- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Gabriele Correnti
L’importanza del viaggio di ‘Ulisse’ nel Rap Italiano.
‘’Nelle mie canzoni parlo quasi esclusivamente di me, il resto lo conosco poco. Nico sono Io, con più senso pratico in un altro mondo in cui non esiste il rap per sfogarsi. Certe volte la rabbia ti trasforma, la paura diventa forza e lasci andare tutte le emozioni, ti esprimi e non importa quanto drammatiche saranno le conseguenze. Tratto da una storia non vera.’’
Esordisce così Low Low nell’annunciare il suo nuovo singolo dopo due anni di buio. ‘Ulisse’ non è un brano come tutti gli altri, non lo è per l’autore, non lo è per chi lo ascolta. Per molti versi rappresenta una rinascita dal punto di vista artistico ma soprattutto umano. Ma partiamo con ordine. Il nome di Low Low è stato da sempre discusso nel nostro caro vecchio ambiente. Dai tempi di ’21 Motivi’ con 3D e da ‘Metriche vol.1’, parliamo già di ben 5 anni fa, passando per la fondazione della NSP, sino al disco ‘Per Sempre’ col fratello di una vita, Sercho, finendo per il Vol. 2 di Metriche. Low Low è passato, nell’arco di un battito, dall’essere il ragazzino sedicenne con la faccia tosta ad un Tecniche Perfette, all’essere il ragazzo fuori di testa che si autoproclama numero uno del rap italiano. Quel che si potrebbe pensare superficialmente è che ovviamente si tratti dell’ennesimo caso umano a cui il rap ha dato alla testa. Ma la differenza sta proprio qui, Low Low è sì un caso umano, ma non umano a caso. Che Nitro mi conceda il termine. Low Low ha qualcosa di speciale dentro di sé, dentro le sue liriche ed è più semplice di quanto si possa pensare. Low Low è come tutti noi. Per spiegare meglio il concetto mi affiderò a tre parole chiave legate dal filo rosso del suo destino. Dio, Eminem e ‘Sfoghi di una vita complicata’. Per i ragazzi più giovani, sino ai vent’anni circa, appassionati del genere come me, Low Low ha un’importanza fondamentale grazie alla prima parte di ‘sfoghi di una vita complicata’ dove racconta la rabbia e la frustrazioni che viviamo in periodi particolarmente difficili, quelli in cui siamo troppo piccoli per stare male ma già troppo grandi per restare indifferenti al male stesso. Low Low mette in chiaro dei concetti, apre visioni, dice ciò che possiamo solo pensare, rinnega Dio. Passano gli anni, cresce la sua personalità, cambia il suo pensiero ed intanto escono fuori, quasi come fossero ovvie, le parti due e tre, intervallate entrambe da due anni. Dio stavolta non è la causa del male, ma è la forza per andare avanti, per vincere, per ottenere ciò che non ha. Diventa una presenza, sebbene quasi strumentalizzata, costante, nel cammino musicale di Low Low. Al concetto di Dio, musicalmente parlando, associo il nome di Eminem, il rapper preferito, come da lui più volte affermato , il quale è continua fonte di ispirazione e di sostegno nei momenti più bui, come in quelli più belli. Ognuno di noi ha un idolo da ringraziare, che sia musicale o religioso, quella è un’altra storia. Adesso Low Low è tornato più forte che mai, ha firmato con la ‘Sugar Music’, etichetta storica dalla forte ‘autorità’, ed ha deciso di affidare la produzione del singolo a Fausto Cogliati, voce grossa nel campo della produzione musicale. Il risultato è un Low Low maturo nelle liriche, con un lessico invidiabile, citazioni per pochi (come quella riferita al massacro di ‘Columbine High School’), consapevole di ciò che vuole, di ciò che trasmette, di ciò che gli altri non vedono. Questo pezzo non è altro che una dichiarazione di guerra agli altri ed a sé stesso di un ragazzo come tutti noi che ha scelto di prendersi tutto. Un giorno di vita di Low Low, o meglio, di Ulisse. Tratto da una storia vera.
Elephant, di Gus Van Sant. 2003. Film premiato al Festival di Cannes. Racconta del massacro di Columbine.