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  • Categoria: Recensioni
  • Scritto da Giuseppe

Danny Brown - Atrocity Exhibition (recensione)

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Valutazione attuale: 5 / 5

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Danny Brown è sicuramente uno dei più eccentrici personaggi dell'Hip Hop odierno. L'MC rilasciò nel 2010 il suo primo disco (sebbene gli approcci con l'Hip Hop siano risalenti a molti anni prima) "The Hybird" che giunse all'acclamazione universale da parte della critica che lodò lo stile unico del rapper nonchè le tematiche trattate. Queste impressioni positive sono state confermate nei due dischi successivi "XXX" (2011) e "The Old" (2013) che sono riusciti ad innalzare ancora di più il livello precedente. "The Old" in particolare si contraddistingueva per la netta distinzione dei brani in 2 macro-sezioni contraddistinte da sonorità opposte, molto più orientate sui banger nella seconda parte e molto più "classiche" nella prima. Date queste premesse è con interesse (molto, dato che chi vi scrive ha apprezzato tantissimo "The Old") che ci siamo dedicati all'ascolto di "Atrocity Exhibition", ultimo lavoro pubblicato da Brown questo 27 Settembre che, ancora una volta, conferma la caratura artistica del trentacinquenne.

Il brano con cui si apre il disco, "Downward Spiral", riesce perfettamente in quello che dovrebbe essere il compito di una intro: settare il mood dell' album e trascinarvi dentro l'alscoltatore. Il termine Downward Spiral viene normalmente usato per delinare una spirale depressiva che vede il soggetto afflitto affliggersi sempre di più, catturato appunto in una spirale autodistruttiva. Brown si lancia quindi subito nel pezzo forse più Dark del disco affrontando la solitudine, l'abuso di droghe (tema assolutamente ricorrente in tutti i lavori dell'MC) e, dobbiamo ammetterlo, l'impatto emotivo è quello dei grandi lavori. La produzione è una vera e propria trappola e, senza neanche rendercene contro, siamo stati catturati in un beat cupo e alienante che, letteralmente, ci ha "lanciati" nel testo di Brown. Lo stile che ritroviamo in questa intro è quello tipico di tutti i dischi di Brown con un flow decisamente aggressivo e urlato mentre, e anche qui abbiamo una "ricorrenza artistica", in alcuni brani il padrone di casa cambia stile radicalmente, tanto da sembrare quasi irriconoscibile abbassando il tono di voce in favore di un flow più rilassato per affrontare tematiche generalmente più impegnate. Bisogna osservare che questi cambi di prospettiva sono abbastanza rari in questo disco (ci riferiamo in effetti a 2 brani: "Tell Me What I Don't Know" e "From The Ground") se confrontati con il precedente lavoro "Old" ma questo non ha influito sul lavoro riuscendo, anzi, a spingerlo ancora di più in quel generale clima allucinato di "paranoia" che il rapper e i producers hanno riprodotto tanto efficacemente e che raggiunge il suo apice nel brano "Ain't Funny", uno vero e proprio viaggio nella follia che permea l'album (il beat del suddetto pezzo, steso da White, è assolutamente PAZZESCO). Spiegata l'atmosfera generale del disco che comunque potrà essere compresa solo ascoltando il lavoro, non ci resta che dedicarci agli aspetti più classici che si suppongono presenti in una recensione. La tecnica di Brown non delude e, seppure senza ricorrere a metriche intricatissime e demoniache, l'MC divora ogni beat e non sfigura nemmeno nella all-stars track "Really Doe" con Kendrick Lamar, Ab Soul e Earl Sweatshirt. Il tappeto sonoro è frutto del lavoro di White, Black Milk, The Alchemist, Dj Playa Haze e Evian Christ. Tutte le produzioni sono buone con picchi di eccellenza (si, lo so, l'ho detto pochi righi prima ma... quanto è bella la produzione di "Ain't Funny"? Notevoli anche altri beat come quello del brano "Rolling Stone). Per quanto riguarda le liriche non ci sono, almeno per gli ascoltatori abituali di Brown, molte sorprese. L'MC continua a sgolarsi per raccontarci i suoi abusi di droga, le serate in solitudine e riempite dall'ansia alternate a serate meno sole riempite da cose meno tristi. Insomma il solito Brown.

"Atrocity Exhibition" è un viaggio allucinato nella mente di Brown. L'album presenta una realizzazione tecnica ineccepibile testimoniata dalla totale alchimia tra rapper e produttori che sono riusciti a regalare un lavoro di rara coerenza e di notevole interesse. Il disco è quindi il classico ottimo lavoro che Brown riesce a regalare ogni volta che butta fuori qualcosa. Consigliato a tutti, al massimo con qualche riserva per i più integralisti che potrebbero restare spiazzati dalle sonorità del disco.

 

 

Giuseppe
Author: Giuseppe
“Chased The Good Life My Whole Life Long, Look Back On My Life And My Life Gone, Where Did I Go Wrong?” (Kanye West).

Danny Brown - Atrocity Exhibition (recensione) - 4.5 su 5 basato su 2 reviews