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- Scritto da Giuseppe
The Game - The Documentary 2 (recensione)
“The Documentary 2” è, per me, un disco difficile da recensire. Game è storicamente uno dei miei MC preferiti e ne ho amato quasi tutti i dischi pur con i loro, in alcuni casi evidenti, difetti (non ho apprezzato Blood Moon che è veramente indifendibile) ed è per questo motivo che ho atteso spasmodicamente questo suo nuovo progetto, seguito del grande classico “The Documentary” . Il rischio, quando si attende così tanto il lavoro di un'artista al quale si è veramente tanto legati, è quello di non riuscire ad essere imparziale nel dare un giudizio (che dovrebbe essere il più obiettivo possibile, pur non potendo mai esserlo totalmente) finendo con elogiare troppo e valutare criticamente troppo poco. Cercherò quindi nelle prossime righe di essere il più obiettivo possibile nei confronti di un disco che si è mostrato solo in parte all'altezza del nome che porta, non rivelandosi una delusione ma nemmeno il grande progetto che i fan speravano di ritrovarsi tra le mani. Si sottolinea inoltre che quanto segue è scritto in riferimento alla prima parte del disco dato che la seconda parte sarà pubblicata tra qualche giorno e solo allora sarà possibile ascoltarla.
Game è un veterano del rap game, e tanto basta a farci capire come “The Documentary 2” sia diverso dal primo capitolo tematicamente parlando. Non c'è più un ragazzino pieno di sogni circondato da star, coccolato dai beat di Dr. Dre e, in alcuni brani, ingiustamente oscurato dalla presenza di un 50 Cent che, nel 2005, era un titano dell'industria. Oggi c'è un veterano (un Ol' G direbbe lo stesso Game) che non teme confronti con nessun nome, con all'attivo 10 milioni e più di dischi venduti, e che è da tutti rispettato come una forza di cui tenere conto nel panorama della West Coast. Appare quindi chiaro che non ci si potrà aspettare un brano come “Dreams” in questo disco eppure, data l'ardita scelta del nome del progetto, risulta inevitabile paragonare i due lavori facendo emergere chiaramente che “il documentario” del 2015, pur essendo un buonissimo lavoro, è inferiore a quello del 2005.
“The Documentary 2” si apre con una rissa/sparatoria che impone subito un tono violento e “grezzo” all'album. Non ci sono molte produzioni opulente nella prima parte del disco che si compone sopratutto di beat volti ad esaltare le punchline di Game e delle tante superstar presenti nel disco. Solo verso la metà del disco tornano dei beat più rilassati e, in qualche modo, più vicini alle esigenze commerciali che un disco come questo può avere (per inciso, sarà interessante osservare la performance commerciale del disco e chiedersi quanto sarà legata al nome dato che grossi singoli per ora non ci sono). In linea di massima le produzioni sono di buon livello con picchi di eccellenza sfiorati da Scott Storch nel brano “Bitch You Ain't Shit e ampiamente raggiunti nel beat preparato da Dj Premier per la title track che, tra l'altro, è il fiore all'occhiello dell'intero disco. Tra gli altri produttori troviamo anche Mike WiLL Made It, StreetRunner e vari nomi meno conosciuti. Anche Game si presenta in forma in molti brani, mostrando in alcuni casi un flow addirittura più “giovane” di quello del 2005 (c'è da dire che, atipicamente, Game è tecnicamente migliorato sempre di più con il passare degli anni). Non deludono nemmeno i Featuring tra cui spiccano nomi importanti (a dir poco) come Kendrick Lamar, Dr. Dre, Ice Cube, Snoop Dogg, Kanye West e altri. Ah, stavolta ci sentiamo di premiare non il solito, mostruoso, Kendrick Lamar ma piuttosto la prova di Ab-Soul nel brano “Dollar and a Dream”.
Insomma, ci sono i beat, ci sono le collaborazioni, ci sono le metriche, le rime e anche il celebre name-dropping di Game, ma allora cosa mi porta a dire che il disco, pur buonissimo, non è a livello di quello precedente? Purtroppo il livello altalenante dei brani che si susseguono. Mi preme non essere frainteso, il disco è di assoluto alto livello, i picchi verso l'altro non mancano eppure qualcosa manca. I brani veramente eccezionali e curati in ogni aspetto sono 2, ovviamente secondo chi scrive: “The Documentary 2” e “Mula”. Questo è frutto sostanzialmente di piccole mancanze di cui il disco è cosparso. Magari una produzione poteva avere qualche effetto in più, qualche testo poteva essere più grintoso, qualche collaborazione poteva rendere meglio (si, mi riferisco al quasi assopito “Drake” che compare in “100”). Insomma quella serie di accorgimenti che separano un ottimo disco da un disco eccezionale. Sembra difficile da capire eppure basterà ascoltare l'album per rendersi conto che qualcosa manca, qualcosa che non lo rende meno godibile, ma che ridimensiona le sue ambizioni. Magari questo poco perfezionismo sarà causato dall'elevato numero di brani incisi per il lavoro o per la mancaza della direzione dell'ultra-perfezionista Dr. Dre, questo non ci è dato saperlo ma non si può non tenerne conto nella valutazione del disco.
Dunque, in conclusione, la prima parte di “The Documentary 2” si rivela un ottimo disco (sul sito non usiamo voti numerici ma, stavolta, farò un eccezione piazzando il disco sull'8 pieno), ma senza quel qualcosa in più che ha reso un capolavoro “The Documentary”. Un disco dunque di un veterano che, nonostante l'età, continua a macinare barre e non sembra intenzionato a fermarsi presto. Restiamo dunque in attesa della seconda parte del disco, augurandoci che porti ancora più in alto il livello del progetto.