- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gabriele Correnti
Lazza - Zzala (recensione)
“Voglio solo il lusso più sfrenato, non mi sono accontentato di quel tre stelle, frà per te io sono un libro aperto ma tra qualche tempo sarò un best seller.”
Il nome di Lazza è senza dubbio uno di quelli che, pur riconoscendolo, è rimasto sempre un po’ a margine, perché sotto l’ala di un rapper più esposto come Emis Killa, perché sotto un etichetta che non gli ha concesso libertà creativa e decisionale, perché i suoi lavori non sono mai andati oltre i mixtape ed i featuring, perché qualcosa per avere un metro di giudizio forse non esisteva neanche per lui, che la sua esperienza e la sua credibilità se l’è costruita tramite il mondo del freestyle che , come sappiamo, non sempre coincide con la capacità nel saper scrivere i testi. Finalmente quest’anno le cose sono cambiate, Lazza è uscito dalla Blocco Recordz, ha cestinato il progetto cui era al lavoro ed ha deciso di tirare su il collettivo 333 Mob assieme ai produttori ed artist director Low Kidd e Dj Slait, punte di diamante della Machete Records. Il percorso che ci ha accompagnato sino all’uscita dell’album è fatto di singoli che hanno attirato parecchia attenzione su di lui e adesso che “Zaala” è finalmente fuori noi siamo qui per raccontarvelo.
L’album, ascoltandolo nel suo insieme, restituisce a chi lo ascolta un senso di compiuto, con un intro ed un outro (che non devono essere necessariamente legati al concetto di brevità) che spiccano per qualità e contenuti, con uno sviluppo del disco vario e sperimentale, dove il rapper si misura con metriche e flow differenti, a volte efficaci e piacevoli, altre volte più scontati ed opachi. Non ci sono infatti veri e propri difetti, se non una certa omogeneità che possiamo riscontrare nel contenuto e nella produzione delle undici tracce che compongono l’album, che sono quindi croce e delizia. Sin dai titoli infatti, può esser dedotto che lo sviluppo di concetti e contenuti complessi sia messo un po’ da parte a favore dell’accessibilità nell’ascolto, che comunque non esclude la cura col quale l’album è stato confezionato. Vi parleremo così dei brani, che ci raccontano bene l’anima del disco, escludendo quelli che sono già editi da un po’ di tempo, ovvero DDA e Maleducati (che ci sono comunque piaciuti parecchio.)
La traccia d’apertura è "Overture", dove Lazza ci parla di sé e della sua vita privata, esponendo concetti delicati con maturità artistica, eseguendo anche un brano di Chopin al pianoforte, il quale fa da tappeto musicale per il suo flusso di pensieri. Già questo elemento è caratterizzante ed unico, poiché l’uso esclusivo del pianoforte in Italia è stata utilizzato dal solo Dargen D’amico, genio innovatore dei linguaggi e della musica.
“ ‘Sto disco nuovo non l’ho chiuso, ce l’avevo scritto in testa come Mozart.”
"Origami" è un brano molto interessante ed ispirato, dove Lazza esprime la sua voglia di raccontarsi e di mettersi in gioco con rime accattivanti ed un suono fresco che non mancheranno di coinvolgere gli ascoltatori. Molti coetanei si troveranno sicuramente nella sua voglia di rivalsa e di conquista.
“Vieni per scaldare il banco” dicevano a scuola, io avrei voluto dirgli “ma con sta freschezza cosa vuoi che scaldo, ti serve una prova?”
"Lario" è probabilmente una futura hit di cui non potrete più fare a meno. Il flow che ha deciso di usare è azzecatissimo ed originale così come il termine stesso che è già divenuto cult per i suoi fan. Che stile Lazzino!
“Vorrei farlo da Kanye, tu puoi farlo da cane, faccio un pezzo con Dio e ci son solo io.”
Take Away/430/Zzala sono tre tracce che, dalle produzioni sino alle metriche utilizzate, si distinguono per la vivacità colorata del suono e delle rime, con punchline ed incastri di livello, con dei ritornelli che vi fotteranno sicuramente il cervello.
"Silenzio" è la traccia finale del disco, è il brano per cui vale la pena comprare questo disco e da cui Lazza deve necessariamente ripartire per i futuri progetti. La traccia è di una profondità di stucchevole bellezza e che lascia attoniti per la profondità dei concetti e delle rime che vi lasceranno con l’amaro in bocca, e non per la delusione. Gustatevela e diffondetela più che potete.
“Io so interpretare il linguaggio dei segni che poi conta quello dei sogni, guardandoti zitta che fissi la borsa che è esposta in vetrina.”
Bonus Track:
"MNM" è una mina dove, e che non sia preso come difetto, si nota tantissimo l’influenza stilistica ma anche vocale di Emis Killa, ascoltatevela. Lazzino, è un complimento!
"MOB": Ma.. che strofe pesantissime hanno tirato giù tutti e tre?