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  • Categoria: Recensioni
  • Scritto da Emanuele

Clementino - Miracolo! (recensione)

Clementino_Miracolo

Valutazione attuale: 5 / 5

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Quest’anno aspettavo –e aspetto ancora!– una rosata* di cinque/sei dischi. *Rosata, sì, non è un lapsus; ho utilizzato questo termine, che si usa nel tiro a segno, perché è di pallottole che stiamo parlando. Non in senso stretto come, magari, qualche fake OG dell’ultimo minuto utilizzerebbe, ma perché sono vere e proprie bombe questi dischi, uagliù!

Ebbene, tra questi dischi c’è “Miracolo!” di Clementino. Devo fare outing e ammettere le mie mancanze: Clementino lo “conosco” da tanti anni perché, come molti, l’ho conosciuto grazie ai freestyle del 2TheBeat; però, purtroppo –mea culpa, mea maxima culpa–, posso dire di averlo “riscoperto” con il suo precedente album: Mea Culpa (e anche con “Non è Gratis” sotto il nome del duo, fondato con Fabri Fibra, “Rap Star”).

Mea Culpa è stato uno di quegli album che ho imparato a memoria senza rendermene conto. Mi è piaciuto tantissimo e pensare che l’ho ascoltato solamente perché dovevo parlarne in radio (ai tempi, una volta a settimana, andavo a trovare un amico in radio e, durante la sua trasmissione, avevo una piccola rubrica dedicata alla scena rap italiana) mi fa sentire un po’ stronzo ma, al contempo, anche fortunato di averlo, comunque, ascoltato.

Clementino, dopo il conclamato successo di Mea Culpa, è diventato uno dei miei rapper preferiti. Mi ha travolto. Le aspettative per Miracolo, dopo tutte le hit contenute in Mea Culpa, erano, da parte mia, particolarmente alte e, sono sincero, ero un po’ preoccupato che il suo nuovo disco non mi sarebbe piaciuto tanto come il precedente. Che uomo di poca fede che sono: Miracolo è ‘na manata ’n facc. Non ho badato a spese: ho preordinato sin da subito la versione deluxe “Jam Session”, quella contenente ventordicimila featuring, ed è dalla settimana scorsa che il mio iPod non smette di suonare questo disco “perché anche lui lo vuole” (semicit.).

Ora: la pretesa di poter recensire un disco così lungo, in maniera approfondita ed esaustiva (28 brani x 112’ di puro godimento, manco fosse un Magnum Algida), senza farvi addormentare sulla tastiera è pressoché impossibile; perciò andrò un po’ in freestyle e vi dirò perché andrete all’inferno –nel girone del neomelodico scadente, raga– se dite che vi piace il rap ma poi non comprate questo disco.

Clementino è andato così grosso in questo disco che non esistono tanti termini di paragone con altri dischi o artisti. Innanzi tutto ha una particolarità non da poco: oltre ai pezzi rappati, canta e fa pezzi con toni della voce pazzissimi che poi ricanta, tranquillamente, in live (lo so, non avete capito una mazza di quello che sto dicendo: ma dopo aver ascoltato il disco capirete che a) ho ragione e b) che un bambino di V elementare si esprime meglio di me perché si poteva esprimere questo concetto in una maniera meno rustica della mia). Cioè, quello che senti nel disco poi lo risenti dal vivo. Ha voce, ha tanta voce, e la sa usare, senza ricorrere per forza ad assurdi plug-in per la voce che, nel 90% dei casi, non sono dettati dal “gusto” ma dalla necessità di cammuffare i deficit vocali di qualcuno che vorrebbe ma non può. E, personalmente, credo che il timbro di voce della Iena White sia punteggio extra che tanti rapper gli invidiano.

Questo disco è molto eterogeneo su tanti livelli differenti. Le produzioni passano dal più classico dei boom bap (classico, ma considerando che siamo nel 2015 e che il mondo è andato avanti) a pezzi con venature soul, jazz o non saprei nemmeno che etichetta attribuirgli: sta di fatto che ad ogni traccia che skippi è proprio quel che si può dire “altra musica”.

Vanno spese due parola sulla quarta traccia, quella contenente il feat. con Pino Daniele. Ascoltare questa traccia è stato emozionante. Pino Daniele, secondo me, è –anzi, dovrebbe essere in maniera indiscussa– l’icona nel mondo della musica napoletana. E’ stato un artista che ricordo sin dai miei primi anni di vita: mio padre, da buon chitarrista quale era, seppur non amante della musica napoletana, non poteva prescindere la grandezza di Pino Daniele. Perciò, ecco, mi sento legato tanto a questo artista perché lo colloco in quelli che sono stati gli anni più belli (assieme all’adolescenza) della vita di una persona: l’infanzia. E poi perché, oggettivamente, è stato un Artista con la “A” maiuscola. Il pezzo è molto impegnato, ma si può tranquillamente riconoscergli la grandezza che rappresenta fin dal primo play. Proseguendo: i feat. mi esaltano. Tutti, tutti, ma proprio tutti. Sia quelli dei rappers che non.

“Oracolo del Sud”, è un pezzo che, nella mia testa di pazzoide, mi fa pensare all’Oriente. Contiene il feat. con Mama Marjas e gli infuocati BoomDaBash. “Solo un giorno nel quartiere” è una giocata in casa: feat. TheRivati. In “Selvaggi” c’è la magistrale collaborazione di James Senese (sassofonista e cantante napoletano). In “Boom” accade un’intersezione di cose che mi fanno impazzire; intanto c’è una bella citazione del ritornello della title track di “Boom” (l’album di Stilophonic, che non ha –secondo me– avuto il successo che meritava, cantata da Giuliano Sangiorgi… che se hai colto vuol dire che ascolti buona musica!) e poi ci sono sulla stessa traccia Fibra, Clementino e Guè. Fibra e Guè insieme mi sono piaciuti tanto. Clementino e Fibra assieme mi sono piaciuti tanto. Guè e Clementino assieme mi sono piaciuti tanto. Tutti e tre assieme sulla stessa traccia lo ritengo un gran bel regalo di compleanno mesi in anticipo… grazie, Clemé! “Dal Centro all’hinterland” è una traccia che ospita due kingz: Marra e Noyz Narcos. Devo aggiungere altro oppure i feat. dicono già “tutte cose”? Poi… in una traccia che si chiama “Top Player”, ditemi, chi chiamereste? Clementino ha chiamato Salmo. E il ragionamento non fa una piega. Siamo, di nuovo, in zona partenopea: nelle tracce “Woodstock” e “Ghiacciai” abbiamo, rispettivamente, Rocco Hunt e ‘Nto. “Electro Cage” rappresenta, secondo me, la zingarata del disco (che, oh, è un complimento: le zingarate, da che mondo e mondo, mettono di buon umore le persone intelligenti et simpatiche) e, rullo di tamburi, chi sono gli ospiti? Gemitaiz e MadMan, ovviamente. Epici come al solito. “Spari di parole”, come altre tracce del disco, è una vera bombetta hardcore: Ensi e Francesco Paura accompagnano Clementino su questa traccia. “Spiriti e show” è una traccia che mi ha incuriosito sin da quando ho visto la tracklist per la prima volta: Coez e Luchè. Oh, raga, “tanta roba” anche senza essere in Best Sound. “Obbe”, “E’ tritolo” e “Giordano Bruno” sono featuringhizzati, rispettivamente, da Sanguemostro, Mouri e Rame. Siamo quasi giunti alla fine dei feat., ancora un momento di pazienza. Mi state odiando? Okkey: pensate a Clementino che dice “Uagliù, ma quanti ne sieeeeeeete?!”. Tanti! Perciò, bando alle ciance, abbiamo quasi finito: “l’oro di Napoli”, che secondo me è una traccia che cccciaociao, è in collabo con Op’Rot of GanjaFarm (che okkey, raga, io non sapevo chi fosse. Lo ammetto. Però molto maiale per la mia ignoranza, perché il pezzo merita parecchio); “Profumo di strada” è un brano che ospita Tonico 70, Patto MC & Morfuco. E infine, ciliegina sulla torta: Messaggeri del Vesuvio II aka: Lucariello (altro peso massimo che “massimo rispetto” è il minimo sindacale); Skarraphone; Oyoshe; Emcee Ozì; LeleBlade; Dome Flame; Fabio Farti; Peste Mc; El Koyote; Ivanò, Master Prod; Valerio Nazo.

Sì, eccoci finalmente arrivati alla fine. Ne avrete due palle così però dovete sapere una cosa: se non scrivo recensioni lunghe quelli di Hip Hop Rec mi mandano Mengoni sotto casa. A cantare! Capite?!, canta. I vecchi tempi del “ti aspetto fuori e sono botte”, ahimè, sono finiti. Ora accade qualcosa di molto più truce e crudele. Per tutte le altre lamentele mi trovate su Facebook “Emanuele M. Burzio” e su Instagram @memeburziosan. Tuttavia, mi congedo dicendo qualcosa di serio, secondo il mio punto di vista. L’album Miracolo è davvero un miracolo musicale, in questi tempi bui dove difficilmente escono prodotti di livello. L’impressione che ho avuto ascoltando questo disco è che ogni singola traccia —parere mio, eh– potrebbe, tranquillamente passare in radio “perché suona, fa prendere bene” e, al contempo, ogni singola traccia è rap e non una cozzaglia di robe messe a caso lì, con delle rime di contorno. E’ rap perché ci sono i contenuti rap. E’ rap perché l’artista è un artista rap solido. E’ rap perché rime, contenuti, flow e produzioni diventano un unicum. E’ rap perché sembra quasi di non ascoltare rap italiano, ma il pezzone americano che diventa una hit internazionale.

Ciao, raghi!

 

Author: Emanuele

Clementino - Miracolo! (recensione) - 5.0 su 5 basato su 5 reviews