- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gabriele Correnti
Joey Badass - All Amerikkkan Badass (recensione)
Lo avevamo già annunciato, questo sarebbe stato l’anno della consacrazione definitiva dI Joey Badass e così è stato. In un articolo precedente vi avevamo parlato della sua evoluzione artistica, della sua knowledge e del suo senso di appartenenza a questa musica. Per orientarvi un po’ meglio all’interno della sua musica, vi consigliamo di riprenderlo se ancora non lo aveste fatto.
L’album è finalmente tra le nostre mani da tre settimane, abbastanza per divorarlo ed assaporarlo in ogni sua sfumatura ed al termine di questo ne siamo più che soddisfatti.
Il disco può esser tranquillamente suddiviso in due parti. Le prime 6 tracce affrontano temi importanti e delicati, specialmente per la comunità afro-americana stanziata in America, poiché vengono raccontati momenti, frustrazioni, difficoltà e disomogeneità che questi sono costretti a vivere. Vedi la dichiarazione d’amore e di difesa in “For My People”, una delle tracce più emotive e sentite del disco, così come in “Temptation” e in “Why don’t you love me?”.Più esplicito di così... Badass con gran coraggio mette a nudo la sua anima e i suoi pensieri ripercorrendo con lucidità il percorso di disgregazione e affermazione che ogni uomo di colore è costretto ad affrontare per poter vivere in serenità, nel rispetto dei suoi diritti e delle sue libertà.
È in “Devastated” che notiamo il cambiamento di prospettiva che attua Joey nello sviluppo tematico dei suoi pezzi, dove dal collettivo ci spostiamo labilmente nell’individualità. Qui, continua ad urlare forte il suo status di afro-americano trasferendovi però sensazioni e traduzioni che quotidianamente affronta nel suo mondo interiore, disegnandosi come un predestinato col potere di cambiare le cose grazie alle sue abilità di scrittura. Perché si sa, la musica può cambiare il mondo.
In coincidenza con questo cambio di rotta, troviamo anche la presenza dei featuring che presenziano nell’album. Il primo è quello di SchoolBoy Q in “Rockabye Baby”, una sicurezza sulla traccia con la sua cattiveria e il suo stile che ben si sposano con la rabbia di Badass e il massiccio tappeto musicale sopra il quale i due si confrontano sulla propria posizione sociale nella società americana. A questa si susseguono i featuring di Nick Carvey e Kirk Knight in “Ring The Alarm”, una traccia accattivante sulla mancanza di skills nel rap game, tracce come “Babylon” dalla forte influenza reggae edaltre come "Super Predator" e "Legendary" permeate dai rinomati tecnicismi di rapper come Styles.P o dei soliti contenuti importanti come quelli di J.Cole.
La traccia conclusiva, Amerikan Idol, è un vero e proprio reclamo al governo degli stati uniti affinchè le cose cambino, le differenze scompaiano e la giustizia prevalga. Con malinconia e con una maturità non proprio di un ragazzo appena 21enne, Badass chiude un disco dalle aspettative altissime che vengono ripagate in toto, a patto che si compia un piccolo sforzo per entrare dentro le dinamiche e le motivazioni che lo portano ad affrontare temi non sempre condivisibili e/o comprensibili dagli ascoltatori occasionali alla ricerca di musica poco impegnata.
Disco immancabile per chi è un fan dai tempi di "1999". E’ emozionante vederlo evolvere in questo modo.