- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Marco Bianchessi
Before the fame: da dove viene Playboi Carti?
Non molto tempo fa mi trovavo a commentare in modo piacevolmente sorpreso, lʼascesa di XXXtentacion, il ragazzino classe 1998 che stava conquistando tutti gli addetti ai lavori con la canzone “Look at me!”. Mentre attendo lʼuscita del suo primo disco da solista, un altro personaggio ha attirato di recente la mia attenzione, essendo presente nella maggioranza dei dischi che stanno uscendo in questo periodo: Playboi Carti.
Partirei da due fatti: il primo è che XXL lʼha inserito tra i 10 "2017 Freshman Class”; il secondo è che Jay-Z ha dichiarato che “Magnolia” di Playboi Carti è stata una delle canzoni che ha ispirato “4:44”. A questo aggiungiamo che la sua presenza, costante e asfissiante (un poʼ come quella di Quavo) in tutti i dischi rap e non - è persino nel nuovo album di Lana del Rey - mi ha dapprima infastidito e poi incuriosito. Chi è questo ragazzino classe 1996 che si sta imponendo come una delle novità più fresche di questo 2017?
Come la maggioranza dei rapper di nuova generazione, anche lui viene da Atlanta, una delle città con maggiore concentrazione di afroamericani. Da sempre appassionato di musica, si trovano tracce di un suo progetto rilasciato nel 2012 allʼetà di 16 anni, quando ancora si chiamava $ir Cartier, dal titolo “Young Mi$fit”.
Questa passione per la musica lo tiene lontano da una realtà fatta di violenza e microcriminalità e, come dice spesso nelle interviste, la musica fu vista dalla sua famiglia come una via di fuga per il ragazzo.
“I wasnʼt going to college, I wasnʼt going to the army, I wasnʼt doing none of that shit. But shit costs, and I always had to get money”
I soldi li fa lavorando come commesso da H&M, ma anche passando attraverso etichette minori, come Awful Records. La svolta avviene però con il trasferimento a New York, dove conosce A$AP Bari, che lo introduce al resto della A$AP Mob, Rocky in particolare rimane folgorato dal ragazzo tanto da inserirlo nel primo “Cozy Tape vol.1”, in ben due tracce, “London Town” e “Telephone Calls”.
Ricorda così il primo incontro con il leader della A$AP Mob: “I met Rocky at this houseparty and it was crazy. He told me he fucked with me, bro, and after he said that I was like, I gotta get out here and get my swag up. It was lit. There were a bunch of bitches everywhere. It was life. The life I wanted was in the house, right there.”.
Dopo aver lavorato per parecchio tempo come una sorta di affiliato della crew neyorkese, seguito in particolare modo dallʼamico di Rocky, Ian Connor, con cui ha prodotto alcuni suoi “classici” come “Fetti”, decide di prendere la sua strada e di staccarsi in modo così diretto dalla A$AP per continuare una strada più indipendente, senza tuttavia dimenticare ciò che loro gli hanno dato, tanto da dichiarare come Rocky - insieme a Lil Uzi - siano gli unici critici che considera. E proprio Lil Uzi è un altro personaggio chiave per la sua crescita, trova in lui una contro parte con cui confrontarsi e lavorare in modo costante, numerosi sono infatti le canzoni da loro registrate in collaborazione, lʼultima non meno di una settimana fa.
“We don't be on no rap shit, ever. We be in the studio making four, five songs for his album and vice versa. We know our shit. We like our shit. We judge both our shit. We got enough songs to drop two mixtapes. We ain't got nobody else to listen to—me, other than Rocky. Those are my only critics.”
Il suo debutto è stato il 17 aprile con il mixtape “Playboi Carti”, trainato dal singolo “Magnolia” che ha riscosso successo e consensi, tanto da finire nella playlist di ispirazioni di “4:44” di Jay Z, come detto prima. Probabilmente non abbiamo trovato un nuovo liricista, ne il prossimo Kanye West, ma di sicuro Playboi sa il fatto suo e troverà il modo di sorprendere tutti nel tempo.