- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gianluca
Nitro - Suicidol (recensione)
Dopo il boom della Golden Age (la seconda metà degli anni 90’) fino al 2010/2011 in Italia, tralasciando eccezioni fortunate come il “2 the Beat” e l’esplosione di Fibra tra il 2004 e il 2006, abbiamo attraversato un lungo periodo di disinteresse mediatico sull’hiphop. Uno degli elementi che più ha permesso al genere di tornare in voga nelle orecchie degli italiani fu il programma “MTV SPIT”, contest di freestyle che permise ai freestyler più famosi in Italia di farsi conoscere al grande pubblico. Onestamente tutto ciò non era visto di buon occhio dal sottoscritto, ma in quel programma (a parte i gia noti Ensi, Kiave e Clementino) iniziò a farsi spazio un diciottenne di Vicenza, che mi colpì subito per il look stravagante (quasi più metal che hiphop) e per la potenza che sprigionava nel collezionare punchlines. Quel ragazzino da quel giorno ha iniziato un percorso di maturazione che lo ha portato dai contest di MTV all’entrata nella Machete ed ora, a distanza di due anni dall’uscita di "Danger", Nitro ritorna sulla scena con il nuovo album “Suicidol”.
“Suicidol” accosta due concetti molto distanti fra loro, ma che in musica molto spesso si trovano a diventare l’uno la fortuna dell’altro: la morte e la successiva beatificazione dell’artista, innalzato a vero e proprio “idolo”. Così ci troviamo di fronte ad artisti completamente svalutati durante la loro vita terrena che, al momento della loro morte, si ritrovano a fare il boom di vendite e di riconoscimenti non perché gli sia riconosciuto un reale valore, ma semplicemente perché la società in cui viviamo è estremamente attratta dal concetto di “morte”.
L’album si presenta agli occhi dell’ascoltatore come un viaggio lungo quindici tracce in cui si analizza l’artista nella sua parte più cruda, più paranoica, più pensata, ed è un mood che ho ritrovato soprattutto ascoltando quelli che per me sono i tre pezzi chiave dell’album: “Sassi e diamanti”, in cui Nitro fa trasparire un concetto molto interessante, e cioè che la bellezza talvolta deriva dalla rarità, non dal valore, “Stronzo” ft. Dj MS (props per gli insulti di Stewie), che rappresenta un po’ l’immagine che ci viene rappresentata dalla copertina del disco, e infine “Ong Bak”, pezzo in cui compare anche Fabri Fibra.
Per quanto riguarda i beat, Nitro si è portato all’interno dell’album quelli che sono i migliori produttori sulla scena (Big Joe, Yazee, Shocca, Don Joe, Deleterio, Low Kidd, Strage e Stabber), aggiungendo un tocco di nu-metal con il gruppo Devotion. I featuring al mic si riducono ai “solo” Fabri Fibra e Skits Vicious (Dope D.O.D.), considerato il risultato finale, la scelta si è rivelata assolutamente vincente.
In conclusione, “Suicidol” si presenta come il fratello maggiore di “Danger”, più ragionato, più paranoico, meno impulsivo, e rappresentato senz’altro un grosso passo in avanti nella carriera di Nitro (Wilson, o Phil De Payne, fate vobis). Dal “Tecniche Perfette” ad “Mtv Spit”, da “Danger” a “Suicidol”, la scalata di questo giovane rapper continua inesorabile, e non ci vorrà molto tempo prima che venga accostato ai più grandi nomi dell’hiphop italiano.