- Categoria: Recensioni
- Scritto da Gianluca
Guè Pequeno - Vero (recensione)
In Italia negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, ormai ci siamo abituati ad assorbire album di livello mediocre, dischi che lasciano il pubblico completamente indifferente, nel bene e nel male. Sono pochissimi gli album che durano più di una settimana nell’iPod di un qualsiasi ascoltatore. Ma questo discorso non vale per Guè Pequeno. Nel bene e nel male, lui è nato per creare scalpore, il limbo della mediocrità lo lascia alla maggior parte dei componenti della scena rap italiana. Nelle ultime settimane infatti abbiamo assistito ad infinite discussioni create dall’uscita del suo nuovo album “Vero”, prodotto dalla label “Def Jam” , major americana che annovera nel suo roster nomi del calibro di Jay Z e Rihanna, che per sfondare nel mercato italiano ha scelto proprio l’ex membro delle Sacre Scuole. Secondo molti “Vero” non solo è l’album dell’anno, ma addirittura l’album del secolo (se non del millennio, ma io continuo a contemplare la Sindrome), secondo tanti altri invece è solo l’ennesimo segnale di una scena che sta entrando in paralisi e che non riesce più a trovare uno spunto originale da cui ripartire. Noi abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo per capirlo bene quest’album, per alienarci da questa situazione paradossale che si è venuta a creare, per cercare di darvi un parere quanto più imparziale possibile sul disco (e chi vi scrive non nutre particolare simpatia per Guè).
L’album inizia con il contributo immenso di Busdeez, che disegna un beat al tempo stesso classico ma con spunti moderni perfetto per le capacità liriche di Guè, in una sorta di sequel di “G.U.E”. I pezzi successivi sono una dimostrazione di originalità pura, in cui anche un pezzo “classico” diventa occasione per innovare e per creare un nuovo “Gold Standard”. C’è una divisione abbastanza netta tra Guè Pequeno e Cosimo Fini che viene fuori in modo ancora più chiaro da questo album: Guè è il “Miserabile” che bosseggia da una suite al diciottesimo piano, è il “Million Euro Boy” che fa piangere tutte le bimbe del rap italiano. Cosimo invece è il vecchio Re che cerca di rimanere “Vero” in mezzo a questa miriade di “Oro e Diamanti”. Per quanto riguarda i featuring, Guè ha fatto scelte particolari: l’unico italiano del disco è Maruego, per il resto sono state adoperate scelte internazionali come Akon e Joke, che senz’altro sono riusciti a lasciare un’impronta forte all’interno del disco. L’unico pezzo realmente inascoltabile è “Nouveau Riche”, pezzo prodotto dai Crookers in cui, oltre ad un rimario non completamente adatto, anche la base lascia a desiderare. Altro elemento interessante da analizzare è l’utilizzo dell’autotune, di cui a nostro avviso ve n’è un utilizzo smodato: “Eravamo Re” è un pezzo molto bello ed estremamente reale, ma c’era realmente bisogno di rovinarlo con l’autotune? Per quanto riguarda i beat, nel disco è presente il meglio del meglio del meglio: Don Joe, Bassi Maestro, 2nd Roof, The Ceasars, Zef e 2P hanno costruito un’atmosfera unica che si adatta perfettamente allo stile del rapper milanese.
In conclusione, “Vero” non è l’album dell’anno, nel modo più assoluto, soprattutto considerando che album sono usciti quest’anno e, in tutta onestà, ne sono rimasto un po’ deluso, visto quello che sono riusciti a fare nei mesi scorsi rapper del calibro di Fibra, di Marracash. Tuttavia non è nemmeno il peggior album dell’anno, perché uno con il suo nome, con la sua storia e con il suo background non potrà mai fare un album di un livello così basso (nonostante tutto). C’è una sola parola che descrive a pieno questo album: Innovazione. Guè ha portato in Italia uno stile completamente nuovo, prendendosi comunque tutti i rischi che comporta una scelta di questo tipo e il fatto che la Def Jam abbia scelto proprio lui vorrà dire pur qualcosa… In ogni caso, l’album è molto positivo, inferiore alle attese magari, ma comunque ne consigliamo l’acquisto!