- Categoria: Writing Down
- Scritto da Matteo
Ivan - Writing Down
Nuovo appuntamento con Writing Down, il nostro editoriale settimanale che vuole dar maggior visibilità agli esponenti del mondo dei graffiti e della street art.
In questa puntata numero cinquantadue abbiamo con noi l'artista milanese Ivan.
1) Ciao, ci puoi raccontare quando e come hai iniziato l'attività di artista?
In verità non amo molto la parola "artista" e, propriamente, io scrivo poesia quindi, come forse tutti noi, sono un poeta. Pubblico in strada nell'istanza di rendersi pubblici e trovar una dialettica con lo spazio sociale d'intorno, ogni parola nasconde una storia che, sostanzialmente, è un mattone per la cultura di un popolo, ancor più per noi italiani (poeti, santi (!) e navigatori). Ho poi una forte dimensione del fare e, così come per le elite poetiche, pur lavorandoci, non amo molto il mondo dell'arte, che spesso sta in disparte in gallerie che son un poco "tunnel senza uscita". Scrivo in strada dall'aprile del 2003 grazie anche all'esperienza di tanti amici (writers, street artist) che mi hanno accompagnato nel tempo. Tendo sempre a considerare un legame tra il contenuto dello scritto e il suo contenitore, ovvero scelgo "luoghi e non superfici" per il pubblicare in un'ottica di rendersi pubblici innanzitutto. Ho iniziato banalmente scrivendo le prima "scaglie" (brevi componimenti poetici) su parapetti e muretti di Milano, per poi differenziare i "fronti" d'assalto poetico e declinare la poesia in ogni modo e ovunque (ovviamente con l'idea della gratuità della fruizione dei contenuti e del libero accesso al sapere e alla sua circolazione). Oggi i fronti d'assalto poesia sono molteplici (manifesti d'assalto poetico, scaglie, poesia di strada, installazioni, performativi) e sto tentando, grazie anche al primo Festival di Poesia di Strada che abbiamo organizzato qui a Milano qualche settimana fa, di dar una dimensione collettiva al tutto, propagandando alcuni collettivi ed esperienze nati autonomamente intorno al 2010 (tra tutti il Movimento per l'Emancipazione della Poesia) o propriamente sulla matrice del mio "assalto poetico" (Stefano e Marta a Varese o Poesia Viva Lecce)
2) Che significato ha per te la street art? Quali sono gli artisti che più hanno influenzato il tuo modo di dipingere?
La street art (o arte pubblica come preferisco chiamarla) ha valore nella misura in cui si racconta e sa essere ascoltata...In Italia siamo forse stati all'avanguardia per la sua diffusione in Europa...molto meno ora nelle possibilità che vengono date agli artisti e nella considerazione della stessa fuori dai salotti borghesi ed elitari di certa "intelighenzia artistica" che molto poco intelligente è...già nel 2001 (io inizia nel 2003) in tanti italiani erano attivi tra Milano, Berlino e Barcellona. Ribadisco che per me si tratta di poesia di strada e che poi questa sia entrata di diritto tra le tante forme di street art è cosa buona, ma spesso può creare confusione. Resta che iniziai a scriver per strada proprio leggendo sui muri l'esperienza di un writer "vecchia scuola" molto noto e rispettato nell'ambiente come Tawa, da cui capii come era possibile, dato che io producevo con i miei amichetti delle medie un discorso su di lui, produrre un discorso pubblico sulla poesia se solo avessi scritto i miei versi. Ora è un carissimo amico ed è una gioia per noi poter lavorare insieme ed aver io tanti stimoli da movimenti e stili così differenti (ma accanto) rispetto al mio modo di "assaltare poesia le strade"...Tra gli artisti che più stimo sul panorama nazionale ed internazionale c'è certamente Blu ed il collettivo Erica il Cane, Morkone e i Volkswriters, Pao, Seacreative, Bros, Ozmo, Dem, 2501, TvBoy, Bo 130 e Microbo, Wanyone, Orticalnoodlees, 108, TvBoy, Sonda, Twothings, la Transavanguardia Italiana, i muralisti americani dei secondi '70, la Beat Generation con Gregory Corso su tutti, i Pantera ed il metal in generale, il cantautorato italiano degl'anni '70 e '80 che ha espresso grande poesia, Prevert, Ungaretti, Caparezza, l'Odio di Kassovitz o Brazil di Terry Gilliam, poi tanto tanto altro/i onestamente che certamente ora mi scordo...
3) Quale tipo di tecnica utilizzi nella realizzazione dei tuoi lavori?
Innanzitutto scrivo in strada e di strada, tento di guardarmi intorno e di intercettare il maggior pubblico possibile ed i temi che lo attraversano. Migranti, poveri, ricchi, emarginati, la casalinga di Voghera, i ragazzi dei licei, il capostazione, perfino le forze del (dis)ordine. Per questo tento di portar la mia poesia sia sulla Smemoranda sia Radio Popolare, sia in strada che resta la mia ribalta preferita, sia su Mtv o dove mi è permesso. Tendo a non dar un giudizio particolare se qualcuno mi offre la possibilità di riaffermare la centralità della poesia nel panorama culturale e sociale del nostro paese, rifiuto solo certi ambiti che trovo svilenti o decisamente marci (il Chiambretti Show o Forza Nuova per citar due estremi di una medesima medaglia con cui mi han chiesto malamente di aver a che fare). Massimizzare l'accesso ad un arte, la poesia, di tutti e per tutti è il mio scopo generale. In strada le tecniche che uso sono molto semplici e con materiali molto poveri generalmente...uso gesso, vernice acrilica, grandi lenzuoli di carte (per es. per "La Grande Pagina Bianca") saracinesche, pennelli a basso costo...tutti possono essere facilmente poeti di strada, anzi, colgo occasione per provare e gettarsi a scrivere appena fuori dalla porta (e magari da noi stessi).
4) L'Italia è un Paese che non valorizza molto bene le arti di cui dispone. Secondo te che futuro può avere qua da noi la street art?
Credo che un paese e i suoi muri debbano necessariemente esser dipinti. Purtroppo c'è un eccessivo pressapochismo della stampa e di molti "addetti ai lavori"che non permette al movimento di emergere in tutte le sue differenze e originalità. Vedo però una base (il vostro magazine ne è uno splendido esempio) ed un movimento molto coeso e in fase costante di sviluppo e confronto. Se, oltre che tra noi, il valore imprescindibile di un segno che si fa identità collettiva e memoria urbana, sarà colto anche da chi questo paese lo governa (o meglio lo ha in delega) allora potremo vedere presto sviluppi artististi importanti e, perchè no imprenditoriali per tanti talenti che mi capita di incontrare in giro per il "bel" paese. Poi, se si vuole la mia opinione, io la vorrei in strada tra le mani dei ragazzi, tutelata ma sempre in una dimensione di conflittualità forte con l'autorità e la conformità, non troppo legata ad ambiti commerciali o a mode passeggere tralaltro. Tutti poi (tutti) si trovano a dover fare i conti con lavori che considerano più o meno "sporchi": quando mi tocca farlo cerco di bilanciare con il restare in strada (ormai da 10 anni e senza pause), oppure di pagarci le scuole in Palestina che abbiamo costruito e dipinto, così come ad Haiti, a Bucarest, al Carcere di Bollate o in Kosovo. Credo si debba sempre mantenere la propria "fedeltà alla strada" pur affermati o meno che si sia (chi l'ha tradita è stato dimenticato prestissimo), poichè, a dirla tutta, poeti, writer, street artist che siano, senza di lei nessuno di noi sarebbe nulla. Certo costa fatica, disciplina ed esercizio costante delle proprie libertà.
5) Info,contatti e saluti.
Un abbraccio forte e sparso a tutti, scrivete poesia, basta solo "trovar una parola laddove il silenzio metterebbe un punto"; poi sappiamo tutti bene che la scelta sta tra aver "vite che capitano o vite da capitano". In questo marasma di contatti digitali preferisco salutarvi con la speranza che ci si veda in strada più che su qualche rete sociale. Il poeta, per me, sei tu che leggi. Grazie infinite ancora e buon lavoro.