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- Scritto da Giuseppe
Rick Ross - Black Market (recensione)
Black Market, ottavo disco di Rick Ross, arriva sul mercato con il compito importante di affermare nuovamente la forza di un MC apparso un po' spento e privo di grinta con il precedente lavoro Mastermind e l'ancora peggiore Hood Billionaire (ovviamente questi sono pareri assolutamente personali di chi vi scrive). Basare un'intera carriera sulla celebrazione sfrenata della propria ricchezza accompagnata dalle migliori produzioni che i soldi possono comprare può essere una mossa tanto saggia sul breve termine che dannosa sul lungo quando, dopo anni, la gente si stanca di sentir parlare di auto e ville e i produttori che anni prima andavano per la maggiore vengono dimenticati. Siamo qui per capire, dunque, se Ross è riuscito, grazie al suo flow elegante, alle grandi produzioni e a testi talvolta ispirati (la sottovalutata traccia Mafia Music in Deeper Than Rap grida ancora vendetta per la poca attenzione rivoltagli), a sfuggire alla lenta e apparentemente inevitabile ripetitività che i suoi lavori manifestano da tempo.
Black Market è un buon disco. Un buonissimo disco. Ross si presenta, nelle 14 tracce che compongono l'album, all'apice della forma tecnica. I pezzi che compongono il disco si susseguono efficacemente e senza un attimo di noia, salvo qualche passaggio privo di mordente nella parte finale, grazie alla formula che ha permesso a tutti gli altri lavori dell'MC di funzionare: rime efficaci, produzioni opulente e di qualità eccezionale (al top del mercato oseremmo dire) e liriche semplici, spesso banali, ma caratterizzato da un linguaggio di sicuro impatto e a momenti evocativo (senza raggiungere, però, i picchi di alcuni brani in Deeper Than Rap). A pezzi aggressivi ne seguono altri più riflessivi così come si alternano sonorità dure e cupe con produzioni più melodiche. A catturarci maggiormente sono stati la fantastica intro del disco “Free Enterprise” con John Legend, “One Of Us” con un gigantesco Nas e le bellissime “Silk Road” e “Crocodile Python”. Una nota di demerito la esprimiamo, come anticipato, per un paio di brani (“Can't Say No” e “Very Best”) sul finire del disco che smorzano eccessivamente il ritmo. I featuring non sfigurano mai. Come detto è eccezionale il contributo di Nas mentre non resteranno impresse le partecipazioni di Mariah Carey e Mary J. Blige (più per colpa dei brani complessivamente intensi che per colpa loro). Non c'è bisogno di esprimersi sui beat, tutti eccezionali. Un pizzico di delusione lo abbiamo solo per il brano “Black Opium” dove ci saremmo aspettati qualcosina in più data la partecipazione di Dj Premier. Conclusa la lista di lati positivi del disco ci tocca, però, soffermarci su ciò che non funziona. Non ci riferiamo, purtroppo, al semplice calo di ritmo della parte finale né a qualche difetto minore. Il problema principale del disco è quello di non riuscire a stupire. Durante l'ascolto del disco ci siamo resi conto di come, brano dopo brano, il progetto riuscisse sicuramente ad intrattenere ma mai a cogliere di sorpresa con una sonorità diversa dal solito o con qualche argomento particolare. Ross ripropone qui tutto ciò che propone al suo pubblico da circa dieci anni e non possiamo fare a meno di pensare che avrebbe potuto osare un po' di più, magari anche per contrastare il netto calo di vendite che affligge i dischi dell'MC (non che siano questi a dar da vivere a Ross, sia chiaro).
La risposta al quesito posto nell'introduzione di questa recensione, dunque, non può essere che un “ni”. “Black Market” è infatti un album grintoso e pieno di vita. Ross non riununcia alle opulente produzioni che hanno fatto la sua fortuna e vi affianca pezzi più aggressivi valorizzati da testi di buon livello e da un flow sempre elegante e mai deludente. Bisogna però anche notare che il disco è il “tipico” album del rapper di Miami e, finendo con il mancare di originalità in tutto, manifesta in pieno la bravura di Ross nello sfruttare i suoi punti di forza ma anche la sua incapacità nel rinnovarsi anche solo minimamente da un disco all'altro. Black Market è un buonissimo disco ma, al contempo, è anche il solito disco (sperando di essere il più chiari possibile con questa chiusura).
Consigliato a tutti i fan dell'MC, i detrattori invece non cambieranno idea.