparsi ovunque, e anche Marra e Guè credo abbiano fatto meglio in altre tracce del disco. Mentre “Quasi Amici” sembra un po’ una ripetizione di brani che Marra ha fatto da solista e meglio, come per esempio con “Il Nostro Tempo” nel suo ultimo disco.

Santeria” sarà un disco di cui ci ricorderemo per tanto tempo ed è senza dubbio a livello di qualità uno dei migliori dischi usciti quest’anno in Italia. La scelta di non aggiungere featuring mi trova assolutamente d’accordo e siamo tutti felici di aver potuto sentire cosa possono davvero fare Marracash e Guè Pequeno insieme. I due artisti hanno dimostrato ancora una volta di essere una spanna in più sopra il resto della scena in Italia non solo nel rap, e forse sono riusciti a partorire il primo disco rap italiano della storia in grado di far convivere serenamente il grosso sostegno della scena, con il grande successo a livello discografico. Personalmente mi sarei aspettato una maggiore sperimentazione, visto che l’aprire nuove strade artistiche ha caratterizzato la maggior parte dei progetti delle carriere dei due rapper, mentre invece “Santeria” pare essere più un disco manifesto della loro grandezza artistica e che fissa per bene le due poltrone sul trono, piuttosto che portatore di qualche novità. Il progetto sembra essere una fotografia della musica che piace fare ai due rapper, senza troppo studio a tavolino, e in questo senso, la varietà di sound, a tratti eccessiva ne è la piena dimostrazione, senza contare che il concept è forse meno sviluppato di quanto potesse sembrare a inizio tracklist.

A riparare a questo c’è per fortuna la grandezza di liriche, metriche e flow dei due milanesi che li consacrerà nell’olimpo dei migliori di sempre una volta di più. Non è facile rendere felici tutti quando un progetto è così tanto atteso, ed è forse proprio la grande attesa dovuta alla grandezza dei due rapper, che lascerà una parte di pubblico soddisfatta ma con la sensazione che “Santeria” poteva essere qualcosa di più. Forse in parte è così, ma il disco non è certo una delusione, e ciò comunque non toglie nulla alla qualità del progetto e a quella dei due artisti, che se esiste un Dio avremo tutti la possibilità di vedere in tour insieme.

La trinità era un duo” dice Marra in “Senza Dio”, e molto probabilmente lo sarà ancora per un po’.

 

Gabriele
Author: Gabriele
"This is my canvas, I’ma paint it how i want it baby” (J. Cole).

Marracash e Guè Pequeno - Santeria (recensione) - 4.5 su 5 basato su 39 reviews