- Categoria: Eyes On The Game
- Scritto da Gabriele
Ci si sta finalmente accorgendo che le esclusive streaming non siano così utili?
Il 2016 della musica verrà probabilmente ricordato come l'anno della battaglia delle esclusive streaming. Sin dall'inizio dell'anno abbiamo potuto vedere come un buon numero di artisti abbia deciso di dare l'esclusiva streaming del proprio progetto ad una sola piattaforma. A dirla tutta più che un buon numero di artisti, direi che la cosa ha riguardato i principali artisti dell'industria musicale di oggi, cosa che ha destato ovviamente molte polemiche e discussioni.
La prima cosa che viene in mente pensando all'esclusiva streaming di un album per una sola piattafoma, è chiaramente che questo modo di agire non va certo incontro al consumatore, che nel giro di sei mesi avrebbe dovuto teoricamente sottoscrivere gli abbonamenti mensili di Tidal e Apple Music per ascoltarsi tutto quel che è uscito di buono. "Beh ma se allora fa così tanto schifo per il consumatore vorrà dire che etichette e artista ci guadagneranno un bel po' giusto?" Fino a un certo punto. O meglio, se ti chiami Drake, Kanye West, Rihanna o Beyoncè probabilmente sì. Ma se il tuo nome è per esempio Katy Perry, le cose vanno ben diversamente.
Per spiegare questo, occorre fare una premessa. Come ben saprete, delle tre principali compagnie di streaming Apple Music, Tidal e Spotify, soltanto le prime due sono effettivamente scese in campo per la battaglia delle esclusive, visto anche la loro posizione di debolezza (16 e 4 milioni di subscribers rispettivamente, contro i 39 milioni di Spotify attuali). Se apparentemente Spotify ha assunto un ruolo "svizzero" nella vicenda, ribadendo più volte di non voler pagare per alcuna esclusiva perchè "contro l'esperienza del consumatore", guardando più approfondtamente, le cose sono un po' diverse. Infatti se da un lato la compagnia svedese non ha mai richiesto alcuna esclusiva, dall'altro, ha pensato bene di nascondere dalle sue playlist di punta, fonte dei principali successi delle chart, gli artisti il cui materiale fosse esclusiva streaming dei suoi rivali. Questo, per tutti gli artisti "non troppo importanti". Per i Drake e le Rihanna, escludere i loro brani dalle playlist principali avrebbe sicuramente dato nell'occhio, danneggiando così l'immagine pacifista della compagnia svedese, e soprattutto senza recare troppi danni ai propri rivali, che comunque da artisti del genere ci avrebbero guadagnato.
Eccoci arrivati quindi a Katy Perry, artista ormai non così di punta come un tempo, la cui scelta è stata di affidare il singolo estivo "Rise" in esclusiva per Apple Music. Spotify è quindi entrata in gioco, oscurando da tutte le playlist il singolo della cantante che, guarda caso, nonostante fosse addirittura colonna sonora della trasmissione che mandava in onda le Olimpiadi negli Stati Uniti, non è mai entrata nella top 10 di Billboard, precipitando sempre più, settimana dopo settimana. Gurdando i risultati dal resto del mondo le cose non sono affatto andate diversamente, anzi. In particolare in Europa, dove a parte la prima settimana alla numero 25 in Inghilterra, nel resto dei paesi, Italia compresa, il brano non è mai andato sopra la posizione numero 50.
Una vicenda che mostra palesemente lo schiacciante potere di Spotify rispetto ai concorrenti, figlio anche del controllo sull'Europa della compagnia di Daniel Ek, a differenza dei suoi concorrenti che tendono a far ancora fatica nel Vecchio Continente. Ma ancor di più, una vicenda che ha mostrato a tutti come le esclusive, di fatto non servano poi così tanto ad una piattaforma a meno che l'artista con cui è stato siglato l'accordo non sia già un nome grosso. Ma anche in questo caso, dal punto di vista dei numeri, l'aver avuto le esclusive di Drake, Frank Ocean, e altri non ha ridotto di così tanto il gap tra Apple e Spotify. Quest'ultima ha addirittura aumentato i suoi sottoscrittori, dichiarando di poter raggiungere i 50 milioni di utenti paganti nei prossimi sei mesi, e visto i milioni che Tidal ed Apple hanno sborsato per le esclusive, dovrebbe portare entrambe a riflettere bene sulle proprie mosse.
Ad accorgersi della situazione in primis è stato il CEO d Universal Music, Lucian Grainge, che nell'aver invitato tutte le etichette a dire basta alle esclusive streaming, ha motivato la sua scelta proprio con lo schiacciante potere che ha ad oggi Spotify rispetto ai suoi concorrenti. La mossa di Universal ha aperto gli occhi a tutti i personaggi dell'industria a quanto pare, visto che nel giro di una settimana o poco più, tutti sembrano ora essere contrari alle esclusive. Basta dare un'occhiata alle ultime dichiarazioni di Metro Boomin, ai tweet di Kid Cudi riguardo al suo nuovo disco, ma soprattutto alle parole di Lyor Cohen, boss della 300 Entertainment, label di Young Thug e Fetty Wap, durante un'intervista con Complex: "Non credo nelle esclusive. Credo danneggino la nostra industria. Un servizio dovrebbe emergere perchè offre la migliore esperienza al consumatore. Quando una ha quell'esclusiva, e quell'altro un'altra, costringi il consumatore a non pagare per la musica e questo non mi piace".
Just searched iTunes for 10 minutes for song cry by jay z and couldn't find it, then searched 4 blueprint and remembered tidal vs apple ⯑
— Metro Boomin (@MetroBoomin) 1 settembre 2016
This streaming war shit is so sus with all the exclusivity bullshit. Just let the kids have the music because that's what it should be about
— Metro Boomin (@MetroBoomin) 1 settembre 2016
Shouldn't have to have subscriptions to 2 different services just to listen to blueprint and views. Makes me miss how simple CDs were.
— Metro Boomin (@MetroBoomin) 1 settembre 2016
I promise all my fans and supporters that my album will not be any kind of streaming exclusive. Fuck the money I do this for the culture
— Metro Boomin (@MetroBoomin) 1 settembre 2016
Hey! So im workin on a date for a release this month. Available on ALL PLATFORMS for streaming and download, physicals shortly after ⯑⯑⯑
— The Chosen One (@KidCudi) 5 settembre 2016
Music shouldn't be a headache to find especially in a digital space. It's actually easier going to Best Buy to get a CD than it is to DL one
— The Chosen One (@KidCudi) 5 settembre 2016
Le cose sono cambiate molto rapidamente anche in Italia e l'esempio ci arriva proprio dal rap italiano e da Fabri Fibra in particolare. Il rapper di Senigallia era uscito pochi mesi fa con la sua nuova versione di "Tradimento" in esclusiva Apple Music per la prima settimana, ma con il suo nuovo brano "Lo Sto Facendo"uscito ieri, anche lui ha optato per la distribuzione streaming su tutte le piattaforme. Il fatto che sia un uomo Universal, non è certo un dettaglio irrilevante.
Qualcosa sta cambiando a quanto pare. Artisti e uomini del settore sembrano indirizzarsi verso una nuova direzione, indubbiamente più favorevole a noi consumatori e la cosa non può che farci piacere dopo un anno di ricerca di download pagamento di molteplici abbonamenti. Tuttavia questo non è un film e nulla scompare in un colpo solo, ragion per cui domani mattina potreste comunque svegliarvi e scoprire che il vostro artista preferito ha messo in esclusiva il suo album da qualche parte. Nonostante ciò è chiaro che guardando il quadro intero della situazione, non poi così improbabile che il 2016 e le sue esclusive verranno ricordate come un piccolo bug dell'era dello streaming.