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  • Categoria: Recensioni
  • Scritto da Mattia

Kendrick Lamar - Good Kid, M.A.A.D. City (Recensione)

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Kendrick Lamar Good Kid, M.A.A.D. City 

 

Senti parlare di Compton, California e pensi subito a Game e Dr. Dre. Pensi alle strade, ai classici testi già sentiti mille volte che citano “The Chronic”, alle strumentali con i bassi spinti a mille che stanno proprio bene su quelle Cadillac con l'impianto idraulico. Dimentichiamoci tutto quanto, o meglio teniamo solo Dr. Dre per ora. Il big boss della Aftermath Records nel tempo libero fa anche il talent scout e dopo aver scoperto Kendrick Lamar, lo ha protetto e accompagnato in questo inizio di carriera fino a proporgli il contratto che il ragazzo non ha esitato a firmare.

 

Kendrick Lamar si presenta con “Good Kid, M.A.A.D. City” suo attesissimo e chiaccherato album di debutto nel mainstream, se proprio vogliamo dimenticarci di quell’atmosferico e già a suo tempo interessantissimo “Section 8.0”. Lamar, classe ’87, apparentemente è anche un bravo ragazzo che sfocia nel rap da un’adolescenza scorbutica e tortuosa. Quel M.A.A.D. nel titolo sta proprio per “My Angry Adolescence Divided” - e sono infatti gli anni che sfuggono fugaci dell’adolescenza che fanno da colonna portante al lavoro di questo promettente ( e ormai diciamolo senza problemi, ultraconfermato) rapper di Compton. Kendrick ha la straordinaria capacità di catturare e condividere le memorie più amare, i suoi demoni più nascosti ma soprattutto di accettarli e condividerli col suo pubblico. “Good Kid, M.A.A.D. City” è il ritratto di Kendrick Lamar, di un’adolescenza che è cresciuta e invecchiata con lui. L’atmosfera che domina in tutto l’album è quasi buia, si sente sempre il soffio leggero dei ricordi, proprio come quello dei telefilm in cui lo schermo si sfuoca nei contorni - grazie anche alle strumentali affidate a nomi come Pharrell, Just Blaze, Hit Boy e Terrace Martin.

 

Poetic Justice” è il mix sublime tra una strumentale cruda e la voce rauca di Kendrick, voce che diventa più arrabbiata e matura mentre si lascia andare in “Good Kid”, altro gran pezzo. “Swimming Pools” la conosciamo da tempo, mentre in “Backseat Freestyle” Kendrick ci dimostra di esser fatto apposta per gli overbeat, nel senso che quando vuole accelera, senza problemi - come fa in tanti altri pezzi. Dr. Dre è presente in “The Recipe” ed in “Compton”, un duetto che viaggia all’indietro nel tempo - allievo e maestro. Non dimentichiamoci però di Mc Eiht e Drake che assieme ad una immortale Mary J. Blige (fenomenale in “Now or never” che chiude l’album) compongono i featuring di alto livello del disco.

 

Good Kid, M.A.A.D. City” è la consacrazione del talento atteso di Kendrick Lamar: la precisione e la qualità dimostrate nei testi, nei concetti e nella struttura del disco sono solo la conferma della sua natura meticolosa e rendono il debutto del ragazzo di Compton uno dei lavori più coesi e interessanti della storia recente del rap. Astenersi superficiali.

 

Author: Mattia

Kendrick Lamar - Good Kid, M.A.A.D. City (Recensione) - 4.7 su 5 basato su 15 reviews