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- Scritto da Giuseppe
Lupe Fiasco - Tetsuo & Youth (recensione)
Recensire il quinto disco ufficiale di Lupe Fiasco è un lavoro difficile. Fiasco ha, dai tempi di Food & Liquor (2006), fatta sua una missione: comunicare un messaggio raccontando storie. Non storie banali, non storie superficiali, ma quelle storie che, per essere comprese, vanno ascoltate e riascoltate con estrema attenzione. Il continuo tentativo di adempiere a questa missione non sempre ha dato i frutti sperati rendendo i lavori del rapper di Chicago, per quanto sempre di elevata qualità, a tratti poco godibili proprio per l'atteggiamento pretenzioso del padrone di casa. Il rifiuto delle logiche della industry ha inoltre aiutato a incrinare i rapporti tra l'MC e la sua etichetta, la Atlantic Records, mai paga dei risultati commerciali raggiunti negli ultimi 9 anni, tanto da essere arrivata addirittura a condizionare pesantemente la direzione artistica del terzo disco di Fiasco, "Lasers". Queste però sono altre storie, appartenenti al passato. Il presente è Tetsuo & Youth, ed è più splendente che mai.
Tetsuo & Youth è, lo diciamo subito, il lavoro migliore e più complesso di Fiasco. Potremmo tranquillamente trovarci tra le mani il disco dell'anno, benchè lo stesso sia appena all'inizio. Il disco è un'opera epica, un contenitore di filosofia e poesia, di concetti raffinati ed elaborati che potranno essere capiti solo da un ascoltatore attivo, dopo ben più di un paio di ascolti. E' inutile soffermarsi sull'aspetto tecnico del disco, tutti sappiamo che Fiasco è uno dei rapper più dotati della scena, capace di incastrare metriche stellari grazie al suo flow. Eppure la sua tecnica (tanto portentosa che altri MC, ispirati da meno nobili intenti, baserebbero un disco solo su di essa) diventa uno semplice strumento, un mezzo attraverso il quale far passare delle idee. Ogni traccia è una metafora e va ascoltata e riascoltata, solo così sarà possibile cogliere i significati nascosti di una canzone come "Deliver", gli attacchi di "Dots & Lines" e così via. L'impegno sociale dell'MC, la sua opera di denuncia e critica (alla società, al rap game, alla sua etichetta) risalta in ogni singolo verso di ogni singola strofa. Vorrei soffermarmi su una traccia che mi ha colpito molto: "Prisoners 1&2". L'impianto lirico del pezzo è a dir poco maestoso. Nel corso degli 8:36 (!!) minuti di durata, Fiasco racconta, nelle prime 3 strofe, la storia di un uomo rinchiuso in carcere, privato della libertà, e nelle ultime 2 strofe la storia di una guardia carceraria, solo apparentemente libera, ma anch'essa schiava "dietro retribuzione". Il paragone tra le due figure è reso magistralmente ed è arricchito ulteriormente dal parallelo che Fiasco fa tra il carcerato (schiavo in prigione) e se stesso (schiavo della sua etichetta). Da applausi. Tale complessità inoltre, e questo è ciò che eleva il disco in questione rispetto agli altri di Fiasco, non risulta mai pesante. Non da mai all'MC quell'aria da "so tutto io" che pure lo opprimeva in altre produzioni e che risultava con l'essere uno dei principali punti a sfavore dei lavori precedenti (a mio avviso questo fu il principale difetto del pur ottimo "The Cool", secondo disco di Fiasco, pubblicato nel 2007)
Un plauso va anche alle produzioni del disco, affidate a S1, M-Phazes, Dj Dahi, MoeZ'art e Vohn Beatz. Il tappeto sonoro steso da questi produttori è semplice e minimalistico, contribuisce a focalizzare l'attenzione su Fiasco e, sopratutto, a dare una coesione estrema all'album. Da un punto di vista ritmico sembra quasi di non passare mai da una traccia all'altra, tanto sono omogenee le produzioni. Discreti sono i featuring, tra i quali Nikki Jean, già comparsa in altri album di Fiasco, Ab-Soul, Terrace Martin ed altri che, in realtà, poco aggiungono al disco.
In definitiva ci troviamo tra le mani l'Opera Magna di Lupe Fiasco che, comunque, non farà cambiare idea ai suoi detrattori. Un disco stellare che merita di essere ascoltato e riascoltato. Procuratevelo.