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Diversi, ma così uguali: i ''Gemelli'' del Rap - Ape e Asher Kuno

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Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono: sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio” così l’unione artistica di Ape e Asher Kuno si plasma e si consolida in un progetto davvero forte e concreto. Il primo è uno dei rapper storici che ha vissuto la Golden Age facendo la storia del Rap italiano con “Venticinque” e “Generazioni di sconvolti”,  il secondo, è un rapper “spregiudicato” che ha sempre tenuto alta la bandiera dell’Hip Hop italiano, senza mai scendere a compromessi e rimanendo coerente e fermo sulle proprie scelte e sul proprio stile.

Passione, rispetto e ideali uniscono i due artisti che con il loro talento danno vita a un progetto che si distingue dal sound del momento, rimanendo fedele al suono originale anni ‘90 con l’album “Gemelli”. Tredici pezzi puri e profondi dai sentimenti veri e unici. Un racconto in rime di momenti e situazioni già vissuti che vantano di ricche collaborazioni, sia al microfono che ai beat. Mix e master del lavoro sono stati curati da Jack The Smoker e Jangy Leeon al Caveau Studios. La grafica di “Gemelli” è stata realizzata da Blo/B, fotografia di Federico Laddaga.

E’ stato un piacere poterli incontrare e passare un pomeriggio con loro. L’appuntamento era in stazione a Monza, Kuno mi ha raggiunta in treno da vero b-boy, mentre Ape è arrivato con la sua Audi aziendale. Tra una birra e una piada elaborata, si sono raccontati in maniera molto naturale e sincera. Diversi ma uguali, un duo che messo insieme è una fortezza.

Ragazzi, leggete attentamente questa intervista, soprattutto mi rivolgo al pubblico più giovane. Avete l’opportunità di conoscere due rapper che la sanno molto lunga.

 

1. Il 17 maggio, è uscito il vostro nuovo album “Gemelli”: sia la copertina che il titolo ci riportano al classico film con Denny De Vito e Schwarzenegger.  Possiamo definirvi una specie di esperimento scientifico del Rap?

Kuno: Esperimento scientifico? Beh volendo sì, effettivamente siamo due persone molto diverse tanto da poter sentirci dire: “ma sti due possono fare un disco insieme?”

Ape: Sì, ci sta. Alla fine ci conosciamo da una vita abbiamo fatto tante cose insieme, e questa idea è venuta fuori proprio perché abbiamo giocato sul contrasto, tra l’altro sono stato molto combattutto per questa scelta, sia del titolo dell’album che della copertina.

Kuno: Sono stato io a volerla fare a tutti i costi, perché mi faceva proprio ridere il fatto che lui è ultra palestrato e io ultra con la pancetta, già a prescindere siamo Schwarzenegger e De Vito.  

2. Quindi possiamo dire che Ape è il gigante buono e Kuno il Danny De Vito furbo?

Kuno: In realtà sì. Volendo sono ruoli che ci si addicono. Siamo l’uno l’opposto dell’altro. Lui all’inizio non voleva fare questa copertina perché diceva che non era abbastanza seria alchè ho dovuto sguinzagliare Jack e Jangy per convicerlo.

Ape: Comunque l’ha avuta vinta l’ultimo mese e mezzo. Con questo album ci siamo completati. Anche ora che il disco è finito e che ci sono da organizzare varie cose, uno ne fa una e l’altro fa l’altra.

Kuno: La cosa che fa ridere è che non c’è bisogno di dire: “tu fai quello io faccio questo”; anzi, se ci diciamo a vicenda cosa fare ci innervosiamo. Riusciamo a gestirci abbastanza bene senza neanche doverci dirigere. Ognuno ha il suo ruolo.

3.  Asher Kuno e Ape, voi siete due rapper storici che hanno vissuto la golden age del Rap Italiano contribuendo a farne la storia. Vi unisce oltre alla stima artistica una forte amicizia, raccontateci come è nata questa collaborazione e il concept che vorreste trasmettere.

Ape: E’ nata così; mi ha chiamato per fare un pezzo in Hallweedwood 3.

Kuno: Anzi, parentesi: ci eravamo sentiti qualche anno prima quando era uscito Hallweedwood 2 e lui si era offeso perché non l’avevo chiamato.

Ape: E’ vero!

Kuno: Io gli avevo detto: “vabbè Bro non stai rappando da un po’, nel prossimo ti chiamo”.

Ape: Sì, mi ha infatti chiamato per il Vol.3. Era tipo luglio e lui ad agosto doveva chiudere il master e io dovevo andare in vacanza, e gli ho detto che appena tornavo a settembre  avremmo registrato. Dovevo fare inizialmente un solo pezzo ma alla fine ne ho fatti tre. Già mentre ero al mare con i pezzi finiti, mandavo le foto dei testi su whatsapp. Lui mi diceva di mandagli le registrazioni audio ma io me la menavo un po’perché volevo fargliele sentire dal vivo.

Kuno: Mi diceva che era una roba da “bimbominkia” mandare le note audio, questa era la frase.

Ape: Quindi mentre stavo finendo i pezzi nel mese che eravamo distanti, ho pensato che potevamo fare un Ep, e quindi siamo partiti con questa idea che poi si è evoluta in un vero e proprio album. Il concept iniziale è stato “Ape si deve rimettere in forma”. Questa è stata la prima cosa. Avevo bisogno di rimettermi in gioco, già grazie ai pezzi per Hallweedwood 3 avevo fatto un po’di palestra. Poi è stato tutto molto naturale, io arrivavo con l’idea e Kuno si occupava della parte tecnica curandone tutta la direzione. La storia del titolo “Gemelli” nel corso del disco è venuta fuori anche per questo motivo. E’stato figo perché è venuto via molto facilmente. Uscivo dall’ufficio e correvo da lui vestito ancora in tenuta lavorativa.

Kuno: Come Puff Daddy (ride, ndr)

4. Secondo voi, 10 anni fa un album Kuno + Ape, avrebbe avuto lo stesso riscontro?

Kuno: No, ne avrebbe avuto molto di più 10 anni fa. Ma è ovvio in quegli anni entrambi andavamo alla grande, io con Spregiudicati avevo avuto un ottimo hype, Ape da solista andava da Dio. Dieci anni fa saremmo arrivati alle interviste con il BMW probabilmente.

Ape: Beh sì, sicuramente sarebbe andato meglio, anche perché adesso ho la netta percezione di come erano viste le mie robe 10 anni fa e come le percepiscono attualmente.

Kuno: No, infatti la frase che ho ripetuto più volte durante la creazione dell’album era: “guarda che noi usciamo con un album ma fidati che nonostante abbiamo entrambi dischi alle spalle usciremo come se fossimo degli esordienti”. Questo perché la scena attuale è completamente cambiata, soprattutto il meccanismo.

Ape: Lui comunque è sempre stato attivo tra album e featuring. Io ho fatto nel 2009 l’ultimo disco e poi mi sono fermato perché non avevo più un caxxo da dire, e quando non hai più nulla da comunicare ti fermi. Ora invece abbiamo ricreato la nostra situazione, abbiamo la nostra etichettina. Ci siamo fatti il nostro investimento, quindi la roba andrà avanti al di là dei riscontri. Su questo ce ne fottiamo.

5. Ape, hai avuto un lungo periodo di inattività nel mondo del Rap, l’ultimo tuo lavoro risale al 2009. In questi anni di “fermo” hai continuato a scrivere, registrare o ti eri messo in modalità “Stand-by”?

La mia scelta è sempre stata quella di lavorare per un disco e scrivere per quello,  non sono mai stato uno che scriveva solo per mettere i testi da parte. Ho sempre lavorato sul progetto. Mi sono proprio fermato perché non avevo più idee che secondo me potessero andare bene per fare dei pezzi. Non volevo ripetere cose che avevo già fatto.

6. Cosa ti ha spinto a ritornare sulla scena?

Ape: Il video che ho fatto nel 2012 “Stato Mentale” era la voglia di rimettermi in gioco. Il fatto di ritornare a rappare è stato anche merito di Kuno, nel senso che tutto è partito da un featuring che mi ha fatto rivivere quella sensazione di tornare a fare musica ma con la voglia e lo spirito di divertirsi.

Kuno: Sì, perché poi di base con la creazione dell’album e con il lavoro in studio si è creata una bella alchimia tra noi. Quindi fondamentalmente, era diventato un dopo lavoro, dove ci beccavamo e la situazione era WOW, proprio bella. Quello che voglio dire è che sì, Ape non rappava da un po’. Si era un pò arrugginito, però non è che ha smesso di ascoltare Rap. Ovvio, i gusti non sono quelli dei diciottenni, giustamente. Ad esempio, è un fan di Kendrik e piacendogli determinati suoni, sapeva già quale era la sua direzione. Io a volte rompevo un po’ il cazzo, tipo: “questa strofa è fuori dal tempo”, lui è stato bravo a rimettersi in gioco e a rifarla.

Ape: Anche perché nella fase in cui siamo non è che abbiamo diciott’anni, che se ti dicono che devi cambiare una rima sembra che ti stiano dissando. Alla fine siamo grandi. Se devi fare musica o una cosa che suona bene, ben venga che ci sia questo confronto. Una cosa che magari in passato è mancata.

Kuno: Parere mio, rispetto magari all’approccio che vedo in molti rapper dove c’è molta paraculaggine, posso dire con certezza che io e lui siamo persone oneste e corrette reciprocamente. Se io gli casso una roba e lui lo fa altrettando con me non è per prevalere uno sull’altro, è perché stai lavorando sulla stessa direzione.

Ape: Questo è perché c’è maturità e ci si conosce meglio. L’approccio è molto più easy, vogliamo fare le cose fatte bene e se c’è qualcosa da cambiare si cambia.

7. Kunetti, il tuo ultimo lavoro invece è molto più recente “Spregiudicato” uscito nel 2015. Tu sei sempre stato molto attivo nel scena underground senza mai snaturarti, continuando un percorso molto coerente e deciso senza dover scendere a compromessi. Che aspettative hai da questa musica? Secondo te hai avuto il giusto riconoscimento?

Kuno: No, penso proprio di no. Ma non vorrei passare per il rosicone di turno. Non è questione di riconoscimento, purtroppo in questo ambiente come in tutti del resto, bisogna essere un po’ paraculo su determinati aspetti. Io non ne sono capace probabilmente, forse anche perché d’altra parte ho anche un altro lavoro. Cercare a tutti i costi il modo di intrufolarsi, non ne ho mai sentito cosi tanto il bisogno. Poi ovvio che vorrei arrivare ad avere più riscontro ma perché penso che se fai un lavoro e hai un bel seguito questo ti possa gratificare. Se tu parli con un diciottenne che ascolta Rap da un anno, non ha la più pallida idea di chi sia io o Ape. Ripeto io ho sempre fatto musica. Nel 2015 ho anche fatto un tape coinvolgendo molti nomi. Sicuramente il nome Kuno nell’ambiente gira ma ovvio che non sono un nome sulla bocca di tutti e diciamo che i nostri fan storici adesso iniziano a far famiglia quindi non hanno più quell’interesse nel seguire il Rap. È proprio questione di coerenza e attitudine. Se hai sempre fatto il paladino dell’hip hop non è che da un giorno all’altro inizi a fare skruuu skruu.

Ape: Io ti dico una cosa su Kuno, secondo me ha raccolto meno di quello che meritava e questo non perché ha fatto un percorso underground anche perché c’è molta gente che ha fatto lo stesso percorso e ha raccolto molto di più. Perché è rimasto sempre coerente sulle cose che voleva fare e non è mai stato una farsa. Il problema che adesso non c’è più un movimento. È tutto molto diverso dagli anni di “Venticinque” o “Generazione di sconvolti”. La difficoltà che stiamo riscontrando con questo disco è il riuscire a farlo sentire e a farlo arrivare a più persone.

Kuno: Io ho il modello Ranieri in testa, l’eterno secondo. Vai nella squadretta in Premier League e vinci il campionato. L’ho anche citato in una strofa. Io alla fine guardo lui che è uno che ha sempre lavorato bene e ci ha sempre creduto e prima o poi qualcosa dovrà tornare.

Ape: A noi interessa fare le cose fatte bene. Il nostro fine principale è fare Live perché è la roba più figa e divertente e ti mette a contatto direttamente con le persone. Poi l’adrenalina dei live è molto emozionante. Noi siamo come una Major, lavoriamo per fare le cose perfette. Solo che è il tempo che ci dedichiamo non è lo stesso di chi lo fa come mestiere, ma quando ci mettiamo lo facciamo con quell’approccio perché la finalità è fare i Live senza avere troppe pretese.

8. Nei vostri brani troviamo moltissime citazioni di film anni 90, qual’ è stato il film che più vi ha cambiato e influenzato sia nel Rap che nella vita personale?

Ape: Ce ne sono tanti, esempio Goodfellas. Quando Kuno mi ha detto “Facciamo sto pezzo” che doveva essere il primo del disco e quindi un pezzo rappresentativo, un intro rappato bene. Mi sono rivisto il film e mi sono segnato le frasi più importanti e significative e la strofa,  l’ho fatta con queste citazioni. Tra l’altro mi hanno anche attaccato per questa strofa dicendomi che volevo fare il gangstar, ma non hanno capito che erano solo citazioni. Evidentemente, vista la età molto giovane, non avevano mai visto il film. Quindi ti direi come film Goodfellas e tutto l’immaginario di Scorsese. Ma ce ne sono tanti come la 25^ora, Via da Las Vegas. Ne ho visti talmente tanti che su due piedi non ti saprei dare un solo titolo. Sono, comunque, film generazionali che nel bene e nel male ci hanno influenzato.

Kuno: Non ne ho uno in particolare. Dirti un titolo tanto per dirtelo non saprei.. . “La storia infinita” (ride, ndr) 

9. In “Deja vù”, ripercorrete la vostra strada, sia privata che artistica, passato e presente, come se il tempo non fosse mai passato, come vi vedete attualmente, siete quello che vi immaginavate di essere quando eravate ragazzini?

Kuno: Assolutamente no, io da ragazzino ero convinto che sarei diventato un fumettista e poi sono finito a lavorare in cantiere e a fare il rapper. Una cosa che può far sorridere è che rivendendomi con un mio ex-compagno di classe delle superiori, che è un batterista, durante una rimpatriata, notavamo che tutti erano sposati con famiglia mentre noi due che già all’epoca eravamo i più alternativi eravamo rimasti uguali, facevamo le stesse identiche cose di quegli anni, io rap e lui il batterista. Questo forse perché nella vita abbiamo preso poche decisioni ma erano quelle giuste per noi.

Ape: Ho sempre avuto due anime che hanno convissuto. La parte pratica di uno che deve lavorare, venendo da una famiglia di operai sono stato cresciuto in questo modo, a un certo punto ho dovuto alzare il culo e mantenermi da solo nonostante vivessi ancora con i miei. Ho sempre fatto convivere questo con l’anima artistica, fare musica fare rap e a un certo punto ho dovuto far prevalere una sull’altra, la vita reale ha preso il sopravvento. Io lavorativamente parlando ho fatto il mio percorso e sono arrivato dove volevo arrivare, il selfmade ce l’avevo e ce l’ho tutt’ora. Nella parte musicale, invece, non immaginavo onestamente di rimettermi ora che ho 38 anni a fare musica, ma questa è stata una bella sorpresa!

10. Se doveste promuovere il vostro disco ad un pubblico molto giovane, cosa li direste?

Kuno:  E’ brutto da dire, ma non è un album adatto a un diciottenne.

Ape: No, perché?

Kuno: Perché alla fine siamo dei trentenni, abbiamo un disco che è molto concreto. Il mood attuale è uno scimmiottamento generale di quello che non si è. Se dico che non è adatto a loro è perché noi parliamo di orari di lavoro da operaio, di auto aziendale.

Ape: Non sono proprio d’accordo: mi sono reso conto in ritardo che le mie robe vecchie hanno influenzato tante persone, che sono le stesse che adesso quando mi vedono mi ricordano che ascoltavano i miei lavori e che gli sono rimasti nel cuore perché hanno fatto parte di un loro percorso. E io all’epoca non me ne rendevo conto, come se fossi stato in una campana di vetro.  Penso che adesso, se dovessero ascoltarlo, i giovani avrebbero tanti spunti perché raccontiamo sensazioni e stati d’animo che un giovane potrebbe riconoscersi. Per esempio nel pezzo “Il capo delle giostre” ho descritto quello che realmente vivevo io a 13 anni, bere le birre di nascosto etc..  ma questo adesso è ancora molto attuale nei giovani.

11. Cosa ne pensate di questo nuovo filone musicale Trap che sta andando molto in questo periodo? Avete mai pensato di entrare anche voi in questo giro?

Ape: Come concetto di Trap non lo concepisco. È semplicemente uno stile come c’era anni fa DMX.

Kuno: O si rappava sulla dupstep.

Ape: E’ uno stile che adesso stanno facendo diventare un genere, ma è solo un nuovo modo di fare Rap, e non è neanche molto facile.

Kuno: Se io domani mi sveglio e voglio fare Trap o un pezzo golden age, lo faccio se ne sono capace. La gente secondo me sbaglia a schierarsi troppo, perché non è una religione, se fai una determinata roba non è che non puoi farne un’altra. 

12. Ma se tipo un Laioung vi chiede un featuring? 

Kuno: Beh ad esempio Laioung a me piace.

Ape: A me di tutti quelli nuovi, vicini alla Trap, piace molto Ghali. Mi piace proprio ascoltare le cose che dice, ed è un indipendente. Si vede che è vero, non è nulla di costruito, parla di cose reali e che vive quotidianamente.

Kuno: Tra l’altro in Hallweedwood 3, Ghali ancora non era cosi esploso a livello mediatico, sapevo che all’epoca aveva stima nei miei confronti e l’avevo contattato per fare un pezzo e aveva anche accettato ma purtroppo era in vacanza e dovevo chiudere a fine Agosto e poi ho iniziato a fare i pezzi con Ape e non si è più fatto nulla. Vedi magari potevo fare un disco con Ghali (ride, ndr). Ma io non ho assolutamente nulla contro la Trap, anche perché poi ogni anno viene fuori qualche stile nuovo e cosa fai ogni anno ce l’hai con l’innovazione? L’importante che siamo coerenti noi su quello che facciamo e quello che ci piace fare poi gli altri possono fare il cazzo che vogliono.

13. Il vosto Album ci é piaciuto molto, vi lasciamo quindi uno spazio libero e senza censura per comunicare direttamente ai vostri fans, dove potervi vedere live  e dire ció che qualcuno ancora non vi ha dato modo di fare.

Ape: Io ho fatto un post dove penso di aver già detto tutto qualche giorno fa. Noi siamo stracontenti di come è uscito il disco e del progetto che abbiamo messo in piedi. Ci aspettavamo un riscontro diverso ma è anche vero che siamo andati lunghi e siamo usciti in un periodo dove a livello Live su certe cose siamo in ritardo sui tempi. Ma la sensazione che abbiamo adesso è che l’attenzione non sia tanta nei nostri confronti. C’è un filone legato all’indifferenza di chi non ci conosce. Un filone legato, soprattutto nel mio caso, a qualcuno che si può essere sentito tradito perché ho cambiato sonorità, perché mi sono rimesso a fare musica e mi ero fermato ai tempi perché non volevo ripetermi. Quindi il presupposto era facciamo qualcosa di diverso per mettermi in gioco sennò non mi diverto, e se non mi diverto non me ne frega un cazzo perché io per vivere faccio altro non devo fare musica. E una parte della fan base che avevo e ho scoperto in parte di aver perso con questo disco si è sentita un po’ tradita.

Kuno: Poi la gente rompeva il caxxo a me dicendomi come mai Ape facesse questa roba, riferendosi soprattutto al video “Coney Island”.

Ape: Al netto di tutte queste cose, per non parlare di molti media che non ci hanno cagato di striscio. Specialmente uno. Però ascoltatelo, lo trovate su spotify, vedrete che non ne rimarrete delusi e non è nient’altro che l’evoluzione del percorso a cui eravamo arrivati con la differenza che i nostri percorsi si sono uniti e avvicinati.

Kuno: La gente a volte si lamenta che non c’è realtà nei pezzi Rap, almeno una chance datecela perché vi assicuro che siamo stati reali al 100%. Ascoltatelo e fatevi un’idea perchè ne vale assolutamente la pena.

 

E io vi assicuro che ne vale assolutamente la pena!!

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Exena
Author: Exena
"Io faccio questo, vivo per questo e in ogni riflesso puoi trovarmi sotto il solito effetto" (Sottotono).