facebook  twitter  vimeo  YouTube  

Menu
  • Categoria: Eyes On The Game
  • Scritto da Gabriele

Ernia ha chiesto rispetto per la nuova scena e ha ragione

Ernia

Da un anno a questa parte sembra non si senta parlare di altro oltre a questa "Trap". Delle parole che nella maggior parte dei casi arrivano da pseudo fan che considerano questa come una sorta di figlio illegittimo della scena rap che non dovrebbe esistere, in quanto contraria ai sani e vecchi valori della famiglia Cristiana comunità Hip Hop. Inutile dire che tutta questa onda di hating si è naturalmente riversata su chi tiene alta la bandiera della nuova corrente del Rap e della Trap in Italia come i vari Sfera, Ghali, e Izi.

Dal mio canto questo discorso mi è parso fin dall'inizio abbastanza insensato, in primis perchè al centro della discussione vi è  un sound che è tutt'altro che venuto fuori l'altro ieri. Insomma chiunque abbia mai sentito gli album di Marracash, Guè Pequeno e Club Dogo degli ultimi anni si sarà già accorto che i bassi 808, i rullanti duri e gli hi hats attorcigliati non sono di certo una novità per la scena italiana. Quello che ha sostanzialmente fatto la nuova scena è prendere la corrente nata con "Zona Uno Anthem" e "Il Ragazzo D'Oro" e creargli una vita a sé, distaccata dai vecchi modi e customi del rap all'italiana.

I gusti sono una cosa soggettiva per natura e siete tutti liberi di non farvi piacere questo sound. Quello che però ho trovato dal primo momento inaccettabile è stata la frequente mancanza di rispetto per questi artisti. La maggior parte delle volte che ho sentito parlare di Ghali, Sfera e altri, da presunti conoscitori del rap, ho potuto percepire una certa mancanza di riconoscimento per il lavoro che le nuove leve stanno svolgendo negli ultimi anni. Come se da un giorno all'altro quattro scemi si fossero svegliati scoprendo l'autotune e iniziando a registrare due canzoni a caso che non si sa perchè la gente ama.

Le cose non stanno esattamente così. Aldillà di tutto va riconosciuto il fatto che questi sono ragazzi che stanno lottando per il proprio obiettivo da anni, prendendosi anche grandi facciate contro il muro come nel caso di Ghali, e credo che nonostante la legittima libertà di giudizio sul risultato finale, non sia giusto da parte di fan e addetti ai lavori non riconoscere quello che è poi anche uno dei capisaldi della cultura Hip Hop come lo struggle, e lo sbattersi per il proprio obiettivo, cosa che sicuramente non manca alla nuova scena.

Nel sentirmi abbastanza isolato come Dory in oceano aperto con questa opinione, in questi giorni è arrivato in mio soccorso l'ex Troupe D'Elite Ernia, che ha tirato giù quello che lui stesso ha definito "L'albero genealogico del nuovo hiphop", raccontando vicende e rapporti personali dei nuovi artisti della scena milanese/genovese tra litigi e sbattimenti nel raggiungere quello che oggi hanno finalmente raggiunto. Puoi leggere qui sotto lo stato-romanzo di Ernia su Facebook in attesa dell'uscita di un film su questa storia, che è già più interessante dell'ultimo film di Muccino.

Per chi non lo sapesse anche Ernia, come l'altro ex Troupe D'Elite Ghali, ha intrapreso una carriera da solista da poco riaggiornata con l'uscita di "No Hooks EP", oltre ad essere nel roster della Thaurus di Shablo. Un pensiero intelligente quello di Ernia che così facendo ha anche avuto modo di fare promozione al suo ultimo progetto on un solo colpo, visto quanto ha fatto parlare questo post.

Siamo tutti liberi di avere pareri sulla musica degli artisti della scena, ma tutti dovremmo ricordarci più spesso di rispettarli, se non altro per i sacrifici che fanno per la musica che noi stessi amiamo.

 

Gabriele
Author: Gabriele
"This is my canvas, I’ma paint it how i want it baby” (J. Cole).