- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gianluca
En?gma - Indaco (recensione)
Sicuramente “Indaco” di En?gma si candida a lasciare il segno sotto diversi punti di vista: anzitutto, c’è un passaggio, forse definitivo, del rapper sardo a tonalità più “particolari”, una fase iniziata già nei dischi precedenti che in “Indaco” trova la sua perfezione. Impossibile poi non parlare del distacco definitivo dal collettivo Machete, crew che lui stesso fondò insieme a Salmo, El Raton e Dj Slait, nel momento più prospero forse per l’intero gruppo. Andiamo ad analizzarlo nel dettaglio!
“Sembra strano che mi sento speciale, sin da quando in posizione fetale davo retta a quel trambusto mentale, a metà tra stentare e ostentare”
L’intro di “Indaco” ci dà la percezione del leit-motiv del disco; si parte dalla rappresentazione di questi bambini speciali (“bambini-indaco”), dietro il cui ritardo si nascondono delle capacità particolari, che se non vengono ben gestite possono diventare pericolose. En?gma si conferma dunque grande appassionato di temi estremamente particolari, e in questi esoterismi si rivedono molti aspetti ancestrali della sua terra natale, la Sardegna.
“Dio si mimetizza, nell’animo si mischia e si risveglia dentro Chichén Itzám scorci bui, cosa fui, causa sui, nacqui forse a Rapa Nui con maschera Inca al battesimo, io non canto cazzo è incantesimo”
Altro elemento molto interessante è il continuo riferimento che En?gma fa verso culture apparentemente molto distanti fra loro come gli Inca e i Maya: è come se ci fosse un filo costante che asseconda il viaggio dell’artista sardo, un tragitto che parte dall’Isola di Pasqua e finisce dritto ad un'altra isola al centro del Mediterraneo… tentativo estremamente coraggioso, che giova tantissimo alla mia immaginazione.
“Dimmi com’è che questa nebbia mi porta con se, quindi non vedo più dentro di me. Guardo lo specchio e mi chiedo “chi è?” mille perché, quando non vedo più dentro di me!”
Il tema della morte è molto forte e sentito in “Indaco” e in “River Phoenix”. En?gma si rappresenta come un attore che non riesce più a reggere la pressione che comporta la popolarità, non riesce più a riconoscere la figura che si trova davanti ogni mattino, e muore schiacciato dal peso dell’incomprensione di se. In “Prendi me” si dà invece una percezione sociale della morte, riferita più che altro alle difficoltà (economiche principalmente) che circondano i nostri giorni, si cerca di raccontare come a volte sia impossibile sfuggire al peso dei problemi.
Per quanto riguarda le produzioni, troviamo nomi nuovi rispetto al recente passato: Valentini, Marx (recente disco d’oro con Marra e Guè), WSHT, Prez Beat, Noia, Ros, Marco Zangirolami, Kaizen (che gli ha dato una grossa mano nel riassemblaggio del tutto), Salvatore Desini e Marco Manueddu (e anche se stesso). Troviamo due soli featuring nel disco, Noia e quel Gemitaiz che da sempre si trova estremamente a proprio agio in dischi del genere.
In conclusione, forse ci troviamo di fronte all’album più complesso e particolare dell’intero 2016: “Indaco” è un lavoro cupo, che probabilmente toglie qualcosa nel momento dell’ascolto, ma che al tempo stesso ti fa uscire dal viaggio con la voglia di immergerti nelle storie raccontate dal rapper sardo. Non è facile trovare in giro lavori così impegnativi e tecnici, curati nel dettaglio, probabilmente con una dovizia di particolari che nemmeno in epoca Machete avevamo riscontrato nel buon En?gma.