- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Marco Bianchessi
XXXtentacion è molto di più!
La ricetta è semplice ma dal risultato esplosivo: prendete un ragazzino classe 1998; 1,68 di cattiveria pura, dal passato tormentato, mettetelo in carcere dopo avergli fatto sfornare una hit e rilasciatelo qualche mese dopo. Al momento del rilascio però, dovrete fargli insultare Drake, definendo il rapper di Toronto una puttana per avergli rubato il flow della hit precedentemente rilasciata e averlo usato in “More Life”, il risultato sarà XXXtentacion.
Il baby fenomeno della scena rap americana che sta facendo impazzire mezzo mondo, è un montato o un genio? È l’ennesimo trapper senza arte ne parte o qualcosa di nuovo? Come al solito la verità sta nel mezzo, XXX non è un genio ne il prossimo Notorius B.I.G. ma è molto di più di quanto ci si possa aspettare ascoltando solo “Gospel” o “Look at Me!” (i due singoli rilasciati su Spotify). Scavando più a fondo esiste infatti, un mondo sommerso fatto di singoli, mixtape ed EP, composti da poche tracce ma molto significative che ci permettono di comprendere meglio il personaggio, a partire dalle influenze che, in modo naturale, convergono nella stesura dei testi.
Quello che appare subito evidente è la grande influenza che l’elettronica e il rock hanno avuto su di lui, mi riferisco in particolare a brani come “Teeth” se vogliamo guardare ad un aspetto più elettronico, oppure a pezzi come “King”, un brano che trasuda Nirvana da tutti i pori e nel quale l’influenza di un personaggio come Kurt Cobain è evidente per l’approccio sia al testo ma anche al cantato.
Non sorprende che i suoi idoli siano i Papa Roach ma anche Immortal Technique. Dire che il tuo idolo è Immoral Technique, non è dire poco, non è un nome banale, non è un classico come può essere Nas o Eminem o Jigga, paladino dell’underground con pezzi fortissimi che non abbiamo mai ascoltato abbastanza. Non sorprende quindi la sua bravura da un punto di vista tecnico: è evidente per esempio in un brano come “Riot”, in cui mette in mostra tutte le sue skills. Inserirsi su questo filone tematico, vuol dire darsi una collocazione spaziale ben precisa, vuol dire dare un peso non indifferente alle parole che scrivi ed esprimersi, non tanto per dare fiato alla bocca ma per l’appunto per esprimere un concetto, un’idea che sia forte.
Così tenta di fare XXX, andando a leggere i suoi testi, si vede una forte componente biografica e personale, una mente tormentata che non riesce ad avere pace e che quindi cerca conforto nella scrittura, in una canzone come “King of the dead” dice:
Parole pesanti se si pensa che a pronunciarle sia un ragazzo di 19 anni. Depressione e ansia si mescolano in questa canzone, personalmente la mia preferita sua. L’attacco della seconda (il beat è geniale perchè sul finire della prima strofa e all’inizio della seconda, riparte da capo ma al contrario), riprende su questo filo ma andando più a fondo ancora:
Paura, ansia, follia, lacrime si mischiano alla grande rabbia che prova, quella medesima rabbia che lo fa sentire superiore, un Dio tra gli uomini. Discorso praticamente identico si può fare con la canzone “I spoke to the devil in Miami, he said everything would be fine” ( il titolo è tutto un programma )
Nel testo si vede il grande conflitto che lacera il rapper, che mette a nudo le proprie debolezze e il proprio passato, fatto di tristezza e di tanti errori; per questo incontra il diavolo che gli promette che tutto andrà bene in cambio della sua anima “Anima Vestra”.
Buon viaggio in compagnia di XXXtentacion e del suo disco "Revenge"!