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- Scritto da Giuseppe
A$AP Rocky - At.Long.Last.A$AP (recensione)
A$AP Rocky è uno dei re della scena americana. Non siamo ai livelli di Drake o Kendrick Lamar, è vero, ma non siamo nemmeno troppo lontani. L'influenza che Rocky ha avuto sul rap game e sullo stile di numerosi MC dal 2011 ad oggi è innegabile. Il suo acclamato mixtape "Live.Love.A$AP" rappresentò, con i suoi beat lenti (in alcuni casi il tempo particolarmente lento mascherava anche le imperfezioni tecniche dell'allora immaturo Rocky) e pesanti sfruttati al massimo da un MC che trasudava stile da tutti i pori, una ventata d'aria fresca per la scena Hip Hop. Lo stile di Rocky, nato Rakim Mayers, si consolidò ancor di più nella sua prima, trionfale, uscita ufficiale: "Long.Live.A$AP". Oggi, a 4 anni di distanza da quel tanto acclamato mixtape, siamo qui per parlare del secondo disco ufficiale di A$AP Rocky. Sarà riuscito "At.Long.Last.A$AP" a bissare il successo dei dischi precedenti?
"At.Long.Last.A$AP" è l'ennesima uscita di elevatissima qualità di questo 2015. Il disco potenzia in tutto e per tutto quelli che sono i punti forti dei lavori di Rocky. Lo stile c'è, invariato, formidabile. L'attitudine di Rocky al microfono è fenomenale. Le produzioni sono presenti, tutte di estrema qualità e livello, non sono mai ripetitive e, grazie ad uno studio accuratissimo, danno all'album una grandissima coesione. Ma il disco non solo spinge sugli storici punti di forza dei lavori dell'MC di Harlem ma riesce, con efficacia, a limitarne gli storici spigoli. Scompaiono definitivamente quegli accenni di ripetitività presenti nel disco precedente (al netto di un aumento da 12 a 18 tracce) e sono sensibili i miglioramenti tecnici dell'MC. A$AP si presenta con un flow malleabile, adatto e fluido, qualunque sia la produzione che gli viene proposta. Ovviamente non troverete in questo disco metriche particolarmente futuristiche o di eccezionale complessità, ma se è questo ciò che cercate probabilmente non sarete interessati a questo disco nè agli altri lavori dell'MC. Per quello che riguarda i contenuti del disco, non c'è molto da dire. La celebrazione di se stessi e del proprio successo è la colonna portante del lavoro. Tante rime per il denaro, per i vestiti di marca e per ciò che, normalmente, le persone comuni non possno permettersi. Nulla di originale ma esattamente ciò che ci si aspettava dal disco. Qualche divagazione dal tema si ha in "Pharsyde" o in "LSD", ma questo non cambia il focus, assolutamente materialistico, del disco. Alle curatissime produzioni troviamo Jim Jones, Danger Mouse, Hector Delgado, Kanye West, Mark Ronson e altri. TUTTI i produttori fanno un ottimo lavoro, nessuno escluso. Anche delle collaborazioni non ci si può, quasi mai, lamentare. Ottima la partecipazione di Schoolboy Q, alto il livello di Lil Wayne (sempre meglio nelle ultime apparizioni), benissimo anche Juicy J, M.I.A. e gli altri. Unico, grosso neo, è Kanye West. La sua strofa nel brano "Jukebox Joints" è veramente sottotono, un'occasione sprecata. Ci si può consolare col fatto che invece il suo beat, per la stessa traccia, è di livello davvero alto. Una menzione d'onore la riserviamo al brano "Everyday" con Rod Stewart, Miguel e Mark Ronson: un brano davvero riuscito.
"At.Long.Last.A$AP" è un disco di qualità elevatissima. Possiede tutti i requisiti che un grande secondo disco dovrebbe avere. Migliora ciò che c'era di buono nel precedente lavoro e ne elimina i difetti. Un disco che vanta una realizzazione tecnica ineccepibile e uno stile formidabile. In corsa con "To Pimp A Butterfly" di Kendrick Lamar per il titolo di disco dell'anno. COMPRATELO.